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sabato 23 maggio 2015

MARGHERITA DI SAVOIA : Mozione con cui si esprime la contrarietà dell’I.C. ai contenuti del DDL 2994

I lavoratori e le lavoratrici dell’Istituto Comprensivo di Margherita di Savoia intendono esprimere, analizzati i contenuti del DDL n.2994 depositato alla Camera dei Deputati il 27/03/2015 avente per oggetto “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”, c.d. “Buona Scuola” e i successivi emendamenti, attualmente in discussione in Parlamento, le seguenti valutazioni.
La proposta di riforma della Scuola si fonda su alcuni elementi-chiave: flessibilità, diversificazione, competizione, accentramento dei poteri, scomparsa della certezza del diritto, prevalenza dell’ambito privato nella/sulla scuola statale, modifica profonda dei curricola formativi. 
Questi tratti definiscono un’idea di Scuola (e di società) che non può essere accettata: l’intera filosofia del progetto lo fa ritenere distruttivo per la Scuola pubblica disegnata dalla Costituzione. 

I motivi sono i seguenti:
1.Il testo ribadisce fin dal secondo articolo che intende conferire al dirigente un ruolo centrale nella scuola e ampliarne i poteri. Né i recenti emendamenti che attenuerebbero tali poteri appaiono convincenti: l'iter di preparazione del Piano dell'offerta formativa che sarà prima elaborato dal Collegio dei docenti sulla base 'degli indirizzi definiti' dal dirigente scolastico e sarà poi approvato dal Consiglio di istituto, infatti, continua a consentire al dirigente di indirizzare il piano in modo fortemente personale. Inoltre il dirigente potrà scegliere (da cosiddetti “Albi territoriali” non ancora ben definiti) in base al curriculum i docenti ad esso confacenti, che verranno così assunti nella “sua” scuola con un incarico – è bene sottolinearlo - solo triennale (ciò varrà sia per i neo-assunti che per chi ha già un contratto a tempo indeterminato). In altre parole la classe docente sarà l’unica categoria di lavoratori pubblici che non potrà godere (incostituzionalmente) della titolarità del posto di lavoro. Inoltre è evidente che, mancando qualsiasi criterio oggettivo di selezione dei docenti (sinora rappresentato da un punteggio di titoli e servizi), tale selezione rischia di avvenire in modi pericolosamente clientelari.
2.Il dirigente avrà facoltà di scegliere e attribuire, con parametri personali e totalmente discrezionali, un premio economico ai docenti da lui considerati più meritevoli, nonché d’indicare quelli che avranno una progressione di carriera diversa. Il nuovo sistema non prevede parametri oggettivi o criteri da condividere, tanto nella definizione degli organici, quanto nell’utilizzazione dei docenti e nella loro retribuzione effettiva. S’interviene quindi d’imperio su una serie di materie che sono oggi oggetto del CCNL o della Contrattazione Nazionale di II livello: progressioni stipendiali, mobilità del personale della scuola a livello territoriale o di istituzioni scolastiche, attribuzione incarichi aggiuntivi, svuotando così le possibilità d’intervento dei lavoratori su tali temi. Resta poi la domanda di base: differenziare la retribuzione, mettere in competizione i docenti tra di loro, gerarchizzarli, selezionarli può davvero migliorare la qualità della Scuola? La Scuola non ha bisogno di competizione, ma di collegialità effettiva. Né, inoltre, 200 milioni da assegnare ai 200.000 insegnanti individuati come “più meritevoli” cambia la sostanza di uno stipendio medio che è comunque inferiore a quello di altri Paesi europei.
4.La formazione degli studenti verrà subordinata alle esigenze del mercato e agli interessi privati, piegando le scelte didattiche all’intervento di privati finanziatori e di sponsor che valuteranno il proprio ritorno dagli eventuali investimenti nei progetti formativi elaborati dai dirigenti scolastici. I periodi di alternanza scuola-lavoro, rischiano seriamente di diventare una palestra di precarietà e manodopera gratuita per le aziende ospitanti. Invece di prevedere l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni, la proposta del Governo vorrebbe introdurre contratti di apprendistato per i quindicenni, violando il principio per cui i minori devono stare a scuola e non sul posto di lavoro. 
5.L’assunzione stabile dei precari, atto dovuto in seguito ad una sentenza della Corte europea, è stata ridimensionata in termini quantitativi (il numero è già calato di 1/3 rispetto alle promesse autunnali) e ristretta in termini di beneficiari. L’assunzione di una parte dei docenti inclusi nelle GAE e dei soli vincitori dell’ultimo concorso non risolve il problema del precariato e lascia fuori decine di migliaia di lavoratori con anni d’insegnamento sulle spalle che non verranno mai più assunti.
6.La maggioranza delle nuove assunzioni non aggiungerà cattedre all’organico di diritto, mentre creerà bacini di docenti a disposizione di più scuole per i più svariati compiti: dal recupero ai progetti, fino alle supplenze, facendo venir meno il compito fondamentale del docente, basato sul rapporto di relazione con gli studenti che richiede, invece, continuità.
7.Il testo del governo chiede al Parlamento una serie di deleghe (tredici) in bianco su materie fondamentali quali: il potenziamento ulteriore dell’autonomia scolastica e del potere ai dirigenti, la riscrittura del Testo Unico, la revisione degli Organi Collegiali, l’istruzione professionale, il reclutamento dei dirigenti. Niente di tutto questo sarà oggetto di discussione parlamentare!
8.Nel DDL non si parla né si accenna al personale ATA, non viene presa in considerazione la sua importanza per il buon andamento organizzativo della vita scolastica. Si sollecita, quindi, una migliore definizione di tale ruolo che negli anni si è completamente modificato caricandosi di nuove quanto estranee responsabilità e competenze.
L’assemblea denuncia anche il metodo con cui questa riforma sta procedendo: nonostante la tanto sbandierata consultazione on-line in autunno, non si è tenuto conto delle critiche provenienti dal mondo della scuola. Ancora ad oggi, nonostante il gigantesco sciopero dello scorso 5 maggio, il Governo apporta solo piccole modifiche all’impianto generale della Riforma che, fondamentalmente, lascia pressoché immutato lo svilimento del ruolo dell’insegnante condannandolo ad una dimensione di instabilità e precarietà costante. Inoltre, legando l’assunzione dei precari alle profonde modifiche strutturali della Riforma, si vuol ricattare il Parlamento e imporre l'approvazione della riforma di un'istituzione fondamentale della società senza un reale dibattito.
Pertanto l’assemblea chiede al Governo l’emanazione di un Decreto Legge immediato per la stabilizzazione dei precari da settembre 2015 sui tutti i posti dell'organico di fatto dell’a.s.2014/15.
Si chiede poi al Parlamento di discutere di una riforma seria, progettata e realizzata ascoltando i docenti, i lavoratori della scuola tutti, gli studenti e i cittadini, da varare con i tempi necessari ad un esame approfondito delle varie questioni e non l’invio di lettere o la realizzazione di video che provino a spiegare in sintesi ciò che i lavoratori hanno ben letto ed inteso per intero.
Nel dibattito parlamentare deve essere dato ampio spazio alla ex Legge d’Iniziativa Popolare (LIP) Atto n.2630 Camera dei Deputati, abbinata al DDL governativo, il cui testo, forte di oltre 100.000 firme raccolte nelle scuole e tra i cittadini, fornisce risposte positive ai diversi punti critici della scuola attuale, ma con un riferimento chiaro e netto al dettato costituzionale. Si ampliano i poteri degli organi collegiali, si dà centralità ai tempi degli alunni e protagonismo agli studenti delle superiori, si restituisce dignità al ruolo docente, si finanzia la scuola pubblica con una percentuale del PIL di almeno il 6% (media europea, mentre l’Italia di poco sopra il 4% è l’ultimo tra i Paesi OCSE), differenzia la scuola privata da quella statale, cui assegna un ruolo centrale nella crescita umana, culturale, professionale e nella coesione sociale.
Da ultimo, si ritiene doveroso, alle prossime elezioni, non sostenere in alcun modo quelle realtà che appoggeranno questo progetto in sede parlamentare; parimenti, si ritirerà l’iscrizione da quei sindacati che non sostengano attivamente le lotte che la categoria promuove in difesa della scuola pubblica della Costituzione.



I lavoratori dell’I.C. di Margherita di Savoia



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