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venerdì 22 gennaio 2016

BARLETTA : Incenerimento rifiuti e ricadute negative, in termini ambientali e sanitari

Alcuni rapporti divulgati da ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente) e basati su studi nazionali ed internazionali hanno già da tempo segnalato le possibili ricadute negative, in termini ambientali e sanitari, della combustione dei rifiuti sia in impianti a questo dedicati (inceneritori) che nei cementifici, impianti tecnicamente non nati con questo fine.
Le emissioni di inquinanti gassosi da parte dei cementifici sono molto più alte di quelle degli inceneritori. Nel caso dei microinquinanti (metalli pesanti e composti organici clorurati come, ad esempio, diossine e PCB), a parità di concentrazioni nei fumi, i cementifici-inceneritori emettono volumi di fumi enormemente maggiori rispetto agli inceneritori classici. Poiché la quantità assoluta di composti organici clorurati e di metalli pesanti è proporzionale sia alla quantità di rifiuti bruciati che al volume di fumi emessi, i cementifici-inceneritori, pur rispettando le concentrazioni di emissione previste dai limiti di legge, emettono quantità assolute di microinquinanti (non biodegradabili, persistenti nell’ambiente e bio-accumulabili) enormemente maggiori rispetto agli inceneritori classici. L’incenerimento di rifiuti varia inoltre la tipologia emissiva dei cementifici, creando in particolare possibili criticità aggiuntive soprattutto per i metalli pesanti (principalmente piombo, arsenico, mercurio), alcuni dei quali sono classificati dalla IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) tra gli agenti sicuramente cancerogeni per l’uomo (classe I).
Uno dei filoni di ricerca del recente studio Moniter (Regione Emilia Romagna) ha dimostrato l’emissione, dai camini degli inceneritori, di particolato ultrafine (diametro inferiore a 1 µm), che è il più pericoloso per la salute umana, essendo in grado di provocare, oltre a tumori polmonari, malattie respiratorie, cardiovascolari e metaboliche. Uno studio francese condotto su residenti nei territori limitrofi a inceneritori ha dimostrato un incremento di nascite con malformazioni del tratto urinario (Cordier et al, 2010).
È stata dimostrata una relazione tra i livelli sierici di diossine e il rischio di linfoma non-Hodgkin in chi vive vicino ad un inceneritore di rifiuti (Viel et al, 2011) ed un incremento di rischio per lo stesso tumore è stato segnalato anche nei residenti entro 3Km da cementifici che bruciano rifiuti (Pronk et al. Environmental Health 2013). Uno studio italiano (Ranzi et al, 2011) ha rilevato un eccesso di mortalità per alcuni tipi di tumori maligni (stomaco, colon, fegato, mammella) per le categorie più esposte (in particolare di sesso femminile) all’inquinamento da inceneritori.
Bisogna considerare che i limiti di riferimento imposti dalla  legge sono puramente indicativi e non pienamente rispettosi della tutela della salute pubblica. Ad esempio, un report della USA Environment Protection Agency (EPA, febbraio 2012) ha quantificato in 0.0007ng/Kg/giorno l’esposizione giornaliera a diossine considerata “accettabile”. Concentrazioni superiori a questa (che è estremamente bassa) hanno dimostrato di generare danni alla salute umana, soprattutto in età pediatrica.
Nel biennio 2011-2012, in base a queste ed a numerose altre evidenze sarebbe stato prudente esprimere parere sfavorevole alla richiesta avanzata dalla Buzzi Unicem di aumentare la quantità di rifiuti da coincenerire e concessa prima con la VIA positiva da parte della Provincia Barletta-Andria-Trani e poi con l’AIA regionale, con il benestare del Comune di Barletta, dell’Arpa Puglia e della Asl Bat.
Questo anche in considerazione dell’elevato prezzo che la città di Barletta stava già pagando, essendo stata classificata ai sensi del Piano Regionale per la qualità dell’aria tra i comuni pugliesi in zona C (da risanare), quelli nei quali vi sono rilevanti criticità da inquinamento sia dovuto al traffico veicolare che ad impianti industriali inquinanti. Nel 2012, anno di rilascio dell’AIA alla Buzzi Unicem, dal  Piano di Zonizzazione della Qualità dell’aria, appena preparato dalla Regione Puglia, si evinceva già che il Comune di Barletta è ai primi posti della classifica dei centri più inquinanti per quanto riguarda i principali inquinanti generati da impianti industriali: 8° posto per i PTS (Polveri Totali Sospese), 7°posto per i NOx (Ossido di Azoto), addirittura al 3° posto per i SOx (Anidride Solforosa) e al 2° posto per il CO (Monossido di Carbonio).
La decisione di autorizzare l’aumento di rifiuti da coincenerire avveniva inoltre nello stesso anno in cui il Parlamento Europeo esprimeva una raccomandazione (A7-0161/2012, adottata a Maggio 2012), secondo la quale gli Stati membri avrebbero dovuto abbandonare completamente la logica dell’incenerimento dei rifiuti entro il decennio a venire.
Per anni, nell’assoluto silenzio delle istituzioni, dell’intera classe politica e dei medici locali, siamo stati gli unici a denunciare il baratto che avveniva ai danni del barlettani e dell’intero territorio, penalizzato per favorire il profitto di una multinazionale. Ora pretendiamo vengano subito discusse in consiglio comunale le due proposte di deliberazione che con il sostegno della cittadinanza abbiamo consegnato a dicembre nelle mani del presidente del Consiglio comunale. Siamo convinti dell’assoluta necessità di avviare a Barletta un monitoraggio ambientale e sanitario legato ai due impianti insalubri, Buzzi Unicem e Timac Agro, operanti in pieno centro città, e di iniziare a realizzare la Strategia Rifiuti Zero per assicurare salute, ambiente salubre e nuova e sana occupazione.

Sabrina Salerno, Michele Rizzi
Forum Salute e Ambiente_Barletta


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