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lunedì 10 ottobre 2016

BARLETTA : IL KURDISTAN DELLE DONNE, LA LOTTA CONTRO ISIS, FASCISMO E PATRIARCATO IN MEDIORIENTE

All’incontro parteciperanno: - Ozlem Tanrikulu, presidente di “UIKI-ONLUS” (Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia), di fatto Ambasciatrice del popolo kurdo in Italia. -Simonetta Crisci, membro del consiglio direttivo della Casa Internazionale delle donne.

Nel corso della storia le donne kurde hanno assunto un ruolo fondamentale nella costruzione di una società laica e democratica (democratico in kurdo è l’equivalente di “comunista” da noi) in Medio Oriente. Questo ruolo da protagoniste non viene da una concessione fatta dagli uomini ma da un processo di autodeterminazione che va avanti da decenni. Sono passati tanti anni da quando la donna ha iniziato a fare ciò che nei territori kurdi normalmente facevano solo gli uomini(come in tutte le realtà in cui la religione islamica è fortemente radicata). Le donne si sono trovate, di fatto, a lavorare per la sopravvivenza delle loro comunità per necessità, molti uomini erano assenti perché incarcerati o impegnati sul fronte. Questo ha, gradualmente, iniziato a mettere in discussione i canoni di una società patriarcale e fortemente maschilista. Non è, quindi, un caso che siano stati proprio i kurdi l’unico vero esempio di resistenza ed opposizione alla barbarie dello stato islamico. Un modello di società basato sull’antisessismo non poteva che essere il naturale nemico di un’organizzazione che faceva dello sfruttamento della donna e dell’azzeramento dei suoi diritti fondamentali uno dei suoi cavalli di battaglia, nonché uno strumento di propaganda. Anche se qui in occidente ce ne siamo resi conto solo negli ultimi due anni, le donne kurde hanno imbracciato le armi da molto più tempo. In Rojava le YPJ, sono un’unità militare composta da sole donne ed il cui nome parla chiaro: Unità di difesa delle donne. Questo è solo un esempio di come le donne si siano prese un ruolo nella liberazione, nella protezione e nell’autogoverno dei territori oppressi. Una parità, lontana dalle nostre “quote rosa”, alla base del progetto di confederalismo democratico che i kurdi stanno cercando di portare avanti nei cantoni del Rojava. L’opposizione allo stato islamico, quindi, non è solo militare ma decisamente culturale. Lo stato islamico è solo un simbolo delle gravi forme di discriminazione e repressione di genere presenti in medio oriente e nelle “democrazie” occidentali. La demolizione di un sistema basato sul maschilismo non è più solo una battaglia dei kurdi. Nei territori kurdi del Rojava vivono e partecipano attivamente alla resistenza persone appartenti anche ad altre etnie (assiri, yazidi, arabi solo per citarne alcuni) e questo fa delle lotte condotte negli anni dalle donne kurde un modello da esportare in tutto il medio oriente



-Collettivo EXIT 

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