Cgil: “Più
che una riforma uno spot pubblicitario. L’unica certezza è
l’arretramento democratico”. Deleonardis torna sulla sede negata
al sindacato.
Una
tavola rotonda per arrivare informati all’appuntamento con le urne
del prossimo 4 dicembre e dire consapevolmente “no”
all’approvazione della riforma costituzionale sulla quale sono
chiamati ad esprimersi i cittadini italiani. Non una ma tante buone
ragioni a sostegno di questa tesi portate all’attenzione dei
presenti nell’incontro, “#iovotoNo
per difendere Costituzione, democrazia, lavoro e regionalismo”,
promosso dalla Cgil di Barletta – Andria – Trani, al quale hanno
partecipato il prof. Ugo
Villani, docente di
Diritto internazionale all’Università “A. Moro” di Bari, l’on
Enzo Lavarra,
già europarlamentare Pse, Carmine
Doronzo per il
direttivo Anpi Bat e Pino
Gesmundo, segretario
generale della Cgil Puglia.
Ad
introdurre i lavori della tavola rotonda il segretario generale della
Cgil Bat, Giuseppe
Deleonardis, il quale
ha dato il via alla discussione elencando le ragioni della Cgil per
le quali votare no al referendum, tra le altre per esempio il fatto
che “il Parlamento pensato nella riforma non svolgerà più il suo
ruolo, ma a decidere tempi e modi delle leggi sarà il Governo
mettendo a rischio la democrazia che è sancita nel primo articolo
della nostra Costituzione nel quale di dice che l’Italia è una
Repubblica Parlamentare. Con la riforma, invece, aumenteranno i
poteri del presidente del Consiglio”. Non solo, inevitabile nelle
parole di Deleonardis anche un accenno all’episodio increscioso
accaduto alla vigilia della tavola rotonda, “il fatto che il
presidente del Future Center non ci abbia concesso la sede – ha
detto Deleonardis – è una cosa sconcertante, specchio dei tempi
che stiamo vivendo, che non possiamo accettare per questo penseremo
seriamente alla nostra presenza ancora in futuro in questa
associazione”.
Per
il prof. Ugo Villani
“la riforma promette tante cose belle che nel merito poi non ci
sono. Innanzitutto, non condivido la riforma del sistema bicamerale
perché la configurazione del Senato non corrisponde a ciò che pure
si dice e cioè un Senato che sia manifestazione delle autonomia
locali in quanto sarà composto da un sindaco per Regione e da
consiglieri regionali dunque non penso che ciascuna Regione abbia una
voce unitaria nel Senato oltre al fatto che è grave l’eliminazione
del voto diretto, infatti non saremo noi ad eleggere i senatori,
questa è l’unica certezza. Ciò che più mi preoccupa è la
cosiddetta ‘clausola di supremazia’ in virtù della quale lo
Stato può intervenire in tutte le materie di competenza regionale
ogni volta che c’è un interesse nazionale”.
“Attribuire
alla Costituzione italiana la lentezza decisionale e dunque il
rallentamento nella risoluzione dei problemi è una menzogna”,
chiarisce l’on. Enzo
Lavarra. “La
riforma così come è stata pensata si presenta come un testo
farraginoso ed inconcludente che ci tiene tutti impegnati da un anno
quando invece si poteva impiegare questo tempo che affrontare molti
altri problemi del Paese. Bastava una legge ordinaria per dimezzare
le indennità parlamentari e invece no, si pensa ad una riforma che
in realtà accentra tutto nelle mani del capo del Governo”.
Dello
stesso parere anche Carmine
Doronzo per il quale
“il rischio reale è che se dovesse vincere il sì, insieme alla
legge elettorale, il risultato sarà solo ed esclusivamente un
accentramento del potere nelle mani del capo del Governo, un vulnus
al sistema democratico di rappresentanza. L’Anpi non interviene mai
a gamba tesa nel dibattito politico ma in una situazione come questa
la nostra associazione non ha potuto rimanere in silenzio ma è scesa
in campo per la difesa della Costituzione da ogni stravolgimento che
rimetta in discussione i principi ed i valori”.
“Siamo
convinti – conclude il segretario generale della Cgil Puglia, Pino
Gesmundo – che
bisogna votare no perché è una riforma assolutamente sbagliata che
non dà risposte ai problemi reali che in effetti ci sono. Non ci
soddisfa affatto, un motivo si tutti: è una riforma che riduce di
molto gli spazi di partecipazione, i cittadini non potranno più far
scelte che attengono ai territori per esempio in ambito sanitario,
turistico, energetico. E poi i tagli ai costi della politica si
possono fare in tanti modi, questa riforma non fa tagli veri in
quanto si paventano 500 mln di risparmi ma se fanno solo 50 perché
si risparmia solo sui costi dei senatori che non saranno più
rieletti ma l’apparato rimane invariato. Si mortifica solo il ruolo
di una Camera che è quella del Senato”.
Michela
Alicino
Ufficio
stampa Cgil Bat
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