Il Consiglio comunale di Canosa ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno relativo a “l’esame della situazione dell’ospedale civile “Caduti in guerra”, al quale ha preso parte, oltre all’assise consiliare, anche il direttore generale della Asl Bat,Giovanni Gorgoni.
Non hanno risposto all’invito del sindaco e del presidente del Consiglio a partecipare all’assise, il presidente della Regione, Nichi Vendola, l’assessore regionale alla Sanità, Ettore Attolini, e i consiglieri regionali Francesco Pastore, Filippo Caracciolo e Nino Marmo, mentre i consiglieri regionali Ruggero Mennea e Giovanni Alfarano, hanno comunicato la loro impossibilità a poter intervenire, scusandosi.
Nel ringraziare il direttore Gorgoni per essere intervenuto, il sindaco ha tenuto a precisare subito che “qualsiasi decisione dovesse essere presa in sede regionale, nulla potrà essere cambiato se prima non siano stati attivate idonei servizi all’altezza delle aspettative dei concittadini. Siamo qui non per difendere, per puro spirito campanilistico, il nostro nosocomio dal pericolo di chiusura – ha affermato il primo cittadino Francesco Ventola -, ma per tutelare una struttura sanitaria che è sempre stata un fiore all’occhiello del nostro territorio e che negli ultimi anni sta subendo un graduale svuotamento che oggi si traduce in un ridimensionamento disastroso. A nulla sono valsi l’impegno degli operatori e gli investimenti realizzati che rappresentano, perciò, un ulteriore elemento di sdegno”.
Il direttore della ASL, per parte sua ha voluto ribadire che oggetto della discussione è solo una “bozza di lavoro” da lui proposta ai fini della seconda fase del Piano di riordino ospedaliero in discussione nella sede della Regione Puglia, documento, perciò, suscettibile di rivisitazione.
“E’ chiaro che la bozza del piano di riordino ospedaliero può essere rivista- ha dichiarato Gorgoni - , fermo restando che a meno di grandi cambiamenti in Regione, per la Asl Bt ci saranno 750 posti letto a fronte degli attuali 769. Al riguardo è previsto un ulteriore passaggio in Regione per mettere a punto il piano. Rispetto alla realizzazione di interventi sostitutivi o evolutivi dei servizi territoriali presenti sul territorio, mi impegno alla contemporaneità. Si tratta di un atto dovuto nei confronti delle comunità locali. Dobbiamo però rispettare le disposizioni che mi impediscono, dato il piano di rientro, di assumere un nuovo personale. Oggi dobbiamo anche considerare che è cambiato il modo in cui le persone si ammalano. Le strutture ospedaliere non sono più la risposta più efficiente alle esigenze di salute espresse dal territorio. Non possiamo più ipotizzare di mantenere l’attuale rete di 66 ospedali su tutto il territorio regionale, quando i sistemi sanitari occidentali vanno nella direzione di pochi grandi ospedali ad alta tecnologie a cui si affiancano strutture di assistenza territoriale. Io ho idea che quello di Canosa possa continuare a essere un ospedale, ma non con le stesse specializzazioni. Non penso alla deospedalizzazione di Canosa, ma mi sento di condividere una vocazione ospedaliera diversa, che dia per esempio risposta ai fabbisogni riabilitativi che in massima parte trovano risposta fuori provincia o alla domanda chirurgica programmata e di media complessità”.
Unanimi sono state le numerose dichiarazioni dei Consiglieri comunali di tutte le componenti politiche presenti che hanno ribadito la ferma volontà di difendere l’ospedale di Canosa per tutto ciò che rappresenta ai fini della tutela della salute dei concittadini, ma anche delle Comunità vicine, quali Minervino e Spinazzola che hanno subito la chiusura dei loro ospedali, così come dei comuni contigui della Basilicata ed ofantini di San Ferdinando, Trinitapoli, Margherita e Cerignola.
A margine della seduta consiliare e facendo riferimento ai dati forniti dalla Asl sull’ampia percentuale della cosiddetta mobilità passiva, ricoveri di nostri utenti fatti presso ospedali esterni alla nostra Asl, il sindaco ha sottolineato che “a fronte di risorse che costantemente perdiamo per le prestazioni sanitarie richieste ad ospedali di altre Asl, occorre saper coniugare l’esigenza di ospedali capaci di una assistenza ospedaliera di alto livello qualitativo per specialità e prestazioni con il bisogno di strutture di prossimità per assicurare efficienza ed efficacia di intervento assistenziale. Non vorremmo che tra numeri e programmi in continuo divenire, si dimentichi che al centro di ogni valutazione c’è la debolezza di chi, in condizione di bisogno di salute, al sistema pubblico chiede tutela e sicurezza”.
Tutti sono stati concordi nel sostenere che in ogni caso nessun cambiamento potrà avvenire se prima non siano stati predisposti servizi adeguati.
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