Il 29 novembre scorso, il Consiglio Comunale di San
Ferdinando di Puglia è stato chiamato a deliberare sulla messa in liquidazione
della Srl Ofanto Sviluppo (l’Interporto), ai sensi dell’art. 2484 del codice civile;
l’accapo è stato subito da noi contestato in quanto poneva alla base
o come motivazione dello scioglimento di Ofanto Sviluppo, l’assenza di
continuità aziendale;
ipotesi, non contemplata, ex art
2484 del codice civile, tra le cause previste per lo scioglimento;
ed infatti, l’ Art.2484 del c.c.,
testualmente recita: “Le
società per azioni, in accomandita per azioni e a responsabilità limitata si
sciolgono per il conseguimento dell’oggetto
sociale o per la sopravvenuta impossibilità di conseguirlo.
Abbiamo rilevavo, inoltre,
come il deliberato fosse carente – ex art. 2487 del codice civile - in ordine
agli indirizzi che il Consiglio doveva esprimere relativamente al numero dei liquidatori, alla nomina e ai criteri di liquidazione da
sottoporre all’assemblea dei soci, come proposta del Comune di San Ferdinando
di Puglia.
Ma veniamo agli aspetti politici
e socio-economici dell’intera vicenda;
con la messa in liquidazione
dell’Interporto fallisce un’idea ed un progetto che, a San Ferdinando, ha un
unico padre politico: l’attuale Sindaco.
A lui è imputabile, in ultima
analisi, questo colossale sperpero di denaro pubblico;
un’opera, realizzata dieci anni
fa e mai entrata in esercizio.
Un’opera, che è costata 46 miliardi
delle vecchie lire, di cui ventisei
rivenienti da un finanziamento dell’Unione Europea, 20 a carico del Comune di
Cerignola e 5 a carico del Comune di San Ferdinando di Puglia.
Un’opera che ha prodotto, negli
anni, solo perdite ed il progressivo depauperamento del proprio patrimonio.
Le perdite, pare, ammontino a
milioni di euro e le comunità di Cerignola e San Ferdinando stanno ancora pagando
i relativi mutui che finanziarono l’opera;
San Ferdinando, in
particolare , paga e pagherà fino al 2026, 140 milioni annui;
Paradossalmente e per uno strano
scherzo del destino, sarà proprio l’attuale Sindaco a decretare il “de
profundis” di uno dei più colossali sperperi di denaro pubblico che l’intera
Regione Puglia abbia mai sopportato.
Due miliardi e mezzo delle
vecchie lire prelevati dalle tasche dei sanferdinandesi per un investimento che
oggi è svanito: non ci sono più i progetti, non ci sono più i soldi, non c’è
più la struttura.
Oggi, non solo noi, ma tutti i
sanferdinandesi chiedono conto di tutto questo. Politicamente certo, ma anche
eticamente.
In un Italia in cui si spreme la
cinghia dappertutto, questo è un chiaro esempio di Amministratori di serie B;
noi non sappiamo come faccia questo
Sindaco a rimanere al suo posto.
Con la messa in liquidazione dell’Interporto noi pensiamo che questo
Sindaco sia automaticamente DECADUTO a prescindere dalla Legge Severino.
L’Italia non c’è più, perché è
stata governata, per tanti anni, in questo modo. Questa è la verità.
Tutti facciamo i nostri errori,
per carità, ma di fronte a certi errori di prospettiva e così dannosi per la
finanza pubblica, occorrerebbe assumersi, davanti alla comunità, le conseguenti
responsabilità politiche;
se ne uscirebbe sicuramente più a
testa alta.
Il Gruppo Consiliare
“Uniti per San
Ferdinando”
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