IL 2014 SARA’ L’ANNO DELLA LIBERALIZZAZIONE?
LO CHIEDONO I COMMERCIANTI CHE SI SENTONO PENALIZZATI DA UNA NORMA
ORMAI OBSOLETA E NEANCHE PIU’ RISPETTATA.
Si (ri)parte ed ecco che arrivano i saldi invernali 2014
mentre i negozi e quei pochi magazzini rimasti si trovano a fare i conti con il
più gran numero di giacenze mai smaltite nel periodo precedente cioè in quello
natalizio che avrebbe dovuto colmare lo stallo delle vendite durate fino alla
settimana precedente il Natale.
Nel periodo natalizio 2013 quindi
si è ripetuta l’antica pratica dei cosiddetti “saldi sottobanco” che, lo
riaffermiamo, tali non sono in quanto la normativa sulla disciplina dei saldi
riguarda esclusivamente le regole sulla loro pubblicizzazione all’esterno dei
locali e giammai la limitazione per l’esercente di poter praticare sconti in
qualunque momento dell’anno, in una condizione di libero mercato, come il
nostro.
I “saldi anticipati”, quindi non
sono riusciti ad essere l’ancora di salvezza e questo è significativo per
taluni settori interessati visto che la percentuale di sconto praticata da
alcuni commercianti “ansiosi” di alleggerire le scorte di magazzino hanno anche
raggiunto il 20/30 %, praticamente come se fossimo in pieno periodo di saldi.
Anche questi segnali ci
preannunciano che il prossimo imminente anno sarà incerto dal punto di visto
economico e anche il periodo dei saldi invernali, che in Puglia cominceranno il
4 gennaio 2014 per terminare il 28 febbraio, non ci si aspetta molto e si
rischia realmente di non vedere neanche quell’interessamento dei consumatori
che si è visto gli altri anni, almeno nella prima settimana di inizio periodo
degli sconti.
In un clima come quello che sta
attraversando l’intera economia nazionale parlare ancora di regole come quella
della pubblicizzazione degli sconti è ridicolo oltre che anacronistico e fuori
da ogni logica. Da anni stiamo sottolineando la necessità di una profonda revisione
della disciplina che è cominciata qualche anno fa con le vendite promozionali
ma non è mai andata avanti, al punto che oggi come non mai i commercianti
chiedono la totale liberalizzazione delle vendite a saldo in modo da auto
organizzare le proprie tecniche di vendita e soprattutto per meglio calibrare
la politica degli sconti rispetto anche alle condizioni atmosferiche ed
ambientali che oggi, invece, costringono gli stessi commercianti a dover
vendere a saldo merce appena arrivata ed esposta nelle vetrine e non già quelle
rimanenze di fine stagione come originariamente previsto proprio dalla
normativa sui saldi ma inapplicabile in condizioni ambientali come le nostre
dove ad oggi non abbiamo ancora indossato i giacconi e il caldo sole continua
ad illuminare e a riscaldare le giornate.
Il calo delle vendite nel periodo
natalizio appena trascorso, in alcuni settori come abbigliamento e calzature,
ha raggiunto persino il 30% in meno rispetto ai due anni passati e questo è un
elemento inconfutabile che dimostra quanta preoccupazione ci sia nel mondo del
piccolo commercio che sin dagli inizi del prossimo anno e per i tre mesi fino
alla primavera vivrà periodo di quasi azzeramento delle vendite.
A questo si aggiunga l’assoluta
mancanza di investimenti da parte della Amministrazioni locali se non i
tantissimi danni causati da provvedimenti assunti fuori da ogni logica e legate
al soddisfacimento di piccolissimi se non addirittura singoli interessi,
unitamente a politiche fiscali locali e centrali frutto di incoscienza e di
incompetenza con il risultato che ancora una volta è necessario, e ciò avviene
ormai frequentemente, dover rimodulare l’intera tassazione locale senza
possibilità di interventi avendo prosciugato completamente le risorse in
investimenti che si sono rivelati fallimentari e solo strumentali oltre che
propagandistici ed inutili per la collettività.
Tornando alla situazione dei
consumi, oltre al calo in termini percentuali del volume di vendita abbiamo
anche assistito ad un calo sostanziale della capacità di spesa dei consumatori,
diminuita anche del 60% e questo vuol dire che se fino a due anni fa ciascun
consumatore spendeva 100 euro oggi ne ha spesi appena 40, anche nei mercati e
per buona parte anche nel settore alimentare e questo è un altro dato che
abbiamo riscontrato nell’intero panorama commerciale e dei servizi in tutti i
comuni della Provincia Bat, con punte estreme nei piccoli comuni dove si sta
assistendo anche ad una crescente e preoccupante desertificazione commerciale e
dove l’anno prossimo potrebbe essere questo il più grave problema sociale oltre
che economico ed occupazionale ma pare che di questi argomenti nessuno se ne
stia affatto occupando.
Cresce l’attesa, ora, di
conoscere le sorti di migliaia di piccoli negozi e di attività di impresa
ubicate nel nostro territorio e questa sorte dipenderà molto, moltissimo, da
come e quanto le Amministrazioni locali avranno la capacità di affrontare i
problemi dell’economia locale nel suo complesso ma questo richiede competenza e
volontà che spesso, quasi sempre, non vediamo.
Invece quindi di concentrarsi su
politiche assurde di delocalizzazione, è necessario impegnarsi per sostenere e
aiutare chi sul mercato è già presente ma che non riesce più a starci quasi
sempre non per proprie incompetenze ma per tutte condizioni determinate da
fattori esterni alle imprese ma a tutti note.
Il problema occupazionale, in
ogni caso, rimane quello più grande perché da lì riparte l’economia ma questa è
una storia più lunga e più complessa.
Savino Montaruli
Presidente
UNIMPRESA BAT
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