Nel
2013 disoccupazione al 22 percento, quasi il doppio quella giovanile. Dati in
crescita lo scorso anno, solo nel 2016 previsto un lieve calo.
Dal
2008 ad oggi nel territorio della Provincia di Barletta-Andria-Trani sono 20mila
circa gli occupati in meno. “Numeri che galoppano – ha spiegato il segretario
generale della Cgil Bat, Luigi Antonucci, nella conferenza stampa di inizio
anno – mentre pochi, o nulli, sono i segnali di risalita”. Nel 2013, stando
all’elaborazione del vice presidente dell’Euroidees su dati Istat, Emanuele
Daluiso, il tasso di disoccupazione era del 22 percento, mentre quella
giovanile si attestava al 42,7 percento; secondo le previsioni, nel 2014 è
cresciuta e continuerà a crescere ancora, solo nel 2016 si dovrebbe registrare
un piccolo calo rimanendo però saldamente sopra al 20 percento. La ripresa si
preannuncia debole e, soprattutto, il reddito prodotto resta ancora inferiore a
quello dell’inizio della recessione.
Se
questi sono i numeri della disoccupazione non ci sono, invece, dati certi sugli
ammortizzatori sociali. “Sappiamo – ha detto Antonucci – che la cassa
integrazione in questo territorio è aumentata a dismisura, anche perché ogni
giorno i rappresentanti delle nostre categorie si ritrovano presso l’ufficio
provinciale del lavoro seduti al tavolo con le aziende per firmare richieste di
ammortizzatori sociali. Non siamo, però, in possesso di informazioni ufficiali
perché abbiamo inoltrato nei giorni scorsi una richiesta di dati all’Inps ma ci
siamo trovati di fronte ad una segretezza che non abbiamo ben compreso”.
Analizzando
tuttavia la situazione attuale nel territorio, il numero uno della Cgil ha
spiegato come “fino a qualche anno fa la cassa integrazione serviva a prendere
tempo per assistere all’evoluzione del mercato e nel frattempo dava possibilità
alle aziende di ricollocarsi, oggi sempre più spesso, ci ritroviamo a firmare
mobilità e licenziamenti collettivi. Il tempo evidentemente ormai è scaduto.
L’unico freno all’emorragia occupazionale è rappresentato dai contratti di
solidarietà, di recente la
Funzione pubblica ne ha firmato uno importante con i vertici
della casa di cura di Trani ‘Villa Dragonetti’ scongiurando così circa 40
licenziamenti. Ma sulla ‘solidarietà’ non abbiamo certezza nei finanziamenti,
un fatto gravissimo. Un grande sforzo che fanno i lavoratori mentre dal governo
centrale non hanno ancora indicato quali e quante risorse destinare a questo
intervento”.
“Il
2015, dal punto di vista occupazionale, si è aperto esattamente come si è
chiuso lo scorso anno e lo abbiamo già visto in questi primi giorni di gennaio:
un’azienda di Trani ha messo in mobilità i suoi 31 dipendenti e un’altra grande
realtà di Margherita di Savoia ha chiuso i battenti. Studiando, inoltre, il
tessuto produttivo del nostro territorio verifichiamo che è formato
essenzialmente da piccole aziende che hanno in media quattro o cinque
dipendenti, una quantità tale che ci vede, per numero di realtà simili, secondi
solo alla Provincia di Bari. È evidente, dunque, che non corrisponde a verità
ciò che racconta qualcuno e cioè che le aziende si fermano a 14 dipendenti per
non arrivare a 15 e dover quindi avere a che fare con il tanto odiato articolo
18. Parliamo di piccole e medie imprese che continuano a lavorare ed a produrre
nonostante la crisi, sotto traccia, mantenendo intatti i livelli occupazionali.
Ed è proprio sulle aziende artigiane che abbiamo deciso di puntare la nostra
attenzione. Così come anche sui giovani, per questo da alcuni mesi anche nella
Bat si è costituito il Nidil, il sindacato dei lavoratori atipici che raccoglie
già un buon numero di iscritti”.
Non
solo questioni lavorative ma l’attenzione del sindacato si è anche fermata
sull’emergenza abitativa strettamente collegata alla dimensione occupazionale.
“Nel cosiddetto Milleproroghe – ha commentato il segretario generale – è stato
bloccato il blocco degli sfratti, questo gioco di parole sta a significare che nel
nostro territorio se non si interviene immediatamente ci saranno migliaia di
persone che verranno ‘invitate’ ad abbandonare le proprie abitazioni. C’è una
proporzione di uno a dieci tra gli sfratti per finita locazione e quelli per
morosità incolpevole, molte sono ormai le persone che devono decidere se pagare
l’affitto o comprare da mangiare. Anche qui abbiamo intenzione di non rimanere
alla finestra, chiederemo un incontro al Prefetto perché intervenga per
affrontare questo problema”.
L’appello
della Cgil Bat ancora una volta è rivolto agli enti locali: “Comuni e Provincia
devono fare la loro parte a cominciare dai cantieri di cittadinanza i cui fondi
sono stati stanziati ma per i quali, fino ad ora, stentano a decollare i
progetti. La gente ha fame adesso, la gente è disperata adesso, la gente sta
perdendo la casa adesso, questo è il momento di darsi da fare e non tra un mese
o un anno”.
Michela Alicino
Ufficio Stampa Cgil Bat
Nessun commento:
Posta un commento