Il sequestro della discarica AMIU di Trani,con la
conseguente iscrizione nel registro degli indagati di 16 persone(tra
amministratori locali,regionali e dirigenti) con l’accusa gravissima di
disastro ambientale aggravato,emissioni in atmosfera non autorizzate,omissioni
di atti d’ufficio,non è la prima inchiesta sulla gestione dei rifiuti che
travolge una città importante del nostro territorio.
Tutti ormai sembrano aver dimenticato l’inchiesta che nel
dicembre del 2013 ha
rischiato di travolgere l’amministrazione di Andria guidata dal Sindaco
Giorgino,con l’arresto dell’assessore all’Ambiente Lotito per una tangente da
un milione di euro ricevuta dalla ditta Sangalli per l’appalto della raccolta
dei rifiuti nei Comuni di Andria e Canosa.
Questo ci fa comprendere quanto la gestione del ciclo dei
rifiuti sia diventato il catalizzatore di interessi sempre più stretti tra il
mondo della politica e quello degli affari, arrivando a produrre non solo
fenomeni di corruzione ma anche a compromettere il tessuto ambientale di
un’intera comunità.
Il sequestro della discarica di Trani mette in risalto il
completo fallimento delle politiche dei rifiuti messe in campo in questi anni
dal Governatore Vendola,incapace di sottrarsi alla logica del conferimento in
discarica o dall’incenerimento e sconfessa completamente le affermazioni fatte
in tutti questi anni dal Presidente della Provincia Ventola che ha sempre
sostenuto come questo territorio fosse autosufficiente nella gestione dei
rifiuti.
Un’autosufficienza basata su una discarica da tempo fuori
controllo che era inoltre “costretta”ad ospitare i rifiuti provenienti dalla
Provincia di Bari per la chiusura della discarica di Conversano.
Questo ulteriore aggravio non è stato certo a titolo
gratuito visto che nelle casse dell’Amiu di Trani sono entrati i soldi pagati
dai Comuni per lo smaltimento.
Oggi con la chiusura della discarica di Trani ci si trova di
fronte ad una situazione insostenibile per cui urge trovare una soluzione.
Ma invece di cambiare strada imponendo una rivoluzione
culturale che ci faccia finalmente uscire dalla crisi ambientale in cui siamo
sprofondati, mettendo in campo strategie come quella verso Rifiuti Zero nei
Comuni e all’interno di organismi come gli ARO(organi bloccati o in molti casi
commissariati),la classe politica rischia di proporre soluzioni peggiori del
danno provocato.
Nessuno nella Provincia Bat,a parte i movimenti,si sta
ponendo l’obiettivo di capire quali sono le ricadute sull’ambiente e sulla
salute del disastro che è stato prodotto a Trani.
I Sindaci,le forze politiche di centro-destra e
centro-sinistra, il Neo Presidente della Provincia Spina,rimasto fino ad ora
muto sulla vicenda e che forse dovrebbe dare qualche spiegazione visto che la
città che amministra,Bisceglie, ha una bassissima raccolta differenziata e in
tutti questi anni ha conferito i rifiuti a Trani,hanno come obbiettivo la
riapertura al più presto della discarica di Trani.
Con questo scenario significherebbe condannare la città di
Trani ad una crisi ambientale irreversibile.
Qualcuno forse nei prossimi mesi potrebbe proporre scenari
altrettanto inquietanti come la necessità di realizzare un inceneritore in
questo territorio oppure utilizzare la cementeria Buzzi Unicem(su questa
ipotesi c’è la proposta inserita all’interno dell’Autorizzazione Integrata
Ambientale rilasciata dalla Regione Puglia nel 2012).
Una mano sulla realizzazione di un inceneritore la
garantisce l’art.35 del decreto Sblocca Italia approvato dal Governo Renzi che
individua come insediamenti di preminente interesse nazionale, gli impianti di
recupero di energia e di smaltimento dei rifiuti urbani e speciali ,esistenti e
da realizzare.
Sul decreto Sblocca Italia e sull’art.35 sei Regioni hanno fatto
ricorso alla Corte Costituzionale;anche la Puglia ha fatto ricorso ma solo sugli articoli
36-37-38 che riguardano la ricerca,la prospezione e coltivazione di idrocarburi
liquidi in mare.
Lasciando intenzionalmente fuori dal ricorso l’articolo 35
il Presidente Vendola fa un regalo alla lobby dell’incenerimento e consegna in
eredità al nuovo Governatore la possibilità di ricorrere ancora una volta ad
impianti ormai obsoleti come agli inceneritori per chiudere il ciclo dei
rifiuti.
Francesco Caputo-Collettivo
EXIT
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