E’ l’alba, al risveglio della notte
il mio volto è intriso di fango, sporcato dalle lacrime come se
avessi vergogna. Ma di cosa?
Come un rospo alato mi fate vivere nel
fango sognando. Le mie palpebre stentano ad aprirsi, le mie pupille
non vedono più la luce splendente del sole.
Ricevere buone nuove fa sempre
alleviare le sofferenze ai cuori stanchi. Sofferenti e sdegnose sono
le notizie riposte in buste raccomandate ove quando leggendo lo
scritto si blocca la voce e fa sobbalzare il cuore. Non sono notizie
di parenti e familiari, anche se portassero in solitario e cattivo
evento a tutto ciò c’è un motivo e rassegnazione. Aberranti sono
delle notizie che mai ti aspetti da chi ti deve dare fiducia e
speranze. Infatti le sciagure in numero infinito si raggirano in
mezzo agli uomini privi di scrupoli e disonesti, incuranti del male
che arrecano. La terra, il mare, le malattie giungono agli uomini non
tanto spontaneamente quanto per effimeri e mirati obiettivi. Chi paga
sono sempre i più deboli. Mi rivolgo ai garanti dello Stato non
chiedendo pietà e biasimo ma soltanto comprensione e giustizia.
Proprio i legislatori, onorevoli, senatori e politici appartenenti ad
ogni rango politico sono concordi e attraverso i mass media e la
carta stampata, sostengono che milioni di famiglie italiane vivono in
condizione di disagio. Poveri sino al limite della sopravvivenza,
bisognosi di sostentamento economico viviamo in un mondo abnorme e
non conforme alla Carta Costituzionale italiana.
Da una parte chi ci governa sostiene
che chi si trovi al limite della sopravvivenza deve essere aiutato,
come recita l’art. 38, dall’altra c’è un modo soverchio di
penalizzare le famiglie che vivono con poche centinaia di euro al
mese, tartassandole eccessivamente. Tutto ciò è paradossale. Da una
parte lo Stato vuole aiutare, dall’altra ci toglie tutto. In
moltissimi casi anche la vita.
Viviamo come degli uccelli chiusi in
gabbia con il finestrino aperto. Seppur volendo uscire per volare non
troviamo spazio per stendere le nostre ali e spiccare il volo.
E come un viaggiatore stanco ci
appollaiamo sui rami degli alberi di una foresta nell’attesa di
respirare l’aria profumata dei fiori. Per noi l’alba non sorgerà
più in quanto saremo morti per lo spavento e non sentiremo più il
profumo della vita. Aiutateci a sopravvivere, non fateci morire di
spavento. Tutti si sentono figli del senato, da sostenere di essere
nelle condizioni tali siano le loro fortune e sfortune,
appartenessero alla Repubblica. Stiamo facendo una brutta fine. Le
fortune di molti si stanno dissolvendo e la rovina del patrimonio
trascina con noi quella della dignità e della reputazione.
Trattarci come bestie da soma, come
fecero i greci in ritirata durante la guerra greco turca. Non ci
possono spezzare le zampe anteriori e gettarci nell’acqua sporca e
bassa. La verità, la realtà è una dimensione tanto più potente
quanto è più nuda ai governanti. I nostri voti servono per andare a
pulire le fogne da loro stessi sporcate. Per questo motivo a dir loro
si compensano con laute prebende di vitalizi.
Avete le vene piene di fantasie
irreali, di un disgusto paradossale all’inverosimile incanalandoci
in situazioni scabrose con casi di immaginarie coscienze raffinate.
Metodi di governanti di scarsa affidabilità, con atteggiamenti da
burberi che molto spesso incutono timori.
Noi non possiamo offrire la nostra vita
con promesse sacrificali. Non possiamo portarci con noi i vostri mali
con la nostra morte.
Pur di raggiungere i vostri aberranti
obiettivi non esitare ad essere trasportati a braccia sulle teste di
noi tutti per poter passare dalla parte della ragione anche quando si
ha torto marcio. Noi non ci sentiamo vinti per chi scrive e compone
missive prive di contenuto. Le nostre sono ragioni valide e
dimostranti e non si possono cancellare con una spugna o forzati a
leccare i propri scritti.
No, non potete sedurci in questo modo
né tantomeno ad acquistare i vostri prodotti scadenti.
Dopo quanto scritto mi dite come fa un
soggetto come me che percepisce una pensione per invalidità civile
al 100% con un reddito annuo di seimilacinquecentoventi euro a poter
far fronte al pagamento delle tasse ingiuste perché sproporzionate
rispetto a quanto previsto dalla costituzione, da versare nelle casse
di Equitalia ben 12 mila euro?
Devo rinunciare per due anni, io e la
mia famiglia, a mangiare e a vivere per pagare 500 euro al mese ad
Equitalia. Io non posso pagare ma voglio espiare il mio debito non
con una sanzione pecuniaria ma espiare le mie colpe in un
penitenziario per un periodo pari a quello necessario a pagare le
rate richieste dal mostro mortale fiscale e aggressivo.
Possedere una casa non è come
possedere una Ferrari, una Lamborghini, una Bugatti o una Rolls
Royce. Non significa essere ricchi. Tutti i mostri della scienza
matematica seduti nelle camere del potere si sentono simili ai più
grandi filosofi della matematica come Pitagora o Nicolò Tartaglia.
Possedere un’auto di lusso non vuol dire affatto essere ricchi o
benestanti. Basta che non risulti esserne proprietario. Però
possiedi sempre una Ferrari e non sei costretto a pagare le tasse. In
Italia è conclamato ormai che l’80% degli italiani possiede una
casa. Tutto è dimostrato dal catasto ma una casa non ha una targa
che si può togliere come ad una macchina. Bisogna demolirla per
risultare di non averla più e non pagare le tasse.
Chi possiede una casa grande o piccola
che sia sono i frutti di una vita fatta e spesa in tantissimi
sacrifici. Non si può presumere di pensare che tutti i proprietari
di case sono “ricchi”. Noi non siamo cemento senza calce che
potete demolire con facilità. Anzi siamo colonne portanti
fortificate con tondini d’acciaio temperato che sostengono lo Stato
economico italiano.
Vincenzo Santovito
Osservatore Civico Andriese
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