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News dalle Città della BAT

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venerdì 16 febbraio 2018

BARLETTA : Giovani di Forza Italia in cerca d’autore.


Il teatrino della destra barlettana pare aver scelto la strategia comunicativa del mettersi in ridicolo. Una destra senza contenuti politici e completamente allo sbando non ha altri argomenti di cui parlare se non il murales dedicato alla memoria dei fratelli Vitrani, partigiani barlettani morti combattendo il nazifascismo durante la Resistenza.
Nella loro richiesta di rimozione indirizzata alle autorità cittadine i giovani di Forza Italia (ma esistono davvero?) parlano di “regimi estremisti” riferendosi al murales stesso, oltre al solito copia/incolla di deliri sul degrado ormai in diretta a reti unificate su tutto il territorio nazionale. A parte il fatto che, ad oggi, non ci risultano casi nella storia di regimi non estremisti, quindi ,se proprio questi giovani vogliono scrivere fesserie che almeno lo facciano in una forma decente, ci chiediamo in che modo l’antifascismo sia rappresentazione di un “regime”. E’ inutile ricordare che la lotta partigiana è stata lotta di liberazione contro un regime, quello fascista che i giovani vecchi di Forza Italia legittimano puntualmente con i loro patetici tentativi di ritagliarsi uno spazio nel panorama politico cittadino. Un po’ ci mettiamo nei loro panni, figli di un partito guidato da un pregiudicato e di una situazione politica cittadina che vede uno degli storici candidati di spicco della destra barlettana andare in giro a braccetto con il capetto del PD cittadino. Dev’essere davvero triste non sapere di cosa parlare e riciclare periodicamente la questione del murales nel vano tentativo di dire “ehi ci siamo anche noi”. Purtroppo per loro, in città, non riescono nemmeno a detenere il primato di idiozie, saldamente nelle mani dei fascistelli da quattro soldi (che non nomineremo per non far loro pubblicità), con i quali immaginiamo ci sia un mal celato accordo sulla spartizione delle boiate propagandistiche. Una cosa, per così dire, in famiglia; si saranno detti “Ok, noi parliamo di cacche di cane e scritte sui muri e voi sparate addosso ai negri…”. Se non fosse che poi le cronache nazionali, dopo il vile atto di terrorismo fascista a Macerata, ci dimostrano che l’atto di “sparare addosso” non è più solo simbolico e che un Luca Traini potrebbe tranquillamente annidarsi tra questi sostenitori della difesa del decoro cittadino, per i quali il degrado non è farsi rappresentare da un pregiudicato ma un omaggio a due combattenti partigiani figli di questa città.
Leggiamo inoltre, nel loro inutile spreco di carta ed inchiostro, che i nostri eroi senza volto chiedono l’immediata individuazione e sanzionamento dei “vandali” autori del tanto discusso murales. Sappiamo bene che le forze dell’ordine cittadine hanno uno strano problema all’udito che li porta a sentire solo le richieste di aiuto provenienti da destra, ma vogliamo anche ricordare che l’omaggio ai fratelli Vitrani è stato realizzato alla luce del sole, in una partecipatissima iniziativa pubblica quindi che cosa ci sarebbe da individuare?
Ribadiamo quanto affermato in altre occasioni. Se il murales dedicato alla memoria dei fratelli Vitrani dovesse essere rimosso il loro volto comparirà su tutti muri della città, non è una minaccia ma una promessa. Ricordiamo, inoltre, alle istituzioni cittadine in preda al ricatto della campagna elettorale che nessun provvedimento potrà cancellare la memoria antifascista di questa città.


Angelo Dileo _Collettivo Exit
Barletta Antifascista

giovedì 10 agosto 2017

BARLETTA : PER L'ASSESSORE CARACCIOLO IL DISASTRO AMBIENTALE PUO' ASPETTARE!

Sono passati 90 giorni dalla riunione in Provincia tra gli enti preposti al monitoraggio ambientale in cui sono state riscontrate presenze nella falda e nel suolo di cromo, cromo esavalente, nitrati, solfati, arsenico,piombo,berillio,zinco e alluminio e dinanzi a questo disastro ambientale il neo assessore all'Ambiente della Regione Puglia Caracciolo con un comunicato informa la città che i dati saranno presentati con calma il prossimo 25 settembre, annunciando anche la seconda fase del monitoraggio per individuare i responsabili.
Quindi tutti noi dovremmo aspettare altri 47 giorni per conoscere finalmente quello che ormai è sotto gli occhi di tutti, un disastro ambientale conclamato ormai da anni(da noi denunciato con mobilitazioni e proposte) senza che le istituzioni abbiano fatto nulla per fermarlo o arginarlo.
Inoltre l'assessore Caracciolo parla di una seconda fase del monitoraggio per individuare i responsabili; dobbiamo dedurre che colui che ha promosso queste indagini non ha letto neanche il verbale visto che l'Arpa per quanto riguarda la presenza di cromo esavalente afferma che questo viene prodotto nei cementifici e che per i solfati viene chiamata in causa la Timac; quindi alcuni elementi ci sono per l'individuazione dei responsabili.
Nulla però viene detto sulle azioni da mettere in campo per fermare questo scempio; non sappiamo se saranno mai fatte le bonifiche e soprattutto chi dovrà pagarle.
Senza dimenticare che ad oggi non è mai partito il monitoraggio delle aziende insalubri( dove è previsto il monitoraggio dell'aria mai effettuato) così come proposto dalla delibera di iniziativa popolare promossa dal Forum Salute Ambiente e approvata dal Consiglio Comunale(con lo stanziamento di 100.000 euro).
Su queste vicende come al solito si eclissa un'amministrazione comunale a cui sembrano non interessare questioni legate alla salute e alla salvaguardia del nostro ecosistema; ma a tutto questo ormai siamo abituati.

Alessandro Zagaria- Collettivo EXIT


lunedì 10 aprile 2017

BARLETTA : IL TAR BOCCIA IL RICORSO TIMAC. LA FALDA VA RISANATA E PER L’ARIA CHE RESPIRIAMO?

La bocciatura del TAR al ricorso della Timac non fa altro che confermare il disastro ambientale in atto sul nostro territorio e la necessità di proseguire e accelerare il percorso di risanamento. Questa ennesima stroncatura dimostra quanto sia necessario dar voce alla delibera di iniziativa popolare sul monitoraggio ambientale promossa dal Forum Salute Ambiente e approvate in consiglio comunale, sotto la spinta di una mobilitazione popolare. Proprio per l’avvio di un programma di monitoraggio incentrato sulla raccolta dei dati dell’inquinamento delle matrici ambientali nell’area industriale e urbana lo scorso consiglio comunale, nella seduta del 29 marzo, ha stanziato 100.000 euro.
Questa somma deve essere spesa immediatamente dall’Amministrazione Cascella perché il problema dell’inquinamento non riguarda solo la falda ma investe anche l’aria, il suolo e chiaramente coinvolge i lavoratori delle aziende insalubri e la stessa nostra comunità.
Oggi la Provincia per bocca del suo ex Presidente Spina esulta per la sentenza del Tar, dimenticando che proprio l’ente provinciale ha rilasciato a Timac e Buzzi Unicem la valutazione d’impatto ambientale.
Proprio nei prossimi mesi le due aziende dovranno rinnovare le autorizzazioni ambientali e lì vedremo realmente che atteggiamento avrà la Provincia Bat.
Questo sentenza dimostra inoltre che per quanto le aziende insalubri presenti ed operanti sul territorio cittadino provino a costruirsi una parvenza di credibilità a mezzo di campagne di comunicazione la verità, sotto gli occhi di tutti, è di ben altra natura. In particolar modo la stessa Timac, negli ultimi mesi con la pubblicazione di bollettini e di “dati positivi” circa le indagini condotte da presunti organismi accreditati, ha più volte cercato di rassicurare la cittadinanza di fatto prendendosi gioco di essa.
Sempre nel tentativo di costruirsi un’immagine mediatica accattivante per la cittadinanza la stessa azienda ha, inoltre, annunciato l’avvio di percorsi condivisi con alcuni istituti scolastici fatti di visite guidate e progetti di alternanza scuola lavoro. Quest’ultimo passaggio ci dà giusta misura di quanto il senso di comunità di certa imprenditoria sia malato per principio. Credere di offrire qualcosa alla comunità cittadina avviando progetti basati sul lavoro gratuito (leggi nuova forma di schiavitù) è lo specchio di un modello sociale basato sullo stupro dei territori e lo sfruttamento delle persone.
Alla nostra città non servono campagne mediatiche sulla presunta sostenibilità di certe aziende e offerte di lavoro gratuito, ma dati certi sul disastro ambientale ormai conclamato e riconversione economica del tessuto produttivo.


Alessandro Zagaria- Collettivo EXIT

lunedì 13 febbraio 2017

BAT : STRAGE DI ULIVI E DEVASTAZIONE AMBIENTALE QUESTA E’ LA CLASSE PADRONALE

La lotta di classe in questo Paese è scomparsa dai radar della politica mentre viene portata avanti con successo dalla classe padronale.
Una classe padronale che non solo si arricchisce sullo sfruttamento e sulla precarizzazione dei lavoratori, ma anche mettendo a profitto il nostro territorio, l’ambiente in cui viviamo e le stesse nostre esistenze.
Il conflitto classico mai sopito tra capitale e lavoro è sempre più accompagnato da un conflitto devastante tra capitale e ambiente, che sta facendo sprofondare le nostre città in una crisi ecologica irreversibile.
Barletta si inscrive benissimo in questo scenario dove tra cementificazione selvaggia, inquinamento e devastazione ambientale ormai non ci facciamo mancare nulla.
Un biglietto da visita poco invidiabile per chi si erge a classe dirigente e motore di un fantomatico sviluppo del territorio che non esiste e forse non è mai esistito.
Per questo la strage di ulivi all’interno dell’ex cartiera è in perfetta sintonia con quello che sta avvenendo da molti anni, dove il potere economico in combutta con la classe politica rimodella il territorio in base ai propri interessi.
Meravigliarsi di questo ennesimo scempio ambientale significa non aver capito nulla di quello che avviene nella nostra città e soprattutto di non aver capito di che pasta è fatta una certa classe imprenditoriale barlettana.
L’abbattimento selvaggio degli ulivi è un messaggio alla popolazione, una prova generale per preparare la città ai nuovi piani(che sanno tanto di vecchio) speculativi di chi ha tutto l’interesse a promuovere una nuova colata di cemento a pochi metri dal mare.
Senza dimenticare che nuove costruzioni stanno nascendo come funghi nella zona industriale e che nel breve periodo potremmo addirittura veder sorgere palazzi sul terreno adiacente lo stabilimento della Timac.
La sospensione dei “lavori” da parte della polizia municipale dopo che gli ulivi sono stati abbattuti è il modo con cui le istituzioni cercano di recuperare un po’ di autorevolezza al cospetto di un potere economico sempre più libero di dettare i tempi e i modi per imporre la propria visione.
Ma è un intervento che sa tanto di presa per i fondelli, visto che le istituzioni non sono capaci neanche di individuare i responsabili dell’inquinamento della falda nella zona industriale.
L’agenda politica di questa amministrazione e dell’intera classe politica coincide molto spesso con quella di una classe padronale che non ha una visione collettiva di crescita del territorio, ma guarda ai profitti che si possono generare nell’immediato.


Angelo Dileo- Collettivo EXIT

mercoledì 30 novembre 2016

BARLETTA : MOBILITIAMOCI PER FERMARE LO STRAVOLGIMENTO DELLA DELIBERA SUL MONITORAGGIO AMBIENTALE

Se la notizia, riportata dalla gazzetta, di una fuoriuscita di fumi con isotropi radioattivi e tossici dalla Cementeria lo scorso maggio dovesse essere vera, sarebbe un fatto di una gravità inaudita, saremmo oltre il disastro ambientale, ci troveremmo difronte al rischio di una catastrofe.
Se questa denuncia è partita da un operaio dello stabilimento significa che anche tra i lavoratori c’è la consapevolezza che non si può più continuare così, con una città immersa fino al collo in una crisi ambientale che durerà molti anni se non dovesse essere invertita la rotta.
Noi abbiamo sempre rimarcato la necessità di tutelare i lavoratori e non certo multinazionali che hanno un notevole impatto sulla salute della popolazione e sull’ambiente.
Cittadini che stando ai numerosi commenti sui social network, sembra si stiano svegliando dal loro torpore e dall’assuefazione allo status quo, visti i dati emersi sull’aumento della mortalità del 25% in 3 anni nel periodo tra il 2011 e il 2014, mentre nel resto della Regione si è verificato un aumento del solo 2,9% e l’aumento degli aborti spontanei(il doppio rispetto al dato regionale).
La sola a restare indifferente e immobile, nonostante abbia il potere di intervenire per incominciare a cercare delle soluzioni che possano affrontare le numerose emergenze, è la classe politica di questa città.
Bisogna tornare indietro di un po’ di anni, alla nostra battaglia vinta contro la realizzazione di una centrale a biomasse di 56 MW( di fatto un vero e proprio inceneritore) promossa dall’allora amministrazione Maffei, per comprendere quanto la classe politica abbia cercato in tutti i modi di rimuovere la questione ambientale dal dibattito politico.
Quasi 10 anni fa affermavamo la necessità di riconvertire un modello industriale ormai obsoleto e incentrato su industrie multinazionali ad alto impatto ambientale, con una nuova propensione a trasformare la nostra città in una piattaforma per lo smaltimento dei rifiuti attraverso l’incenerimento e il conferimento in discarica.
Denunciavamo inoltre che tutto questo ci avrebbe portato a fare i conti con una crisi sociale e ambientale di proporzioni enormi, mentre la classe politica negava spudoratamente l’esistenza di un problema di tal genere, accusandoci di creare facili allarmismi.
Oggi si continua imperterriti a rimuovere la questione, con un’amministrazione Cascella e un Partito Democratico che facendosi dettare la linea politica dalla Confindustria( a cui fanno capo le aziende insalubri), decidono di stravolgere la delibera di iniziativa popolare sul monitoraggio ambientale delle aziende insalubri promossa dal Forum Salute e Ambiente e di portare in Consiglio Comunale una nuova versione che nulla ha a che vedere con quella originale.
Certo fa sorridere leggere gli interventi sulla stampa e sui social network di esponenti di primo piano della politica cittadina che parlano di affrontare i problemi ambientali e di aprire un confronto, mentre i propri consiglieri di riferimento nell’assise comunale si apprestano ad affossare una proposta di delibera che potrebbe finalmente gettare le basi per individuare i veri responsabili della crisi ambientale e sanitaria.

E’ la seconda volta che l’amministrazione comunale tenta di portare e approvare in Consiglio Comunale una delibera farlocca, lo ha fatto lo scorso marzo e solo grazie alla mobilitazione dei movimenti si è impedito che fosse approvata.

lunedì 8 febbraio 2016

BARLETTA : UNA SCELTA INOPPORTUNA NELLA NUOVA GIUNTA CASCELLA

Non sarà certo un rimpasto di giunta, dopo mesi di tira e molla, a rilanciare l’azione politica dell’amministrazione Cascella che dopo due anni e mezzo di consiliatura non è riuscita, e soprattutto non ha voluto,  affrontare le numerose emergenze sociali e ambientali che gravano sulla nostra città.
Certamente non sarà un finto accordo tra i capibastone che dominano il Partito Democratico, o la cacciata dalla maggioranza di un pezzo di quella Sinistra poco Unita che non ha mai contato granché all’interno dello scacchiere politico cittadino, a cambiare le sorti di questa Amministrazione.
Un’amministrazione che ha fatto suo il credo dell’austerità, sposando in toto  le politiche confindustriali, non poteva che partorire un rimpasto di giunta attraverso un operazione di maquillage, cambiando le deleghe agli  assessori  già in carica e promuovendo poche new entry.
Proprio nelle new entry c’è una novità alquanto sconcertante e che lascia letteralmente esterefatti, la nomina ad assessore ai lavori pubblici dell’architetto Maria Antonietta Dimatteo(in quota Caracciolo e sponsorizzata dall’Assessore all’Ambiente della Regione Santorsola), moglie di un dirigente del gruppo Buzzi Unicem.
Si potrebbe fare della facile ironia affermando che forse il Sindaco Cascella poteva direttamente nominarla Assessore all’Ambiente così forse, a modo loro, avrebbero potuto risolvere le emergenze ambientali del nostro territorio.
Ma lasciando da parte l’ironia, sappiamo benissimo che l’Assessorato all’Ambiente in questa città non ha mai contato alcunché e che gli interessi e i giochi politici si realizzano e si consolidano su altre caselle politiche.
Non vorremmo essere facili profeti però crediamo che questa nomina rischia di consolidare sempre più il legame  tra politica e mondo delle imprese e che sulla questione delle aziende insalubri presenti all’interno del tessuto cittadino non si metta in discussione il loro modello produttivo, ma solo e unicamente la loro ubicazione che, lo diciamo con chiarezza, risolverebbe veramente  poco.
Noi non abbiamo nulla contro il neo assessore Dimatteo, però crediamo che qualche spiegazione, non a noi, ma alla città dovrebbe darla il Sindaco Cascella e chi l’ha nominata all’interno dell’amministrazione.
Anche il neo assessore Dimatteo dovrebbe far conoscere alla città  la sua opinione su quelle che sono le criticità ambientali che pesano sui cittadini e come pensa di affrontarle all’interno della nuova giunta visto che detiene una delega importante come quella ai Lavori Pubblici; altrimenti farebbe bene a fare un passo indietro visto il palese conflitto d’interessi.
Tutto ciò ci sembra ancora una volta uno schiaffo in faccia a quei settori sociali che da anni portano avanti una battaglia politica a viso aperto sul tema della sostenibilità ambientale e che pochi giorni fa hanno portato in piazza centinaia di persone chiedendo un cambio di rotta che faccia uscire finalmente il nostro territorio dalle continue emergenze.  

- Collettivo Exit


martedì 24 novembre 2015

BARLETTA : A BARCELLONA PER PORTARE LE NOSTRE ISTANZE SULLE QUESTIONI AMBIENTALI

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sul comportamento alquanto ambiguo dell’amministrazione guidata dal Sindaco Cascella sulle questioni ambientali, basta vedere quello che è successo pochi giorni fa con la cosiddetta “festa dell’albero”, dove la  protagonista di quella che dovrebbe essere un’iniziativa di salvaguardia dell’ambiente è stata la Buzzi Unicem.
Certo non rimaniamo sconcertati dal fatto che l’amministrazione di Barletta promuova un’iniziativa rivolta alle nuove generazioni sul tema della tutela dell’ambiente con la presenza di un’azienda che da anni brucia rifiuti nella nostra città ed inserita dal Ministero dell’Ambiente tra le aziende che inquinano, anzi tutto ciò dimostra ampiamente quello che come movimenti da anni affermiamo.
Quella di trovarci di fronte una classe politica che invece di governare i processi economici all’interno del proprio territorio e cercare di invertire la rotta di un sistema industriale che produce ovunque disastri ambientali, si fa dettare l’agenda dal grande capitale diventando mera  esecutrice di interessi privati.
La consapevolezza di trovarci in questa palude non ci impedisce di continuare a portare avanti il nostro percorso all’interno di un più vasto movimento che a livello internazionale si batte per far diventare centrale nell’agenda politica la questione ecologica.
Infatti come movimenti siamo stati invitati a partecipare al Secondo Incontro Internazionale contro l’incenerimento dei rifiuti e per l’adozione della Strategia Rifiuti Zero che si terrà a Barcellona(Montcada) in Spagna dal 26 al 29 novembre.
Questo secondo incontro che si svolgerà  in concomitanza con il vertice sul clima di Parigi e che vedrà la partecipazione di numerose delegazioni provenienti dagli Stati Uniti, dall’America Latina, dall’Europa e dall’Asia è in continuità con l’incontro organizzato nella nostra città nel novembre dell’anno scorso.
Porteremo a Barcellona la nostra esperienza mettendola in connessione con le vertenze provenienti da altre parti del mondo e soprattutto daremo voce alla popolazione della nostra città che da anni è costretta a vivere in un territorio gravato da numerose criticità ambientali legate proprio alla gestione dei rifiuti che nei prossimi giorni potrebbe trasformarsi in una nuova emergenza.
Pochi mesi fa siamo stati purtroppo infausti profeti nell’affermare che quella  emergenza nella gestione dei rifiuti dovuta alla chiusura della discarica di Trani ed Andria, era stata creata ad arte dalla classe politica per cercare di imporre decisioni altrimenti difficili da far passare.
Oggi purtroppo quelle nostre previsioni rischiano di avverarsi con la possibilità che il rinnovo dell’autorizzazione della discarica di San Procopio a Barletta(dove vengono conferiti rifiuti speciali non pericolosi) sia vincolato alla disponibilità nell’ ospitare i rifiuti del territorio.
Non ce  ne voglia il Sindaco Cascella ma alla conferenza di Barcellona spiegheremo come in pochi anni la città di Barletta si è trasformata in un hub per lo smaltimento dei rifiuti attraverso pratiche obsolete come l’incenerimento e il conferimento in discarica grazie proprio alla  complicità della classe politica che non ha voluto recepire le istanze provenienti dai movimenti.
Quelle istanze che tutti i soggetti impegnati su questi temi hanno voluto far diventare patrimonio dei cittadini attraverso  la presentazione di due delibere di iniziativa popolare sulla Strategia Rifiuti Zero e il monitoraggio ambientale delle aziende insalubri.
Siamo convinti che di fronte ad un sistema industriale che inquina e brucia risorse non debbano essere i cittadini ad adattarsi a queste condizioni ma il sistema a dover essere cambiato.

-Collettivo EXIT

giovedì 2 aprile 2015

BARLETTA : Collettivo EXIT e IL NOSTRO VIAGGIO IN KURDISTAN

Qualcuno potrà storcere il naso o magari non comprendere a fondo il perché come Collettivo Exit abbiamo deciso di aggregarci alla carovana che dall’Italia è partita alla volta della Turchia per attraversare tutto la regione del Kurdistan fino al confine con la Siria.
Siamo andati lì per una ragione ben precisa:sostenere il processo di pace avviato dalla guerriglia kurda del PKK attraverso il suo leader Ocalan con il governo turco per mettere fine ad oltre 40 anni di guerra e  raggiungere la città di Kobane,nel Kurdistan siriano, diventata negli ultimi mesi la città simbolo a livello mondiale della resistenza contro la barbarie dell’ISIS.
Questo viaggio ha coinciso con i festeggiamenti del Newroz che rappresenta per i curdi il capodanno e l’inizio della primavera e che,festeggiato in ogni città con oltre due milioni di persone nella città di Diyarbakir, quest’anno ha avuto una forte valenza simbolica per la possibilità molto concreta di mettere fine ad un conflitto che ha causato enormi sofferenze.
Attraversando il Kurdistan abbiamo incontrato i rappresentanti dei partiti curdi che ci hanno raccontato la loro lotta decennale per l’affermazione dei loro diritti e come questi principi siano sempre stati calpestati dal governo turco che non ha mai voluto riconoscere questo popolo e ha cercato in tutti i modi di annientarlo attraverso una repressione brutale fatta di carcere,tortura e uccisioni.
Oggi finalmente si aprono prospettive nuove che possono archiviare per sempre il conflitto attraverso un processo iniziato proprio dal leader curdo Ocalan che,dal carcere di Imrali in cui è detenuto dal 1999, ha esortato  il suo popolo a voltare pagina per realizzare non più l’indipendenza ma quel progetto di confederalismo democratico e di autogoverno che ponga le basi per il superamento del concetto dello stato nazione che ha prodotto nell’area solo settarismi e guerre.
Proprio il progetto di confederalismo democratico è da tre anni sperimentato con successo nel Rojava siriano dove i curdi con la guerra civile e la dissoluzione dello stato siriano hanno incominciato a dare impulso ad un processo democratico attraverso la carta del Rojava,una sorta di costituzione dove tutti i gruppi etnici hanno pari dignità,dove è centrale il ruolo delle donne che sono rappresentate a tutti i livelli della società e dove si mettono in pratica forme di mutualismo dal basso.   
Purtroppo le nefaste conseguenze dei settarismi gli abbiamo toccati con mano visitando i campi profughi che si trovano nel Kurdistan turco dove migliaia di persone hanno trovato rifugio dopo l’avanzata del jiadisti dell’ISIS in Iraq e Siria,assistiti e rifocillati dal popolo curdo che, attraverso le sue municipalità, sta sostenendo uno sforzo incredibile, visto che nè il governo turco nè le Nazioni Unite hanno mosso un dito.
Abbiamo ascoltato le storie del popolo Ezidi(,Yazidi in arabo) fuggito da Shengal e da Mosul in Iraq nell’agosto scorso dopo che l’ISIS ha incominciato a uccidere,stuprare e a rapire donne e bambini.
Ci hanno raccontato di 1.500 bambini caduti nelle mani del califfato che gli addestra a diventare degli assassini,di donne vendute per 100 dollari al mercato seguendo un’antichissima tradizione araba,stimando in oltre 7000 le persone che sono scomparse e di cui non si sa più nulla.
Si sentono abbandonati dalla comunità internazionale e hanno paura a tornare ai loro villaggi perché sanno che continuerebbe la persecuzione nei loro confronti,per questo chiedono che siano aperti dei corridoi umanitari per permettere loro di trovare una terra dove possano vivere in pace,con la loro cultura,la loro religione e la loro identità.
Non solo gli Ezidi sono dovuti scappare per salvarsi dalla furia dell’ISIS ma anche gli abitanti della città siriana di Kobane hanno dovuto passare la frontiera con la Turchia e rifugiarsi in campi allestiti dalla comunità curda nei pressi della città turca di Suruc che ha dovuto ospitare oltre 120.000 persone raddoppiando la sua popolazione(la città ha una popolazione di 101.000 abitanti).
Oggi la città di Kobane dopo aver resistito al califfato grazie alle combattenti curde del YPJ e ai combattenti del YPG è stata finalmente liberata e pian piano i profughi stanno lasciando i campi per ritornare nella loro città.
Ma rientrano con le tende perché la città è completamente distrutta e manca tutto,come ci ha spiegato Asya Abdullah la presidente del PYD che governa il Rojava(Kurdistan siriano).
Per questo volevamo attraversare la frontiera e raggiungere la città di Kobane per renderci conto di persona del livello di distruzione e di come far partire al più presto una campagna internazionale per la ricostruzione visto che la comunità internazionale ha dimenticato l’unico popolo che ha combattuto e sconfitto l’ISIS;ma l’esercito turco ci ha impedito di oltrepassare la propria frontiera.
Come ci ha ricordato la Presidente Abdullah i curdi a Kobane non hanno combattuto solo per  la loro sopravvivenza ma per l’intera umanità,perché difendere questa terra,la Mesopotamia,significa difendere il luogo dove è nata la civiltà e dove ci sono le nostre radici di cittadini europei.
Questo non dovremmo mai dimenticarlo come non dovremmo mai dimenticare che il popolo curdo rappresenta una sorta di assicurazione per il mondo risucchiato sempre più in una spirale di violenza e orrore.

Alessandro Zagaria-Collettivo EXIT

  







 

    

venerdì 6 marzo 2015

BARLETTA : Lo spettacolo Testimoni di Genova al Collettivo EXIT. Un esperienza audiovisiva per non dimenticare.

Quattordici anni fa migliaia di persone da tutto il mondo si riunirono nelle piazze e nelle strade di Genova mosse da un'unica convinzione: un altro mondo è possibile. Quattordici anni fa, quel movimento di movimenti vasto, eterodosso e libero subì uno dei più violenti e brutali atti di repressione visti in questo paese dal dopoguerra. Quattordici anni fa, per molti, quel movimento fu sconfitto, e riportato all'ordine con i mezzi che più sono consoni alla natura del mondo di chi ci governa e di chi decide delle nostre vite: la violenza. Come a voler dare immagine e sostanza, inflitta a forza nelle ferite, nei volti tumefatti, nei polmoni spaccati, nei vissuti violati, a quella frase che George Orwell più di sessanta anni fa mise in bocca a uno dei carnefici:  "If you want a picture of the future, imagine a boot stamping on a human face".

Molti tra noi ricordano quei giorni di Luglio. Qualcuno magari era davanti alla tv, a chiedersi il perché di quell'esplosione di furia cieca e ottusa. Qualcuno di noi era lì, oggi con le sue storie da raccontare. Chi scese in piazza in quei giorni lo fece per lottare contro quel sistema capitalista e neoliberista che ovunque, dalle periferie del mondo ai cosiddetti paesi ricchi produceva devastazione e miseria, e per lanciare un monito molto chiaro sul dove ci avrebbe portato l'insistere su un modello di società iniquo e rapace. Tutti abbiamo sotto gli occhi lo sfacelo che quella crisi che noi preannunciavamo ha prodotto in questi anni. Si diceva "Voi G8, noi 6 miliardi"; non è un caso se ai quattro angoli del pianeta ora si urla con rabbia "Noi siamo il 99%". Molto è stato detto riguardo a quei giorni. Son passati gli anni, chi era in quelle strade ha parlato, ha raccontato il proprio personale vissuto confluito in un qualcosa di più collettivo, di più condiviso; la memoria è un ingranaggio collettivo si diceva spesso. Sono arrivati anche i processi, alcuni dei quali sono finiti in farsa, mentre chi ha ordinato, chi ha deciso, chi si è reso responsabile ad alti livelli è ancora lì, o è stato promosso, o ha fatto un'insperata carriera. Non ci vuole molto in questo paese per vedere all'opera una silenziosa e strisciante damnatio memoriae. Non ci stupiremmo più di tanto, se venissimo a sapere che qualcuno delle generazioni più giovani forse non ha mai sentito parlare del sangue versato in Piazza Alimonda. Ma Genova rimane una ferita aperta. E tale deve rimanere. Ricordare quello che è successo a Genova non è solo ricordare quanto può far male uno Stato quando deve proteggere il vero potere; è ricordare anche come, per una volta, nonostante le botte, le torture, le violenze venute dopo, assediare quel potere, farlo tremare di fronte alla prospettiva di un cambiamento radicale dal basso è un qualcosa di già successo, è possibile, e succederà ancora.

Per questo siamo orgogliosi di ospitare a Barletta, Venerdì 6 Marzo alle ore 20.30 presso il Collettivo Exit (Via Mariano Sante 37), lo spettacolo "Testimoni di Genova". Otto testimonianze di quei giorni narrate da Massimo Zaccaria e accompagnate dal set di dj Brusca e dai video di Fabrizio Esposito. Nelle parole degli autori, "un lavoro per non dimenticare chi ha lottato quel giorno per un altro mondo; è un'esperienza di memoria audiovisiva, è l'atmosfera paurosa ed ingiusta di quelle giornate, è l'impotenza ed i tanti perché. Ma è anche la voglia di lottare e di non dimenticare". Per chi c'era, per chi non c'era ma ne porta comunque i segni, per chi da Genova non è più tornato. Ma soprattutto, per chi, oggi, crede ancora che un altro mondo sia possibile.

Francesco Caputo - Collettivo Exit


venerdì 23 gennaio 2015

TRANI : DISCARICA, LA TOPPA E’ PEGGIO DEL BUCO.

Il sequestro della discarica AMIU di Trani,con la conseguente iscrizione nel registro degli indagati di 16 persone(tra amministratori locali,regionali e dirigenti) con l’accusa gravissima di disastro ambientale aggravato,emissioni in atmosfera non autorizzate,omissioni di atti d’ufficio,non è la prima inchiesta sulla gestione dei rifiuti che travolge una città importante del nostro territorio.
Tutti ormai sembrano aver dimenticato l’inchiesta che nel dicembre del 2013 ha rischiato di travolgere l’amministrazione di Andria guidata dal Sindaco Giorgino,con l’arresto dell’assessore all’Ambiente Lotito per una tangente da un milione di euro ricevuta dalla ditta Sangalli per l’appalto della raccolta dei rifiuti nei Comuni di Andria e Canosa.
Questo ci fa comprendere quanto la gestione del ciclo dei rifiuti sia diventato il catalizzatore di interessi sempre più stretti tra il mondo della politica e quello degli affari, arrivando a produrre non solo fenomeni di corruzione ma anche a compromettere il tessuto ambientale di un’intera comunità.
Il sequestro della discarica di Trani mette in risalto il completo fallimento delle politiche dei rifiuti messe in campo in questi anni dal Governatore Vendola,incapace di sottrarsi alla logica del conferimento in discarica o dall’incenerimento e sconfessa completamente le affermazioni fatte in tutti questi anni dal Presidente della Provincia Ventola che ha sempre sostenuto come questo territorio fosse autosufficiente nella gestione dei rifiuti.
Un’autosufficienza basata su una discarica da tempo fuori controllo che era inoltre “costretta”ad ospitare i rifiuti provenienti dalla Provincia di Bari per la chiusura della discarica di Conversano.
Questo ulteriore aggravio non è stato certo a titolo gratuito visto che nelle casse dell’Amiu di Trani sono entrati i soldi pagati dai Comuni per lo smaltimento.
Oggi con la chiusura della discarica di Trani ci si trova di fronte ad una situazione insostenibile per cui urge trovare una soluzione.
Ma invece di cambiare strada imponendo una rivoluzione culturale che ci faccia finalmente uscire dalla crisi ambientale in cui siamo sprofondati, mettendo in campo strategie come quella verso Rifiuti Zero nei Comuni e all’interno di organismi come gli ARO(organi bloccati o in molti casi commissariati),la classe politica rischia di proporre soluzioni peggiori del danno provocato.
Nessuno nella Provincia Bat,a parte i movimenti,si sta ponendo l’obiettivo di capire quali sono le ricadute sull’ambiente e sulla salute del disastro che è stato prodotto a Trani.
I Sindaci,le forze politiche di centro-destra e centro-sinistra, il Neo Presidente della Provincia Spina,rimasto fino ad ora muto sulla vicenda e che forse dovrebbe dare qualche spiegazione visto che la città che amministra,Bisceglie, ha una bassissima raccolta differenziata e in tutti questi anni ha conferito i rifiuti a Trani,hanno come obbiettivo la riapertura al più presto della discarica di Trani.
Con questo scenario significherebbe condannare la città di Trani ad una crisi ambientale irreversibile.
Qualcuno forse nei prossimi mesi potrebbe proporre scenari altrettanto inquietanti come la necessità di realizzare un inceneritore in questo territorio oppure utilizzare la cementeria Buzzi Unicem(su questa ipotesi c’è la proposta inserita all’interno dell’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata dalla Regione Puglia nel 2012).
Una mano sulla realizzazione di un inceneritore la garantisce l’art.35 del decreto Sblocca Italia approvato dal Governo Renzi che individua come insediamenti di preminente interesse nazionale, gli impianti di recupero di energia e di smaltimento dei rifiuti urbani e speciali ,esistenti e da realizzare.
Sul decreto Sblocca Italia e sull’art.35 sei Regioni hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale;anche la Puglia ha fatto ricorso ma solo sugli articoli 36-37-38 che riguardano la ricerca,la prospezione e coltivazione di idrocarburi liquidi in mare.
Lasciando intenzionalmente fuori dal ricorso l’articolo 35 il Presidente Vendola fa un regalo alla lobby dell’incenerimento e consegna in eredità al nuovo Governatore la possibilità di ricorrere ancora una volta ad impianti ormai obsoleti come agli inceneritori per chiudere il ciclo dei rifiuti.

Francesco Caputo-Collettivo EXIT


lunedì 3 novembre 2014

BARLETTA : NEGANO I DIRITTI E SVENDONO LA CITTA’

Dopo quasi un anno e mezzo di amministrazione di centro-sinistra guidata dal Sindaco Cascella è ormai evidente che dietro ai vuoti proclami, alle promesse pubblicamente sbandierate e nei fatti costantemente disattese, dietro alla vacua eloquenza con cui si giustificano farragini burocratiche e procedurali, l'obiettivo dei partiti di maggioranza non è altro se non quello di galleggiare comodamente sul vuoto politico e sociale che attanaglia questa città. Non scuotere niente, non cambiare niente, e lasciare inalterata e libera di agire quella rete di interessi economici e di relazioni clientelari e di potere che da anni strangola e immobilizza il tessuto sociale cittadino. E per far ciò, per continuare a mantenere questo clima di immobilismo utile solo per chi da questa situazione ci guadagna, non si esita a scaricare sulle fasce più deboli della popolazione tutto il peso di una crisi economica che da anni ormai amplia le diseguaglianze economiche e sociali in tutto il territorio. Basta dare un'occhiata alle recenti azioni di governo del sindaco Cascella e del consiglio comunale per rendersi conto di questa tendenza. Da una parte l'amministrazione, con un'insolita celerità di azione, non si fa scrupoli ad aumentare le aliquote delle imposte comunali, aumentando la pressione fiscale a detrimento degli strati sociali meno abbienti; con altrettanta urgenza, unita alla tracotanza tipica di chi si arroga diritti non suoi trincerandosi dietro una facciata legalitaria e procedurale, si decide di svendere e alienare una parte del patrimonio immobiliare comunale, tra cui alcuni edifici con valore storico e culturale, cercando così di risanare debiti di cui la città non è responsabile tramite beni appartenenti all'intera comunità. Dall'altra parte, si mette in scena un tristissimo teatrino a base di incontri in commissioni che non producono nulla(a parte i gettoni di presenza pagati dalla collettività per i consiglieri comunali), rimpalli di responsabilità, ritardi, addirittura schermaglie verbali, non del tutto convincenti in realtà, tra esponenti della stessa maggioranza in merito ad alcuni basilari provvedimenti riguardanti il registro delle unioni civili, il regolamento sullo ius soli e sugli istituti di partecipazione. Delle semplici questioni di civiltà e di eguaglianza tra i cittadini, quali il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, omosessuali ed eterosessuali, tutelandone la dignità e il pieno rispetto o il riconoscere la cittadinanza agli immigranti di seconda generazione nati in Italia, sebbene rappresentino dei primissimi passi verso una strada ben più lunga, vengono trattati dal PD e dai partiti della coalizione con la mal dissimulata noncuranza e ipocrisia di chi è costretto ad ascoltare qualcosa a cui non è minimamente interessato. Un atteggiamento ancora più grave se si considera il semplice fatto che tali questioni erano addirittura chiaramente esplicitate nel programma presentato dalla maggioranza prima delle elezioni comunali. Il tema dell’allargamento dei diritti è una questione che disturba fortemente le gerarchie ecclesiastiche del nostro territorio a cui molti consiglieri comunali fanno riferimento. Oramai è evidente come i temi delle unioni civili e dello ius soli siano state utilizzate come mero strumento per racimolare qualche voto in più e dare una facciata moderatamente "progressista" a una coalizione che fin'ora ha seguito esclusivamente la via delle disparità, dell'austerity e della crisi usata come arma sociale. Tutti i partiti della coalizione di maggioranza sono a questo punto responsabili di un vero e proprio attacco ai diritti di tutti. Diritti civili, non riconoscendo le unioni di fatto e continuando a discriminare i migranti; diritti sociali, svendendo un patrimonio appartenente alla comunità; diritti economici, aumentando tasse e balzelli e punendo le fasce meno agiate della popolazione facendo sostenere loro il peso del debito. Lo spettacolo indecoroso che ha offerto l'amministrazione nel trattare questi temi rende evidente come l'attendere un chissà quale rinsavimento o chissà quale tipo di mediazione della classe politica nostrana per raggiungere degli obiettivi minimali di giustizia sociale e politica sia oramai vano. Come  realtà sociali che da anni lavorano su questi temi, abbiamo perciò deciso di far partire un percorso di mobilitazione cittadina affinché vengano approvati i regolamenti in merito a unioni civili, ius soli, e istituti di partecipazione e che il regolamento sul piano di valorizzazione e alienazione dei beni immobili comunali sia del tutto stralciato perché mai discusso con la cittadinanza. Perché il tempo dei giochi di palazzo e delle recite pre-elettorali finisca, e prenda avvio una volta per tutte il tempo dei diritti per tutti,  nessuno escluso.


Francesco Caputo- Collettivo EXIT
Michele Rizzi - Partito di Alternativa Comunista
Michele Pio Antolini - Attivista LGBT
Movimento Homophobie Pour Tous - Puglia

   


martedì 26 novembre 2013

BARLETTA : Il bilancio comunale grava sui poveri

Quello che i consiglieri comunali hanno votato nella scorso consiglio comunale erano una serie di provvedimenti che incideranno fortemente sulla vita materiale delle fasce più deboli della popolazione.
Infatti con il voto favorevole dei consiglieri si è materializzato in Consiglio Comunale  un partito unico della crisi e dell’austerity all’interno della maggioranza guidata dal Sindaco Cascella che ha deciso di far pagare gli effetti devastanti della crisi economica interamente ai cittadini. Non solo nell’immediato, attraverso una serie di aumenti, ma anche scaricandone il peso sulle future generazioni attraverso la privatizzazione di porzioni di patrimonio pubblico.
Nelle prossime settimane ci troveremo una serie di aumenti sia per la Tares che per l’Irpef, aumenti che andranno a colpire pesantemente i lavoratori dipendenti, i pensionati, i piccoli commercianti, aggravandone  le già fragili condizioni di vita.
Proprio sulla Tares, nella sua componente che riguarda i rifiuti, in Consiglio Comunale abbiamo toccato con mano l’inadeguatezza dell’assessore all’ambiente Pisicchio, incapace di dare risposte adeguate per quanto riguarda il nuovo servizio di raccolta dei rifiuti.
Da tempo come Collettivo all’interno del Coordinamento Rifiuti Zero abbiamo posto sul tavolo dell’assessore l’adozione della Strategia Rifiuti Zero con la necessità di coinvolgere nel progetto i commercianti attraverso una serie di incentivi e  di prevedere per tutti il passaggio dalla tassa alla tariffa attraverso un principio molto semplice: più differenzi e meno paghi.
Anche il voto favorevole al piano di alienazione e valorizzazione degli immobili da parte della maggioranza, nonostante l’impegno preso dal Sindaco nel redigere un nuovo piano e un  nuovo regolamento (impegno preso esclusivamente a parole e non inserito come emendamento all’ordine del giorno) dimostra quanto il centro-sinistra sia pervaso dall’idea che i beni comuni, patrimonio della collettività, debbano essere soggetti ad un processo di smantellamento e privatizzazione.
Non si può continuare ad utilizzare i beni comuni come cassa da cui attingere risorse per sopperire a un disastro finanziario frutto di decennali politiche fallimentari creato dalla stessa classe politica che ora ci chiede sacrifici.
Come più volte abbiamo denunciato, questo avviene in una città dove mancano spazi sociali,dove non vengono valorizzati i percorsi di cooperazione, dove ancora una volta il partito della speculazione è più forte di qualsiasi esigenza collettiva.
Per questo come Collettivo EXIT, insieme ad altre realtà sociali, abbiamo deciso di promuovere un percorso di mobilitazione contro questi provvedimenti, ricordando a chi governa la città che Barletta non si svende.


Francesco Caputo-Collettivo EXIT