C’è
stato un tempo antico in cui la cultura dell’accoglienza era
intrinseca e caratteristica della gente del sud e di questo
territorio. La cultura dell’accoglienza e della solidarietà era
anche una caratteristica che apparteneva alla società contadina
sempre pronta a condividere e ad applicare quel principio di
mutualismo che portava a compiere azioni concrete verso gli altri;
familiari prossimi ma anche semplici conoscenti e convicini.
Esisteva
il prestito familiare, che non riguardava solamente il denaro ma
anche beni, ma anche il prestito collettivo di solidarietà,
naturalmente non a titolo oneroso o speculativo o, come si direbbe
oggi, usurario. Poi esisteva la delicatezza di accogliere gli altri,
lo straniero, il forestiero, l’ospite. Lo si faceva in punta di
piedi, con estremo rispetto, al punto che l’ospite stesso quando
lasciava la casa dopo la visita di cortesia era solito usare questa
tipica espressione: “scusate qualche parola”. Come dire: non so
se nel corso del dialogo, della discussione io abbia potuto esprimere
parole a sproposito ma qualora lo abbia fatto, inconsapevolmente e
senza volerlo, ve ne chiedo scusa pur non avendo coscienza di averlo
fatto. Un gesto di estremo rispetto che resta nella storia e nella
cultura di una società che, oggi, ha perso questi valori e questa
sensibilità.
Oggi
le cose sono diverse, molto diverse e la cultura dell’accoglienza,
anch’essa, è legata e relegata alla sottocultura del business, del
materialismo e dell’opportunismo.
E il
turista? Non esiste, solo un oggetto che deve adeguarsi ai capricci
di chi vuole ricondurre sempre tutto a questioni burocratiche, di
denaro e di utilitarismo. Il turista va maltrattato, derubato,
assalito, violentato e rispedito a casa velocemente. Un intruso, un
indesiderato che quasi viene a rompere equilibri consolidati che
fanno parte sempre di quella sottocultura che ha preso il sopravvento
e che può agire indisturbata senza opposizione e senza contrasto.
Le
Istituzioni? Assenti, apatiche, sconfortate e spesso guidate da chi
non ha minimamente idea di cosa sia il territorio, non conoscendolo
neanche e non vivendolo nel suo intimo.
Combinazioni
micidiali in negativo che hanno reso questa terra inospitale per i
turisti, per i visitatori, per gli ospiti ma appetibile, tanto
appetibile per chi se ne è ormai appropriato per farne terra da
sfruttare, politicamente, elettoralmente ma anche utilizzandola a
proprio piacimento senza regole e senza alcuna forma di rispetto per
l’ambiente, per le bellezze naturali, per la sua storia, per cose e
persone.
Le
piazze, i parchi, le periferie ma anche i centri storici ed i centri
urbani delle nostre città sono oramai campi di battaglia dove
agiscono indisturbate bande di criminali che si acciuffano tutti i
giorni. Spaccio di sostanze stupefacenti, abuso di alcol, droghe e
sesso davanti ai luoghi di culto, all’aperto. Nessun senso di
rispetto verso gli altri e verso se stessi.
Questo
accade nelle nostre città, in quelle più vicine a noi dove tra una
festicciola popolare e un’inaugurazione virtuale il tempo scorre,
l’economia va a pezzi, la criminalità dilaga, i giovani fuggono
via e non ritornano più, le regole non esistono ed ognuno si sente
già pronto per salire sull’aereo che porterà a Roma ma gli (e ci)
chiediamo: con quali meriti?
*Presidente
“Io Ci Sono!”
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