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mercoledì 24 agosto 2016

ANDRIA : LA CULTURA DELL’ACCOGLIENZA NON ABITA PIU’ QUI

C’è stato un tempo antico in cui la cultura dell’accoglienza era intrinseca e caratteristica della gente del sud e di questo territorio. La cultura dell’accoglienza e della solidarietà era anche una caratteristica che apparteneva alla società contadina sempre pronta a condividere e ad applicare quel principio di mutualismo che portava a compiere azioni concrete verso gli altri; familiari prossimi ma anche semplici conoscenti e convicini.
Esisteva il prestito familiare, che non riguardava solamente il denaro ma anche beni, ma anche il prestito collettivo di solidarietà, naturalmente non a titolo oneroso o speculativo o, come si direbbe oggi, usurario. Poi esisteva la delicatezza di accogliere gli altri, lo straniero, il forestiero, l’ospite. Lo si faceva in punta di piedi, con estremo rispetto, al punto che l’ospite stesso quando lasciava la casa dopo la visita di cortesia era solito usare questa tipica espressione: “scusate qualche parola”. Come dire: non so se nel corso del dialogo, della discussione io abbia potuto esprimere parole a sproposito ma qualora lo abbia fatto, inconsapevolmente e senza volerlo, ve ne chiedo scusa pur non avendo coscienza di averlo fatto. Un gesto di estremo rispetto che resta nella storia e nella cultura di una società che, oggi, ha perso questi valori e questa sensibilità.
Oggi le cose sono diverse, molto diverse e la cultura dell’accoglienza, anch’essa, è legata e relegata alla sottocultura del business, del materialismo e dell’opportunismo.
E il turista? Non esiste, solo un oggetto che deve adeguarsi ai capricci di chi vuole ricondurre sempre tutto a questioni burocratiche, di denaro e di utilitarismo. Il turista va maltrattato, derubato, assalito, violentato e rispedito a casa velocemente. Un intruso, un indesiderato che quasi viene a rompere equilibri consolidati che fanno parte sempre di quella sottocultura che ha preso il sopravvento e che può agire indisturbata senza opposizione e senza contrasto.
Le Istituzioni? Assenti, apatiche, sconfortate e spesso guidate da chi non ha minimamente idea di cosa sia il territorio, non conoscendolo neanche e non vivendolo nel suo intimo.
Combinazioni micidiali in negativo che hanno reso questa terra inospitale per i turisti, per i visitatori, per gli ospiti ma appetibile, tanto appetibile per chi se ne è ormai appropriato per farne terra da sfruttare, politicamente, elettoralmente ma anche utilizzandola a proprio piacimento senza regole e senza alcuna forma di rispetto per l’ambiente, per le bellezze naturali, per la sua storia, per cose e persone.
Le piazze, i parchi, le periferie ma anche i centri storici ed i centri urbani delle nostre città sono oramai campi di battaglia dove agiscono indisturbate bande di criminali che si acciuffano tutti i giorni. Spaccio di sostanze stupefacenti, abuso di alcol, droghe e sesso davanti ai luoghi di culto, all’aperto. Nessun senso di rispetto verso gli altri e verso se stessi.
Questo accade nelle nostre città, in quelle più vicine a noi dove tra una festicciola popolare e un’inaugurazione virtuale il tempo scorre, l’economia va a pezzi, la criminalità dilaga, i giovani fuggono via e non ritornano più, le regole non esistono ed ognuno si sente già pronto per salire sull’aereo che porterà a Roma ma gli (e ci) chiediamo: con quali meriti?



*Presidente “Io Ci Sono!”

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