Accadde
nel 2010, anno fatidico per la città di Andria e poi ancora nel
2013. Il Giro d’Italia attraversò la città di Federico suscitando
entusiasmo e partecipazione. Occasioni d’oro per la città che ebbe
la possibilità (ed i soldi) per rimettere in sesto le sue strade.
Asfalto nuovo come pelle appena rasata e le ruote delle moderne
biciclette che scivolavano come burro.
La
carovana rosa rimase soddisfatta e compiaciuta per l’allora
organizzazione ineccepibile che portò al settimo cielo il giovane ed
appena nominato assessore allo Sport della rivoluzionaria giunta
comunale così come anche l’altro più esperto e navigato assessore
al Patrimonio si incensò per il lavoro fatto dalla Multiservice.
Infatti
fu proprio la società partecipata che si occupò dei lavori stradali
e dell’arredo pubblico, rendendo la città insolitamente
affascinante ed ordinata, giusto il tempo del passaggio dei
corridori.
Allora,
durante le conferenze stampa che si tenevano praticamente almeno una
volta ogni due giorni (fruscio di scopa nuova per l’appena eletta
amministrazione comunale di destra), venne affermato con decisionismo
che in merito al rifacimento delle disastrate strade cittadine,
avvenuto in occasione del Giro, il tutto non si sarebbe esaurito con
quell’evento ma sarebbe continuato nella “ordinarietà”: Così
scrissero allora forse senza neanche comprenderne fino in fondo il
significato, promettendo che sarebbero stati assicurati i necessari
interventi per quelle strade segnalate con problemi legati alla
normale viabilità.
Sono
passati anni, alcuni anni da allora ed il Giro d’Italia non è
passato più da Andria mentre di auto ne sono passate e ne passano su
quelle strade disastrate. Peccato che quel Giro non passi più per la
città Fidelis; peccato davvero perché basti circolare per le strade
urbane ed extraurbane per rendersi conto della loro condizione al
limite della praticabilità, senza parlare poi della segnaletica
orizzontale praticamente inesistente, con gravissimi pericoli per
automobilisti e pedoni.
Andria
dunque “fuori dal Giro” mentre leggiamo la soddisfazione del
Governatore Emiliano, che con la città di Andria ha un particolare
feeling tutto documentato da come si sono comportati i voti ballerini
nelle scorse elezioni, il quale ha detto di essere orgoglioso per la
scelta del centesimo Giro d'Italia di attraversare tutta la Puglia,
da Alberobello a Peschici, passando per Massafra, Martina Franca,
Ceglie Messapica, Cisternino, Locorotondo, Molfetta, Bisceglie,
Trani, Barletta, Margherita di Savoia (Bat), Zapponeta, Manfredonia,
Monte Sant'Angelo, Mattinata e Vieste.
Già,
ha detto proprio così, tutta la Puglia.
Eppure
Andria non c’è. E’ vero, sarà “ricompensata” con
l’inclusione del Festival Farinelli nell’oppio “InPuglia365”
ma non basta, non basta. Andria ha bisogno di quel Giro più di
qualsiasi altro spettacolino di nicchia o di piazza. Andria ha
bisogno di quel Giro perché le sue strade sono sfasciate e perché
l’unica speranza di vederle perlomeno rattoppate era proprio legata
al Giro ma noi oltre a non essere in Puglia forse non siamo più
neanche in Italia.
E
qualcuno continua a rivolgersi al Popolo cantando: Gira che ti
“rigiro” amore bello.
*Coordinatore Comitato Quartiere Europa
Componente
eletto 4^ Consulta Ambiente
Città
di Andria
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