L’ultima
vicenda in ordine di tempo è la vicenda tragicomica
dell’Andria-Trani. Una vicenda che accade dopo il fallimento e lo
spreco di una grandissima opportunità quale fu quella delle Zone
Franche Urbane; dopo la mancata costituzione della Camera di
Commercio; dopo la vanificazione di strumenti di Sviluppo Economico e
Sociale quali il Patto territoriale Nord Barese Ofantino e delle sue
Agenzie collegate; dopo la disgregazione dell’unico strumento di
coordinamento e promozione turistica territoriale cioè Puglia
Imperiale; dopo il maldestro utilizzo dei Gal ridotti a bancomat per
i comuni; dopo la malagestione di Piani Strategici come Vision 2020 e
dopo tutte le tantissime altre opportunità vanificate da dirigenti,
politici, sindacalisti e burocrati che non hanno saputo minimamente
rendersi conto del valore di tali opportunità e le hanno asservite
alla sete di potere finalizzato a vere e proprie spartizioni
scientifiche che nulla hanno prodotto se non vantaggi personali e di
lobbies. Eppure oggi, anche nel caso dell’Andria-Trani, si ripete
il balletto dello scaricabarile, come se stessimo parlando di una
zona sperduta in Pennsylvania o in qualche area desertica degli stati
Uniti d’America dove le auto che vi circolano si contano sulle dita
di una mano. Invece stiamo parlando di una strada tra le più
frequentate e percorse dell’intero territorio e dove anche quei
burocrati, politici, tecnici e amministratori che oggi non sanno dare
risposte al caso ridicolo vi passano ogni giorno, per più volte al
giorno.
Un’altra
beffa che non si esaurisce al solo aspetto logistico o al fatto che
un’azienda che prima era raggiungibile percorrendo due soli
chilometri oggi ne servono quattordici dovendo fare il girotondo
delle città ed incrementando paurosamente quel traffico che si
sarebbe voluto invece smaltire. Una beffa se si pensa allo spreco di
denaro pubblico giustificato sempre da quella schiera di non
risponditori con la necessità di salvare le vite umane ma senza
convinzione visto che la situazione di rimedio che si sta
prospettando risulterebbe di lunga peggiore del male, al costo modico
di venticinque milioni di euro in tempi in cui la gente quella strada
non la percorrerà più perché le auto sono rimaste senza benzina e
senza assicurazione.
Una
beffa che continua a generare stolti sorrisini mentre gli
imprenditori sono arrabbiati ed incazzati. Lo sono gli imprenditori
che insistono con le loro aziende su quelle arterie, ora occluse,
come lo sono coloro che continuano a scappar via, spaventati da
queste assurde condizioni di arretratezza culturale e gestionale
mostrata da Enti Pubblici incapaci di ascoltare e di tenere conto
delle istanze del territorio e della sua base produttiva sempre più
discriminata quando non è asservita.
Se
anche in questa circostanza nuovi investitori decidono di impiegare i
loro capitali e di produrre forza occupazionale altrove allora di che
meravigliarsi?
I
soldi per il ponte? Li troveremo, dicono, ma dove? Quando? La lotta
per appuntarsi le medaglie sul petto è già cominciata?
Alla
fine di quest’altra ridicola vicenda una cosa è e rimane certa: i
tempi della politica, della malapolitica, della burocrazia e dei
burocrati sono sempre più lontani e distanti dai tempi
dell’imprenditoria e se gli imprenditori scappano via, se questo
territorio registra il 57% di disoccupazione e se ogni giorno la
gente si affolla sotto i municipi a chiedere l’elemosina al
politico di turno allora la domanda torna ricorrente: di che
meravigliarsi?
All’incapacità,
è a quella che bisogna trovare rimedio ma anche il “ricambio” è
diventata merce rara. Infatti sono sempre di più coloro che decidono
di partecipare comodamente al banchetto restando in silenzio.
Anche
l’Andria-Trani ha la sua bella storiella da raccontare, peccato che
come i muri di gomma anche l’asfalto non parla.
3^ Consulta Attività Produttive
Città di Andria
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