Ci risiamo. Siamo avvinti da maglie di
acciaio di cui non sappiamo chi è stato ad incatenarci e noi
prigionieri non troviamo risposte. Trovare rimedi per rimediare ai
nostri patemi e lai per rimuovere simili catene. A tutt’oggi ogni
tentativo è risultato vano. Risme di missive si sono consumate nella
speranza di ottener un cenno di risposta ma sino ad oggi nulla. Come
se tutte le nostre sacrosante richieste siano state scritte sui sassi
e gettate in fondo al mare. Al contrario, i nostri sordomuti
acquistano vista, udito e voce molto acuta quando devono farci fare
sogni e sogni da incubi.
Tutto ciò succede ogni qualvolta che
ci pervengono missive e raccomandate e ingiunzioni di pagamento di
tasse e tributi comunali, in particolare Ici e Tari.
Tutto entra nella norma per le casse
comunali, mentre noi siamo vittime e colpevoli di aver posto tutti i
nostri sacrifici nelle mura e solai delle nostre case quando avevamo
gli anni verdi ed i capelli neri. Più volte abbiamo rimarcato nelle
nostre lamentele le piccole risorse economiche a nostra disposizione
nei lustri passati mentre ora non v’è più nulla. Non possiamo
soddisfare le annose e dolorose richieste di denaro contante per
onorare i pagamenti anche perché negli ultimi vent’anni le tasse
sono aumentate quasi del 400% mentre gli stipendi e pensioni sono
rimaste al palo, anzi ci stanno togliendo anche quelle. Mentre in
altre città stanno utilizzando tutti i modi, schede e microchips per
far pagare di meno, ad Andria con la raccolta differenziata si fa
pagare anche la tassa sulla base delle superfici occupate, anche se
non utilizzate, che non producono rifiuti. Le nostre case sono
diventate carceri e noi siamo i reclusi. Tutta colpa per non aver
fatto richiesta ai nostri avi amministratori di assegnarci una casa
popolare.
Oggi le case e le pensioni sono
diventate banconote che non si possono falsificare e all’occorrenza
devono essere sempre disponibili fino a quando l’aver appreso e
informato ai mass media che il nostro comune è a credito nei
confronti dei contribuenti di oltre 9 milioni di euro. Ci fa
preoccupare e temere per il nostro futuro. Col tempo andare vi
saranno sempre più difficoltà a reperire fondi attraverso le tasse,
considerato che in una famiglia su quattro vivono giovani che non
trovano occupazione e sono i genitori che devono sostenere il peso
economico per le loro sacrosante esigenze. Ma tutto ciò fino a
quando? I nostri diritti acquisiti li abbiamo conquistati con il
lavoro e tantissimi sacrifici, non li abbiamo comperati al mercato e
non possiamo gettarli sulla strada come fossero dei rifiuti polverosi
che si dissolvono al primo vento.
Non dobbiamo vergognarci di nulla e di
niente e non dobbiamo chinare il capo. Non possiamo accogliere sotto
l’ombra degli alberi della nostra casa a coloro che bussano alle
nostre porte chiedendo i nostri voti. Nessuna parola ci viene
pronunciata al nostro favore. Siamo tutti evasori? Perché? Al
risveglio del primo mattino si ha paura guardandosi allo specchio,
osservando nell’oscurità il nostro volto impaurito ci sentiamo
stranieri in casa propria. Impossibili sono le nostre speranze,
nessuno comprende il nostro linguaggio. Per noi non c’è più
spazio per stendere le nostre ali dove prima ci potevamo appollaiare
nell’azzurro del cielo. Anche questa gioia ci avete tolto. Come dei
disperati viandanti vediamo strade deserte dove non troviamo oasi per
un piccolo sorso d’acqua e ristorarci. Alcune missive fatte
pervenire ai dirigenti e sindaco della nostra città sono state
ignorate senza nessuna risposta. 11 febbraio 2011, 30 marzo 2011, 18
novembre 2011, 19 gennaio 2015 e 5 luglio 2016.
A voi l’ardua sentenza.
A noi i ricatti fiscali non ci
piacciono e continueremo a denunciarli.
sig. Vincenzo SANTOVITO
osservatore civico
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