L’incapacità delle classi dirigenti di restituire futuro e fiducia alle popolazioni richiede un cambio di rotta ideale e concreto, che solo dal Sud può venire.
Ogni meridionale ha salutato con estremo favore la decisione di alcune regioni meridionali di dedicare una giornata al ricordo delle persone che perirono in occasione dell’Unità d’Italia.
Si impongono alcune domande che nascono dalla corale condivisione di tale proposta. È infatti stupefacente che all’insorgente neo-meridionalismo si uniscano le forze di sinistra che seguono logiche spesso confliggenti con gli interessi dei meridionali. Infatti molti dei più illustri pensatori della sinistra si sono immediatamente liberati dai loro importantissimi impegni per trovare il tempo di commentare questa cosa che evidentemente ritengono fondamentale; fino a dire che i briganti sono stati una cosa molto simile alla mafia, camorra,..ecc. naturalmente tale similitudine non è intesa a legittimare le organizzazioni criminali mafiose odierne, ma a screditare l’immagine dei briganti ancor prima che inizino i dibattiti e le cerimonie commemorative. Si tratta di operazioni vergognose ma, come spesso accade per le basse speculazioni, possono rivelarsi un boomerang. Nel nostro caso certamente i due fenomeni sono simili in quanto entrambi sono opposizioni estreme, inconsulte, spesso irrazionali, violente ed istintive ad un sistema che rifiutano. Ma in entrambi i casi si tratta della espressione di una minoranza violenta che rappresenta un rifiuto del sistema molto più corale, generalizzato e diffuso di quanto si voglia far credere. Quindi lungi dal liquidare il problema, tale analisi, pur evidentemente affrettata e grossolana, apre più di una questione reale e di gravità estrema.
Infatti molti eletti nelle liste di sinistra e, pare, anche il Presidente della Giunta Regionale pugliese, non solo non si allineano ai pensieri di tali personaggi, ma sono favorevoli alle contestate commemorazioni. Ma anche a questi neocomunisti-meridionalisti vanno fatte alcune domande; gli si chiederebbe; come mai, visto che avete così sollecitamente aderito a tale idea, non l’abbiate presentata voi e prima? È nella vostra sensibilità oppure no? E non volendo credere che questa sia una scelta meramente elettorale, che scelta è? Quando nelle rievocazioni emergerà che uno dei danni più rilevanti subito dal Sud è stata la unitarietà della moneta nazionale e quindi della politica creditizia che ha condannato alla subalternità permanente il Sud e che oggi condanna tutta l’Italia allo stesso destino per via della unitarietà della politica creditizia e monetaria dell’euro, voi del PD nostrano chiederete per il Sud l’uscita dalla moneta unica o un temperamento significativo della sua gestione? E come vi ponete di fronte alla dannosissima unitarietà della legge fiscale? O della pesantissima burocrazia imposta ad imprese e famiglie sia meridionali che settentrionali al solo fine di giustificare una immensa pletora di dipendenti pubblici?
Sappiamo che risposte non ve ne sono e non ve ne saranno… è quindi evidente che questa questione si aggiunge alle tante altre che spaccano il fronte della sinistra… forse perché una idea vera, forte e condivisa -almeno dai suoi rappresentanti- non esiste e ne stanno cercando una: ognuno di loro vota per quella immagine della sinistra che crede sia quella vera; in attesa che sorga il nuovo giorno che però nel loro mondo, tarda.
Noi diciamo che il meridionalismo del nuovo millennio, (quello che deve relegare le lamentele e le richieste di danari del notabilato locale a dei ricordi lontani) è, di fatto, il futuro della politica di tutto il mondo. L’incapacità delle classi dirigenti di sinistra o di destra di restituire futuro e fiducia alle popolazioni escluse dal banchetto del Pil, richiede un cambio di rotta ideale e concreto; cambio di rotta che certamente deve essere forte dell’esperienza del passato, ma anche ardito nel percorrere strade nuove; cambio di rotta che solo dal Sud può venire.
Canio Trione
Staff di direzione Il Corriere Nazionale
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