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martedì 29 dicembre 2009


REGIONE - BAT : Marmo (Pdl): “Mai fidarsi di Emiliano”



Il consigliere regionale AN-PDL Nino Marmo ha diffuso la seguente nota:
“Appena sei mesi fa Michele Emiliano si riproponeva come sindaco di Bari con grande dispendio di mezzi economici e soprattutto con un programma faraonico, comprensivo anche di 30 mila nuovi posti di lavoro, per il quale anche un nuovo quinquennio sarebbe stato del tutto insufficiente. Infatti non ci credeva nemmeno lui, tant’è in questi sei mesi di tutto si è occupato tranne che di Bari e delle promesse sulle quali era stato rieletto.
Appena poche settimane fa Michele Emiliano si proponeva al ‘popolo del PD’ come il garante più incrollabile della ricandidatura del ‘fratello’ Vendola alla guida della Regione. D’altronde non poteva essere diversamente, visto che la Regione in questi anni è stata in realtà governata assieme dal presidente e dal più grande partito di maggioranza, di cui Emiliano è stato il primo, onnipotente segretario, condividendo ed addirittura ispirando scelte e politiche, comprese le più opache e disastrose.
Appena pochi giorni fa Emiliano giurava e spergiurava, alternativamente, che mai e poi mai si sarebbe candidato senza l’avallo del suddetto ‘fratello’ o che mai e poi mai avrebbe tradito i Baresi che lo avevano rieletto.
Come stia andando a finire lo stiamo vedendo. Non una di queste solenni promesse Emiliano sta mantenendo. Per i Pugliesi valga come lezione per i prossimi appuntamenti. Mai fidarsi di Emiliano.
Intanto ci attendiamo da lui immediate dimissioni dalle presidenze che già occupa, dalla Fondazione Petruzzelli all’Asi di Bari, senza peraltro degnarsi di farci avere risposte alle interrogazioni che abbiamo presentato sui suoi metodi spregiudicati di governo, sia pur con la complicità degli sssessori interrogati, da Frisullo alla Godelli ed alla Capone, e dello stesso Vendola.
Quanto al PD, oltre a tentare truffaldinamente di occultare le sue corresponsabilità primarie nel fallimento del governo-Vendola, non può inventarsi soltanto adesso – trattando l’Istituzione come un proprio zerbino - una inesistente ‘anti-costituzionalità’ di una ineleggibilità che vale addirittura per il Parlamento nazionale, e che cinque anni fa i suoi uomini hanno unanimemente condiviso, all’interno di un patto tra galantuomini che valeva anche per questa legislatura e nel quale in realtà gli unici ad essere galantuomini eravamo noi”

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