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News dalle Città della BAT

martedì 25 gennaio 2011

BARLETTA : “Unire le Lotte”

Martedi 25 gennaio alle ore 18.00 presso il circolo Arci Cafiero di Barletta in via Nazareth n° 40, si terrà una conferenza stampa di adesione allo sciopero generale indetto dalla Fiom e dai Sindacati di Base per il 28 Gennaio.


All’incontro parteciperà un rappresentante della Fiom Puglia.

Associazioni, movimenti e singoli cittadini hanno deciso di intraprendere un percorso comune per unire istanze e rivendicazioni globali e locali sui temi del lavoro, della precarietà, delle politiche ambientali, della scuola e di tutto il mondo dei saperi.

La globalizzazione neoliberista ha riversato sulle comunità locali gran parte dello scempio sociale ed ambientale causato da un modello di sviluppo aggressivo, dettato esclusivamente dalle speculazioni finanziarie e da logiche consumistiche ormai fallimentari.

Questo scempio è sotto gli occhi di tutti.

E’ ormai evidente il tentativo da parte dei poteri economici di speculare sull’incapacità degli Stati di dotarsi di misure previdenziali innovative ed efficaci per tutelare i propri lavoratori e, universalmente, tutte le donne e gli uomini che vivono sul loro territorio.

Ne abbiamo subito le conseguenze nel nostro territorio con lo svuotamento del tessuto produttivo(soprattuto nel comparto tessile e calzaturiero) sotto i colpi delle delocalizzazioni forzate che hanno lasciato il deserto intorno a migliaia di famiglie rimaste senza lavoro e senza speranze. Lo vediamo nel nostro paese, a partire dalle leggi bipartisan che hanno precarizzato il mercato del lavoro, generando un esercito di “invisibili”, per lo più giovani e giovanissimi, ma anche immigrati e studenti, sempre più estromessi dai meccanismi di tutela economica e sociale. E lo vediamo dai continui attacchi ai diritti di milioni di cittadini che fino a pochi anni fa sembravano saldamente tutelati dallo statuto dei lavoratori. Il caso Fiat è stato emblematico in tal senso: con la complicità delle principali forze politiche del paese e della maggioranza dei sindacati si sono affossati in un solo colpo il contratto nazionale, le libertà sindacali e i diritti costituzionali.

Oggi un fronte largo di cittadini si sta mobilitando al fianco di quei soggetti cha hanno saputo dire “NO” al ricatto di Marchionne, per rimettere al centro i diritti dei lavoratori e per proporre con coraggio un modello produttivo alternativo e sostenibile, non più in concorrenza ma in sintonia con i diritti degli operai.

Oggi ci troviamo dinanzi ad una situazione di crisi tutta interna al modello di sviluppo capitalistico che negli ultimi vent'anni ha visto il settore dell'energia come uno dei segmenti produttivi su cui fondare il proprio credo ideologico.

La Puglia e soprattutto il nostro territorio rappresentano una piattaforma logistica per tutte quelle aziende che hanno interesse a impiantare e sviluppare impianti da cui produrre energia.

Tutto questo però avviene in una regione che già produce il doppio del proprio fabbisogno energetico e che vive da anni situazioni di criticità ambientale in territori come quello di Taranto e Brindisi.

Ci troviamo dinanzi ad un proliferare in tutta la Regione di centinaia di progetti di centrali a biomasse liquide alimentate da oli vegetali che saranno importati dall’Asia e dell’Africa e ad una raccolta differenziata dei rifiuti bassissima che non supera il 15% e che apre la strada a nuove discariche e a inceneritori o, peggio ancora, a cementifici che bruciano rifiuti come avviene nella stabilimento di Barletta.Parlare di un fenomeno di stampo neocolonialista non è affatto azzardato, anzi dà la dimensione di quello che sta avvenendo nei nostri territori che si troveranno a pagare costi sociali e ambientali elevatissimi.

Tutte le vertenze ambientali emerse negli ultimi anni hanno fatto comprendere che è necessario inserire la vicenda in un contesto più ampio di tutela dei beni comuni in cui lo stesso concetto di bene comune va allargato alla ricchezza del mondo materiale di cui non solo devono far parte l'acqua, l'aria e i frutti della terra, ma anche l'energia.

Per questo il tema centrale di ogni possibile cambiamento dovrebbe passare attraverso una riconversione ecologica della produzione in cui possano connettersi le conoscenze sociali, economiche, giuridiche con le pratiche fondate sulla capacità di costruire organizzazione.

La crisi economica ha investito in pieno anche il mondo della cultura e della conoscenza.

Le strategie economiche di un paese, infatti, non possono prescindere da quelle nel campo dell'istruzione. Nel 2011 bisogna partire proprio dal mondo dell'istruzione per poter parlare di ripresa economica; la cultura e la pubblica istruzione sono anche “ricerca”, “innovazione”, “nuove tecnologie”, quindi risorse capaci di promuovere un’evoluzione verso una prospettiva sociale, anche a livello lavorativo, che garantisca stabilità e sostenibilità.

In Italia, al contrario di quanto fatto dagli altri paesi europei, si è tentato di uscire dalla crisi tagliando fondi e finanziamenti in settori come quello della scuola e dell'università. Come se non bastasse per “salvaguardare” l'economia, oltre ai licenziamenti ed ai numerosissimi sacrifici chiesti o obbligati ai lavoratori, anche agli studenti, ai ricercatori, ai docenti, al personale ata e ai precari della scuola si impone una progressiva perdita dei loro diritti nei luoghi dell'istruzione, sempre meno pubblica, e sempre più privata. “Uscire dalla crisi” è diventata la parola d'ordine, ma a quale prezzo? Al prezzo della dignità dei lavoratori e del futuro degli studenti, primi destinatari degli effetti che le attuali finanziarie di “lacrime e sangue” riverseranno sull’intero paese.

Anche nel nostro territorio il movimento studentesco ha prodotto vertenze e proposte innovative che necessitano del supporto di tutta la comunità della Bat, come l’istituzione dell’ufficio scolastico provinciale e la messa a norma di tutti gli edifici scolastitci. Inoltre si manifesta, anche a livello locale, la necessità di creare degli strumenti di tutela dei soggetti in formazione, tra cui un sostegno sotto forma di reddito, oltre ad un incremento dei beni e dei servizi di cui necessitano gli studenti.

Con questi presupposti aderiamo come prima tappa del nostro percorso allo sciopero generale indetto dalla Fiom e dai Sindacati di Base per unirci alla lotta degli operai che, con grande forza, stanno cercando di ridare dignità al Paese.

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