Il 57% (quasi il 55% se si unisce il dato degli Italiani all'estero pari al 23%) degli aventi diritto al voto hanno votato ai referendum abrogativi su acqua, nucleare e legittimo impedimento. Quorum raggiunto e superato con una schiacciante vittoria dei Sì (oltre il 95% per i due quesiti sull'acqua, oltre il 94% per nucleare e legittimo impedimento). Il popolo italiano votando Sì ha detto no alla privatizzazione dell'acqua, no alla costruzione di centrali nucleari, no al legittimo impedimento.
Il Comitato BAT "Acqua bene comune" ed il Coordinamento antinucleare salutano il risultato con entusiasmo e con soddisfazione accolgono il dato di Barletta dove ha votato il 55,1% degli elettori, facendo registrare la maggiore affluenza alle urne tra tutti i capoluoghi pugliesi.
"Il risultato referendario lancia un chiaro segnale. La gente crede nella tutela dei Beni Comuni. L'acqua, l'ambiente, la salute ed il valore della partecipazione hanno spinto i cittadini a far sentire la loro voce per dire che le scelte riguardanti tematiche così importanti devono passare per la consultazione popolare.
Consapevoli delle sfide che l'umanità è chiamata ad affrontare, continueremo ad impegnarci per aumentare la coscienza collettiva sul valore dei beni comuni. Acqua, energia e rifiuti necessitano di una nuova gestione che miri ad una vera sostenibilità ambientale ed ad una maggiore giustizia sociale.
Il voto emerso dal referendum impone con forza un cambio nel campo delle politiche economiche e sociali di questo paese capaci di ridefinire un nuovo spazio sociale di tipo anticapitalistico in cui i beni comuni, i diritti e il lavoro siano al centro dell’agenda politica.
Tutto ciò chiaramente ha notevoli ricadute anche sui nostri territori dove da oggi in poi non sarà più possibile imporre un modello di sviluppo basato unicamente su impianti come cementerie, centrali a biomasse, discariche e inceneritori che garantiscono grandi profitti ma contemporaneamente devastano il territorio.
Questo risultato straordinario è anche una risposta ad una classe politica che non solo ha snobbato questi referendum ma che ha tentato in tutti i modi di osteggiarli, come ha fatto il Presidente della Provincia Bat Ventola che, come Sindaco di Canosa, ha impedito ai comitati di poter utilizzare le piazze della città per fare campagna referendaria, mentre non ha alcun problema nel rilasciare pareri favorevoli su impianti che hanno un impatto devastante sui nostri territori.
Per questo esigiamo sia dall’amministrazione comunale di Barletta, che da quella della provincia Barletta - Andria - Trani, nonché dall’amministrazione regionale, di rispettare la volontà dei cittadini del nostro territorio che si è espressa non solo in modo inequivocabile attraverso i referendum, ma che chiede di potersi esprimere anche sulle scelte strategiche che riguardano le nostre città. Invitiamo a non salire sul carro dei vincitori a vittoria conquistata, ma a riconoscere e valutare l'opera di comitati, movimenti e singoli cittadini che hanno investito tempo e denaro per sensibilizzare ed informare la gente.
Da tempo ormai nuove soggettività politiche si sono imposte nei territori attraverso processi di autorganizzazione e mobilitazione dal basso, raccogliendo ovunque una domanda di partecipazione che di fatto sta esautorando una democrazia rappresentativa ormai moribonda che però continua a fare danni.
Infatti il Comitato BAT "Acqua bene comune" ed il Coordinamento antinucleare si uniscono all'allarme lanciato dal Comitato Referendario Pugliese "2 SI per l'Acqua Bene Comune" e dal Comitato lavoratori AQP per l'Acqua Bene Comune in queste ore. In data 14 giugno (a meno di 24 dalla vittoria del popolo dell'acqua) il Consiglio Regionale della Puglia ha approvato la Legge sulla gestione del servizio idrico integrato e la costituzione della Azienda Regionale Acquedotto Pugliese AQP. E' stato presentato ed approvato in aula un testo con importanti modifiche rispetto al Disegno di legge votato dalla Giunta Regionale nella primavera del 2010, scritto con il contributo del Comitato Pugliese "Acqua Bene Comune".
Sarà necessaria un'attenta e approfondita valutazione del testo varato in aula, nonché fondamentale vigilare nei prossimi 60 giorni sull'iter che porterà a redigere il regolamento del nuovo soggetto nato da questa legge, sperando sia conforme alla volontà del Popolo del 12 e 13 giugno, più che a Federutility.
Per ora prendiamo atto che le società miste potranno gestire attività “diverse dal servizio idrico integrato ma da esso rivenienti” (questo significherebbe che il ricorso eventuale a società di capitale non dovrebbe riguardare le attività di potabilizzazione, depurazione e distribuzione idrica). Che "l’erogazione gratuita del minimo vitale resta legata esclusivamente all’avanzo netto annuale di gestione”. (questo non è accettabile se si vuole garantire realmente il diritto all’acqua potabile affinché non sia solo una mera dichiarazione di principio). Che "l'amministratore unico sarà nominato e revocato dal Presidente della Regione sentita la Giunta" senza neanche prevedere, almeno per la scelta del direttore generale, un concorso pubblico (questo determina una forte influenza di carattere politico-partitico).
Evidenziando che non si potrà parlare di Acquedotto pugliese pubblico fin quando rimarrà una società per azioni non in grado, fra l’altro, di garantire l’erogazione gratuita del minimo vitale e, quindi, il diritto all’accesso all’acqua potabile, ricordiamo a tutti che è compito di ciascuno di noi vigilare, denunciare e partecipare per non vanificare i risultati ottenuti sino ad oggi e soprattutto per pretendere il nostro diritto ad una vita più giusta e dignitosa, ad un futuro che appartenga a tutti.
Vincenzo Spina - Comitato BAT "Acqua Bene Comune"
Alessandro Zagaria - Coordinamento Antinucleare
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