Impegni disattesi da una gestione commissariale straordinaria più che decennale, ci consegnano un sistema di gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani ove, piuttosto che investire in separazione e riutilizzo, si costruiscono impianti per produrre rifiuto-CDR e si impone ai cittadini di pagare per incenerirli
Un vero e proprio falso ideologico, un raggiro mediatico consumato in danno della Puglia, infatti:
- mentre la raccolta differenziata di RSU ha il suo picco nel 18%, il restante 80% piuttosto che essere trattato in un ciclo integrato di differenziazione, recupero e riutilizzo, finisce in discarica assieme al 40% del rifiuto organico, per effetto delle carenze d'impianti di compostaggio pubblici, dell'assenza di centri comunali di raccolta differienziata, dell'assenza di decisivi investimenti nella raccolta differenziata, ecc. ecc.;
- si è pensato di rispondere alle conseguenti insufficienze di discariche, incrementando il confezionamento del rifiuto in “ecoballe di combustibile derivato da rifiuto-CDR” di scadentissima qualità, poiché non composte dalla sola frazione irrecuberabile e residuale derivante dal ciclo completo di trattamento differenziato;
- si è finito con lo spalmare il costo degli impianti, i costi di produzione di un CDR invendibile, i costi di smaltimento per incenerimento, sulle Amministrazioni Comunali obbligate per legge a conferire rsu e scaricarne gli oneri sui cittadini.
Il Governatore Vendola tenace assertore del “no ai termovalorizzatori”, mena vanto del prossimo completamento di ben sei impianti di produzione di CDR , tutti realizzati con i buoni uffici della monopolista COGEAM Spa (51% Marcegaglia 48% Cisa Spa) ed impone ai Comuni dei differenti Ambiti Territoriali Ottimali di conferirvi RSU, fissandone per contratto i costi ( es.: l'ATO BA5 sversa a Conversano al costo di 125 euro/ton., per il successivo trasferimento di CDR a Massafra).
A Massafra è attivo l'inceneritore di CDR (Cisa Spa/Appia Energy=Marcegaglia) capace di 25 mila tonnellate/anno, presto affiancato da un secondo inceneritore di proprietà della ETA Spa=Marcegaglia. Impianto beneficiario di finanziamento pubblico per circa 15 m.ni di euro in procinto d'allocarsi tra i carciofeti della piana di Manfredonia-Cerignola, dopo l'impianto più piccolo gia operante a ridosso del Comune di Modugno.
L'ecclettismo narrativo di “incenerire senza inceneritori” è giunto a mistificare la realtà. Poiché è già nota l'insufficienza di questi impianti a smaltire una produzione di CDR ottimizzata a regime intorno alle 400 mila tonnellate/anno (per cui è necessario che i pugliesi incrementino a non meno di 900 mila tonnellate/anno la quantità di rsu da trattare), si ricorre ad un altra tipologia di impianti di combustione: i forni delle cementerie. Storica quel'Unicem di Barletta caposcuola nella combustione d'ogni genere di materiali, presto seguita dalla Cementir di Taranto, appositamente sovvenzionata nelle modifiche d'impianto da altro danaro pubblico, nonché da tutti i co-inceneritori-cementerie di minore potenza, che volessero adeguare i forni di combustione. Sicché mentre ovunque il CDR che si può bruciare proviene da elevatissima “differenziata”, in Puglia il quasi unico gestore del complesso sistema di trattamento degli RSU, indugia su bassissima “ raccolta differenziata” per una rendita economica elevatissima quanto le quantita' di CDR da bruciare.
I Comunisti Italiani chiedono al Governo Regionale:
– di rompere il regime di monopolio instauratosi sull'intero ciclo di gestione dei RSU; - di rilanciare ovunque con opportuni investimenti in posti di lavoro e strumenti tecnici la raccolta differenziata; - d'impegnare e sostenere le Amm. Locali al reimpiego delle materie prime seconde (carta,plastica,materiali ferrosi, ecc. ecc.), negli arredi urbani, negli uffici pubblici, nelle attività di progettazione e di amministrazione.
VINCENZO SINISI(segretario cittadino PDCI Andria)
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