L’attenzione, che l’associazione si è imposta sulle politiche economiche sia del governo nazionale sia degli enti locali, ci porta in questo momento ad una sintesi che così esplicitiamo: delle condizioni di vita del popolo non interessa niente a nessuno, ciò che conta è fare cassa. D’altronde la superficialità, con cui vengono rese pubbliche statistiche e numeri incomprensibili ai più, è un segno dell’arroganza del potere assoggettato ai potentati ed alle corporazioni, se poi si aggiungono slogan e notizie del tipo: “Siamo sulla buona strada!”, “Avanti con le riforme sul lavoro!”, etc., siamo certi di potere affermare che tra qualche mese saremo ridotti alla fame.
Infatti per il fisco saremo milionari, mentre di fatto non avremo soldi per apparecchiare i nostri deschi. I nostri stipendi e le nostre pensioni nell’arco di questi ultimi sei o sette anni sono aumentati di poco più del 3%, in Paesi quali Spagna e Portogallo del 30%, e senza tenere conto che sono meno della metà di quelli percepiti in Germania; anche se qualcuno a tenuto a precisare che sono comunque a livello europeo, ma quali redditi? Quelli lordi, cioè fittizi, o netti, cioè reali. Osservazione non di poco conto, infatti per beni di prima necessità sopportiamo costi e tariffe più alte.
La tassazione ormai ha raggiunto quasi il 50% del reddito delle famiglie. Bene per voi ed i vostri accoliti e le vostre entrate, la politica sino ad oggi non ha messo sulla bilancia della crisi niente di suo, non un passo indietro né sullo stipendio né sui privilegi né in termini di buona amministrazione, anzi i servizi che offrite e che amministrate vanno raggiungendo i livelli di quelli del quarto mondo, vedi la sanità, un vero e proprio pozzo senza fondo. In sostanza quanto deficit di bilancio e di debito sovrano è imputabile ad inettitudine degli amministratori che dovrebbero rimborsare di tasca propria?
Vi è un evidente deficit di governo, inteso nel senso etimologico ed ontologico, che non è imputabile al cittadino , essendo la nostra una Repubblica rappresentativa.
Termini quali crescita, produttività, riforme, lavoro sono inflazionati ed in molti casi usati ed abusati, in quanto non dovrebbe inseguire il cittadino il lavoro ma il lavoro incontrare il cittadino.
Le cattedrali nel deserto, costruite e non ultimate, non sono soltanto un vezzo della prima Repubblica (?), si dimostrano disegno di un vero e proprio sistema politico.
Giudizi e sentenze, frutto di anni di indagini, che portano ad un nulla di fatto e contribuiscono a creare un clima di sospetti e di delazione che minano la pace sociale, creando un vero e proprio impasse istituzionale; non è concepibile in uno Stato democratico il conflitto tra poteri.
Tutto ciò ha prodotto un sistema democratico di spettatori passivi, e siamo all’anticamera dell’autoritarismo.
Di contro dovremmo realizzare una società basata sull’essere e non sull’avere, solo così tutti i suoi membri parteciperebbero attivamente al funzionamento socio – economico come liberi cittadini. “In altre parole, il nostro affrancamento dalla modalità esistenziale dell’avere è possibile solo a patto che si attui la piena partecipazione democratica a livello industriale ed economico e politico”.
Il fatto peggiore e più rilevante di tale atteggiamento è la continuità in ogni ambito istituzionale dal più grande, evidentemente l’UE – un’emerita sconosciuta, non esiste una Costituzione Europea-, al più piccolo, Circoscrizioni e Comuni.
Il senso del servizio verso l’intera comunità è venuto nei rappresentanti del popolo; nella nostra città assistiamo da tempi immemorabili all’assalto al territorio da parte di lobbies che si occupano di edilizia. PRG, PUG, 167, Piani di Recupero, PPA, PDF, etc. sono state sigle utilizzate ad ufo, in occasione delle campagne elettorali per le convenienze del candidato di turno.
Il paradosso lo si rileva nella programmazione (?), nel rilascio delle licenze edilizie - ad esempio per qualche centimetro in più della costruzione si spostano i semafori o non si lasciano parcheggi e senza tenere conto degli spazi a verde o dei marciapiedi -, nel recupero di aree dismesse o di cattedrali nel deserto da riconvertire o riqualificare – il nuovo, si fa per dire, Mattatoio comunale-, invece si assalta il territorio portando servizi lontano dalla gente. Ed in questa logica, molto probabilmente, sono da inserire le polemiche apparse sui media nelle ultime settimane che coinvolgono amministratori, consiglieri e cittadini. Scambi di accuse, anche relativamente ad atti e provvedimenti importantissimi, anche se le conseguenze di quegli atti sono spesso solo note “agli addetti ai lavori”; accuse che quasi mai durano più di una pubblicazione e non si trasformano in atti anche giudiziari che mirino a fare vera giustizia.
Di fatto, a livello locale, esiste uno strano modo di intendere il rapporto cittadino/amministratore o elettore/eletto e quella che una volta era la piazza dove ci si confrontava, guardandosi negli occhi e magari anche a rischio che sfuggisse qualche epiteto, comunque dettato dall’amore per il bene comune che oggi non esiste più, oggi è diventato lo schermo delle televisioni dove non passa giornata che non ci sia un politico, presidenti e sindaci compresi, sempre presente, che pretende di avere in questo modo un rapporto serio con il popolo. Nulla di più sbagliato perché ciò è gravissimo in quanto taglia di netto il rapporto umano, anche se serve per guadagnarsi compiacenze mediatiche.
La gente, invece, chiede rapporto fisico e alla pari, senza filtri e senza veli.
Ora che anche la situazione urbanistica della nostra città, a distanza di decenni, sembra volgere verso la pianificazione, ci auguriamo che non accada ciò che è accaduto negli anni passati allorquando si scaricavano responsabilità a chi costruiva nell’illegalità, per necessità, mentre coloro che hanno sfruttato il territorio nel cosiddetto modo “legale” hanno accaparrato tutto quanto c’era da prendere infischiandosene del verde pubblico, delle aree attrezzate e soprattutto dei parcheggi, come accaduto nel centro urbano dove invece di edificare strutture di servizio hanno proliferato i palazzoni con grandissimi affari privati e questa triste storia non lascia fuori nessuno di quegli amministratori che abbiano mestolato le ministre a loro piacimento o che siano stati in silenzio pur sapendo ciò che si stava cucinando.
La speranza è che le minestre possano cambiare ma a quanto pare a cambiare sono solo i cuochi, i camerieri e i lavapiatti mentre la minestra che ci prospettano sarà sempre quella, anche se riscaldata ma per loro sempre ottima.
Il Presidente: Vincenzo Santovito
Infatti per il fisco saremo milionari, mentre di fatto non avremo soldi per apparecchiare i nostri deschi. I nostri stipendi e le nostre pensioni nell’arco di questi ultimi sei o sette anni sono aumentati di poco più del 3%, in Paesi quali Spagna e Portogallo del 30%, e senza tenere conto che sono meno della metà di quelli percepiti in Germania; anche se qualcuno a tenuto a precisare che sono comunque a livello europeo, ma quali redditi? Quelli lordi, cioè fittizi, o netti, cioè reali. Osservazione non di poco conto, infatti per beni di prima necessità sopportiamo costi e tariffe più alte.
La tassazione ormai ha raggiunto quasi il 50% del reddito delle famiglie. Bene per voi ed i vostri accoliti e le vostre entrate, la politica sino ad oggi non ha messo sulla bilancia della crisi niente di suo, non un passo indietro né sullo stipendio né sui privilegi né in termini di buona amministrazione, anzi i servizi che offrite e che amministrate vanno raggiungendo i livelli di quelli del quarto mondo, vedi la sanità, un vero e proprio pozzo senza fondo. In sostanza quanto deficit di bilancio e di debito sovrano è imputabile ad inettitudine degli amministratori che dovrebbero rimborsare di tasca propria?
Vi è un evidente deficit di governo, inteso nel senso etimologico ed ontologico, che non è imputabile al cittadino , essendo la nostra una Repubblica rappresentativa.
Termini quali crescita, produttività, riforme, lavoro sono inflazionati ed in molti casi usati ed abusati, in quanto non dovrebbe inseguire il cittadino il lavoro ma il lavoro incontrare il cittadino.
Le cattedrali nel deserto, costruite e non ultimate, non sono soltanto un vezzo della prima Repubblica (?), si dimostrano disegno di un vero e proprio sistema politico.
Giudizi e sentenze, frutto di anni di indagini, che portano ad un nulla di fatto e contribuiscono a creare un clima di sospetti e di delazione che minano la pace sociale, creando un vero e proprio impasse istituzionale; non è concepibile in uno Stato democratico il conflitto tra poteri.
Tutto ciò ha prodotto un sistema democratico di spettatori passivi, e siamo all’anticamera dell’autoritarismo.
Di contro dovremmo realizzare una società basata sull’essere e non sull’avere, solo così tutti i suoi membri parteciperebbero attivamente al funzionamento socio – economico come liberi cittadini. “In altre parole, il nostro affrancamento dalla modalità esistenziale dell’avere è possibile solo a patto che si attui la piena partecipazione democratica a livello industriale ed economico e politico”.
Il fatto peggiore e più rilevante di tale atteggiamento è la continuità in ogni ambito istituzionale dal più grande, evidentemente l’UE – un’emerita sconosciuta, non esiste una Costituzione Europea-, al più piccolo, Circoscrizioni e Comuni.
Il senso del servizio verso l’intera comunità è venuto nei rappresentanti del popolo; nella nostra città assistiamo da tempi immemorabili all’assalto al territorio da parte di lobbies che si occupano di edilizia. PRG, PUG, 167, Piani di Recupero, PPA, PDF, etc. sono state sigle utilizzate ad ufo, in occasione delle campagne elettorali per le convenienze del candidato di turno.
Il paradosso lo si rileva nella programmazione (?), nel rilascio delle licenze edilizie - ad esempio per qualche centimetro in più della costruzione si spostano i semafori o non si lasciano parcheggi e senza tenere conto degli spazi a verde o dei marciapiedi -, nel recupero di aree dismesse o di cattedrali nel deserto da riconvertire o riqualificare – il nuovo, si fa per dire, Mattatoio comunale-, invece si assalta il territorio portando servizi lontano dalla gente. Ed in questa logica, molto probabilmente, sono da inserire le polemiche apparse sui media nelle ultime settimane che coinvolgono amministratori, consiglieri e cittadini. Scambi di accuse, anche relativamente ad atti e provvedimenti importantissimi, anche se le conseguenze di quegli atti sono spesso solo note “agli addetti ai lavori”; accuse che quasi mai durano più di una pubblicazione e non si trasformano in atti anche giudiziari che mirino a fare vera giustizia.
Di fatto, a livello locale, esiste uno strano modo di intendere il rapporto cittadino/amministratore o elettore/eletto e quella che una volta era la piazza dove ci si confrontava, guardandosi negli occhi e magari anche a rischio che sfuggisse qualche epiteto, comunque dettato dall’amore per il bene comune che oggi non esiste più, oggi è diventato lo schermo delle televisioni dove non passa giornata che non ci sia un politico, presidenti e sindaci compresi, sempre presente, che pretende di avere in questo modo un rapporto serio con il popolo. Nulla di più sbagliato perché ciò è gravissimo in quanto taglia di netto il rapporto umano, anche se serve per guadagnarsi compiacenze mediatiche.
La gente, invece, chiede rapporto fisico e alla pari, senza filtri e senza veli.
Ora che anche la situazione urbanistica della nostra città, a distanza di decenni, sembra volgere verso la pianificazione, ci auguriamo che non accada ciò che è accaduto negli anni passati allorquando si scaricavano responsabilità a chi costruiva nell’illegalità, per necessità, mentre coloro che hanno sfruttato il territorio nel cosiddetto modo “legale” hanno accaparrato tutto quanto c’era da prendere infischiandosene del verde pubblico, delle aree attrezzate e soprattutto dei parcheggi, come accaduto nel centro urbano dove invece di edificare strutture di servizio hanno proliferato i palazzoni con grandissimi affari privati e questa triste storia non lascia fuori nessuno di quegli amministratori che abbiano mestolato le ministre a loro piacimento o che siano stati in silenzio pur sapendo ciò che si stava cucinando.
La speranza è che le minestre possano cambiare ma a quanto pare a cambiare sono solo i cuochi, i camerieri e i lavapiatti mentre la minestra che ci prospettano sarà sempre quella, anche se riscaldata ma per loro sempre ottima.
Il Presidente: Vincenzo Santovito
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