Riassunto delle puntate
precedenti:
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21
gennaio 2011: l’opposizione (FLI e “Noi salinari”)
presenta un’istanza con cui chiede di dotare l’aula consiliare di telecamere al
fine di riprendere i consigli comunali e mandarli in streaming sul sito
ufficiale del Comune.
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La nostra associazione, preso atto della
coltre di silenzio calata, nel corso inesorabile dei mesi successivi, su questa
richiesta, prova ad aggirare gli ostacoli politico-burocratico-amministrativi
(agendo in assoluta autonomia ed in modo disgiunto rispetto all’istanza su
citata) che per quasi un anno hanno impedito ogni progresso in questa direzione
di trasparenza, attendendosi al
regolamento comunale che all’art. 65
punto 1, recita che è facoltà del Presidente del Consiglio autorizzare le
riprese audio-visive; pertanto avvia sul
finire dell’estate una raccolta firme che vengono consegnate l’11 dicembre 2011 a supporto di una
richiesta di video-riprendere i consigli comunali e pubblicarli in Rete ad
opera di liberi cittadini.
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2
febbraio 2012: presso la sede locale della nostra
associazione, un messo comunale recapita un plico contenente tutti i fogli
originali della petizione con firme olografe dei cittadini, più tre copie di
una missiva recante come oggetto: Richiesta videoriprese del Consiglio
Comunale. Nel testo si legge: “In
riferimento alla nota di cui all’oggetto, ns. prot. 19621 del 13/12/2011, si
autorizza la ripresa a condizione che siano indicati entro 24 ore prima della
seduta del Consiglio Comunale, i nominativi delle due persone che effettueranno
le relative riprese”. La firma non
autografata, in calce, è del Presidente del Consiglio, avv. Nunziante Giacomantonio
a cui avevamo rivolto la richiesta con la petizione. Nei giorni successivi
scopriamo che il recapito di tale messaggio è stato un mero errore e apprendiamo dal Presidente del Consiglio la
disponibilità a concedere videoriprese purché disciplinate da un Regolamento.
Nei fatti (oltre cioè le dichiarazioni verbali ed ufficiose) una risposta
ufficiale e formale non è stata ancora data.
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A questo punto seguono più di tre mesi
in cui la Commissione Statuti e
Regolamenti (così composta: Presidente Ronzulli, consiglieri Borreggine, Dipaola, Pestillo,
Penza e Di Benedetto, Responsabile del settore urbanistico Arch.Troso,
responsabile della Polizia Municipale Magg.Devincenziis, Responsabile della
Manutenzione Rag.Martire Rosario) tenta di riunirsi, in verità con scarso
successo (numerose sedute contano assenze che ne impediscono il regolare
svolgimento), sinché, e siamo ai giorni
nostri, dopo tanto tribolare, si giunge a partorire una bozza di regolamento per le
videoriprese che verrà sottoposta all’approvazione del prossimo Consiglio
Comunale.
Cosa dice,
sostanzialmente, questa bozza degna di una gestazione plurigemellare? Dice che Il
Comune avrà le sue telecamere per registrare il Consiglio Comunale e entro le
24 ore dovrà inserire sul sito istituzionale le riprese dello stesso. Dice
inoltre che, per diritto di cronaca, saranno concesse registrazioni, dietro
opportuna richiesta, di quindici minuti alla stampa e alle TV. Ma,
fondamentalmente, non tiene esplcitamente in conto la possibilità che liberi
cittadini (come dai noi richiesto con la petizione di oltre 400 firmatari in
supporto), possano effettuare videoriprese dopo apposita richiesta fatta al
Presidente del Consiglio. L'idea sarebbe quella che i cittadini possano
guardarsi il Consiglio Comunale sul sito istituzionale del Comune.
Bene, perfetto. Ma non
si capisce perché una cosa debba potenzialmente escludere l’altra. Numerosi
comuni in Italia (chiunque può trovarne conferma dedicandosi ad una piccola
ricerca su Google) sono dotati di regolamenti chiarissimi che concedono
entrambe le cose: videoriprese formali realizzate dal Comune e rese disponibili
sul suo sito ufficiale, ma anche libere videoriprese di cittadini qualora ne
facciano richiesta.
Perché questo “doppio
canale” non è apertamente assicurato nella bozza? La questione è: evitare di
cassare la possibilità che liberi cittadini possano videoriprendere, cioè cassare
ogni possibilità che, qualora, per un motivo od un altro (tecnico o decisionale
da parte dell’Amministrazione) le telecamere del Comune non “si accendano”,
nessun altro possa audiovisivamente documentare l’assemblea.
Inoltre, senza nessuno
che faccia richiesta, è ovvio che non ci sia obbligo, da parte di chi
amministra, di motivare il perché (magari anche sensato ed opportuno, ma comunque
non burocraticamente chiarito) le telecamere del Comune possano, in taluni
casi, restare spente.
Fintanto che non v’è
certezza che le videoriprese siano, oltre che formalmente ed istituzionalmente
approvate, anche tecnicamente realizzate, perché non lasciarle alla buona
volontà di alcuni cittadini (a costo zero per le casse comunali)? Davvero risulta
arduo decifrare il motivo di tutto questo catenaccio.
Alcune osservazioni
conclusive su questa questione che è diventata contorta come la decifrazione di
un codice criptico giunto dallo spazio sidereo ed inviatoci da civiltà
extra-terrestri, ma nel contempo piuttosto emblematica di un discorso più a
vasto spettro:
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Se il prossimo Consiglio Comunale
approverà la bozza del regolamento così com’è, si creerà anche un bisticcio
formale con l’art.65, punto 1 dello Statuto Comunale, ergo occorrerà metter
mano anche allo Statuto, modificandolo e restringendo la norma in questione
(autorizzazione, dietro richiesta, da parte del Presidente del Consiglio alle
videoriprese concessa per diritto di
cronaca giornalistico e per 15 minuti massimo, non più genericamente concessa e
senza specificazioni di tempo). Tanto più che nella bozza l’autorizzazione
verrebbe concessa dopo aver sentito anche il parere dei capigruppo.
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Si instaurerà un simpatico paradosso:
mentre si installeranno quattordici telecamere per la videosorveglianza del
paese, non si riuscirà a lasciar liberi dei cittadini di riprendere le sedute
del Consiglio Comunale.
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Come dimostra il documento erroneamente
pervenutoci il 2 febbraio scorso, come spiegato sopra, un’iniziale volontà di
concedere nitidamente le videoriprese ai liberi cittadini doveva esserci.
Perché è successivamente scomparsa?
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Lo scorso 30 aprile 2011 membri della
nostra associazione sono stati all’ultimo (in senso cronologico) Consiglio
dell’Unione dei Comuni tenutosi a Trinitapoli. è stato sufficiente presentare pochi minuti prima dell’inizio
dei lavori, una richiesta al Presidente del Consiglio dell’Unione, Donato
Piccinino, per poter videoriprendere integralmente l’assise, dietro
approvazione dei consiglieri presenti. Praticamente se lo rapportiamo al
percorso che la richiesta per l’autorizzazione a videoriprendere sta compiendo
a Margherita, è come paragonare Flash Gordon ad una tartaruga zoppa.
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Non è molto, quantomeno, elegante
chiamare in causa la volontà popolare a piacimento: solo un paio di settimane
fa è stata indetta un’assemblea popolare per parlare di Unione dei Comuni, da
parte dell’Amministrazione. Come è possibile che per parlare di un tema simile,
oggettivamente complesso e per il quale occorrerebbe documentazione e
approfondimento, si lasci, almeno formalmente, libertà di espressione ai
cittadini e poi, dinanzi ad una petizione di oltre 400 persone, si mantengano
atteggiamenti scostanti?
La posizione che
possiamo tenere in questo frangente è quella più tenace possibile: chiediamo
ufficialmente che in occasione del Consiglio Comunale in cui si approverà il
regolamento sulle videoriprese, si emendi la bozza in modo da concedere anche a
liberi cittadini di poter videoriprendere integralmente il consiglio medesimo.
Invitiamo tutti i consiglieri (anche di minoranza) ed assessori ad avanzare
questa richiesta in quella sede o, quantomeno, a motivare il perché del loro
diniego. In questo senso, abbiamo contattato membri della Commissione Statuti e
Regolamenti affinché esprimessero pubblicamente e chiaramente qual è la loro
posizione sul tema. Le loro posizioni sono, come dimostrano i video dei nostri
incontri che è possibile vedere sul canale Youtube della nostra associazione,
tutte favorevoli (con i dovuti distinguo e ognuno con le proprie precisazioni) alle
videoriprese dei Consigli Comunali da parte dei cittadini, perciò ci attendiamo
che tali posizioni siano mantenute quando la bozza del regolamento delle
videoriprese sarà soggetta a discussione consiliare. Infine, nel rispetto
e nei termini della libertà di
espressione, continueremo a portare avanti le ragioni di tutte quelle persone
che concordano nel ritenere le videoriprese dei consigli comunali ad opera di
liberi cittadini, uno straordinario strumento di garanzia per la trasparenza,
in grado di andare oltre i soliti comunicati autoreferenziali che siamo
abituati a sciropparci.
ARTEMIA SALINA
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