Ci
vuole convinzione, grinta, forza, determinazione per dedicarsi ad un periodo di
preparazione atletica, in base agli obiettivi, può richiedere sacrifici enormi,
rinunce, spese, difficoltà, rischi, infortuni e non tutti sono disposti a
questi impegni.
Quindi,
la cosa importante è decidere le priorità, gli obiettivi e impegnarsi per il
raggiungimento, da soli è difficile, più è alto l’obiettivo, più sono le
pretese, più è alto l’impegno, il costo in termini di soldi, di investimento di
tempo.
Il talento non basta per raggiungere
l’eccellenza, l’impegno è di rilevanza fondamentale.
Lo dice Vincenzo Abbagnale in un intervista
riportata su Ideasport: «Il talento conta molto, ma senza un duro lavoro non
ti porta lontano. Di me penso che la natura qualcosa mi ha dato, ma tutto
quello che ho conquistato in questo anno è stato frutto del lavoro svolto, che
è fondamentale». (1)
Lo spiega bene, anche, Pietro Trabucchi
nel suo libro Perseverare è umano: Negli anni Novanta Anders Ericsson e la sua
équipe di ricercatori ha dimostrato che le grandi prestazioni in qualsiasi
campo, dalla musica agli scacchi, dallo sport all’arte e alla letteratura, sono
frutto in maniera preponderante dell’esercizio e della preparazione piuttosto
che di capacità innnate. Le sue
acquisizioni sono oggi note con il nome di “regola delle diecimila ore”.
Ericsson e colleghi cominciarono i loro studi osservando i violinisti che
studiavano al conservatorio di Berlino. Con l’aiuto dei docenti divisero gli
studenti in tre gruppi secondo le loro performance: per primi individuarono
quelli che avevano raggiunto l’apice della prestazione musicale e che
promettevano una brillantissima carriera internazionale come solisti. Poi
identificarono un gruppo intermedio, quelli ritenuti “bravi” sebbene non
all’altezza dei primi. Il terzo gruppo era composto da coloro che non avevano
raggiunto un livello tale da permettere loro di vivere come artisti; costoro
potevano al massimo aspirare all’insegnamento nelle scuole.
Il
team di ricercatori ricostruì le ore di esercizio intenzionale che era stato
svolto nel corso degli anni dai componenti dei tre gruppi. Tutti avevano
iniziato a suonare il violino alla stessa età, cinque anni. All’età di
vent’anni, gli allievi del primo gruppo avevano alle spalle diecimila ore di
esercizio, quelli intermedi ottomila e i più scarsi solo quattromila. Da allora
– era il 1993 – sono stati compiuti moltissimi studi sulle prestazioni di
eccellenza in tutti i campi dell’attività umana e tutti, nessuno escluso, hanno
confermato l’intuizione pioneristica di Ericsson. Tutte richiedono una quantità
di impegno individuale, sotto forma di esercizio intenzionale, riassumibile a
grandi linee in almeno diecimila ore di allenamento. Secondo lo psicologo
Micheal Howe la composizione in cui Wolfang Amedeus Mozart dimostra per la
prima volta in maniera indubitabile il suo “genio” è il concerto n° 9 K 271.
Quando lo scrive, Mozart si stava dedicando alla composizione già da dieci
anni, impegnandosi certamente più di tre ore al giorno: dunque aveva già
passato largamente le diecimila ore di esercizio. (1)
Fissare
obiettivi limitati, raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei
modi migliori per aumentare l'autoefficacia dell'atleta.
L’importanza
del’autoefficacia nel raggiungere l’obiettivo emerge anche da un’intervista ad
un pugile nel libro City di Alessandro Baricco:
- Io avevo il campionato del mondo ficcato
in testa dal primo giorno che sono entrato in palestra… mi importava di salire
fino a lassù, proprio in cima, campione del mondo…. che ambizione, quando sei
un ragazzo puoi sognare delle cose… ci credi veramente, magari la gente ti odia
perché sei presuntuoso, o sembri un pazzo megalomane, ed è tuttto vero, ma
dentro… cristo che forza lì dentro, una forza bella, vita allo stato puro.
- Dopo cinque anni di pugilato
professionistico, con un record di 35
vittorie e una sola sconfitta, diventasti lo sfidante ufficiale di Buttler, per
il mondiale. A Cincinnati, quel giorno, tu gli togliesti la corona di campione
del mondo, mandandolo altappeto a trentadue secondi dalla fine del match.
- Il round più bello della mia vita, tutto
in apnea, una meraviglia. (3)
Quanto sei disposto ad
impegnarti per raggiungere l’eccellenza?
-
sono
pronto a mettere in secondo piano alcune cose anche importanti della mia vita;
-
m’impegno
molto per migliorare le mie abilità;
-
m’impegno
a valutare in maniera costruttiva le mie prestazioni e i miei risultati;
-
assumo
la responsabilità dei miei errori;
-
in
ogni allenamento cerco di dare il massimo e di essere soddisfatto;
-
mi
piace imparare tecniche nuove;
-
considero
gli errori delle opportunità di miglioramento e non qualcosa da nascondere a me
stesso.
La
prestazione aumenta quando gli obiettivi sono moderatamente difficili per i
seguenti motivi:
- se un atleta valuta di non essere
sufficientemente in grado di raggiungerlo, difficilmente sarà motivato a
impegnarsi in un’attività frustrante;
- la fiducia in sé stesso influenza
direttamente la percezione della difficoltà del compito e la successiva
prestazione;
- obiettivi troppo facili e poco
incentivanti inducono demotivazione.
Utilizzando il modello O.R.A. si
definisce chiaramente l’obiettivo temporale e le risorse per raggiungerlo. E’
importante riuscire a vedersi con l’obiettivo raggiunto. (4)
Per
approfondimenti partecipate alla degustazione del libro “O.R.A.: Obiettivi,
Risorse, Autoefficacia”, Mercoledì 23 Aprile 2014 alle ore 19:30, presso la
Libreria Assaggi in via degli Etruschi, 4 Roma - zona San Lorenzo.
(1)
Idea Sport, Notiziario della Confsport Italia, Anno VI,
n. 04, Aprile 2014, pag.6.
(2) Trabucchi P., Perseverare
è umano. Come aumentare la motivazione e la resilienza negli individui e nelle
organizzazioni. La lezione dello sport. Corbaccio, Milano, 2012, pp.
41-43.
(3)
Baricco A.,
City, Biblioteca Superpocket, Mimlano, 2004, pp. 305-313.
(4)
Simone M.,
O.R.A. Obiettivi, Risorse, Autoefficacia. Modello di intervento per raggiungere
obiettivi nella vita e nello sport, Edizioni ARAS, Fano, 2013.
Psicologo,
Psicoterapeuta
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