Difficile saper distinguere le parole dalle fantasticherie, le promesse dalle
menzogne. Amo essere realista perché voglio bene alla città ed a me stesso, per
questo penso che Trinitapoli debba cominciare a riprendere
in mano il proprio destino senza tergiversare, senza indugiare sull’indebita
promessa di un futuro che verrà solo se tutte e tutti sapremo dare del nostro meglio.
Il meglio parte dalla competenza, dal saper fare, dal saper dire, dal saper
costruire un avvenire che punti alla comunità, all’accoglienza, al lavoro.
Si parte dalle scuole, il cui sistema va riabilitato come la loro centralità
democratica e civile, dall’associazionismo, che intercetta bisogni e risponde
come può, dal tenerci per mano
dentro un sistema schizofrenico. Ma tutto ciò non basta se non c’è una
garanzia di leggibilità dei processi, di analisi delle tendenze e di scelta
coraggiosa.
La città ha tre segmenti sui quali deve far leva per rimettersi in piedi:
la cultura, il welfare, il lavoro.
Non slogan, ma concrete possibilità di investimento.
Serve una comunità culturale, una comunità solidale, un’identità lavorativa
che faccia sentire i Trinitapolesi finalmente liberi dal ricatto della
disoccupazione, del lavoro nero, del lavoro precario.
Siamo dentro una crisi che ci ha investito come un cazzotto in pieno
viso, ma questo non deve giustificare il parassitismo, la compravendita di
voti, la consegna al miracolo.
La concretezza che contraddistingue la produttiva, per questo sono certo
che la città ce la fa se trova in un
nuovo indirizzo morale la propria scommessa. Lo fa se sceglie di eleggere
persone che conoscono dall’interno la fatica, anche la fatica di vivere, e se sceglie
chi quella fatica la legge per nobilitarla in lavoro e impresa.
Siamo operosi, intelligenti, creativi, umili, nella maggior parte dei
casi, quindi abbiamo diritto pieno ad un avvenire per noi, per i nostri figli,
per i nostri nonni e genitori.
Nulla ci può più allontanare da questa responsabilità verso la città che
c’è e verso quella che ci sarà, quindi dobbiamo allontanare lo spettro della
paura e riprendere a sorridere. Il nostro bene, dunque, non è dietro l’a ngolo,
ma neanche troppo lontano.
Ce la dobbiamo fare, mettendocela tutta! #Vinciamonoi
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