"Due parole per ricordare e rinverdire nella mente di chi lo ha conosciuto e nella mia, il collega, l'artista, l'amico Giuseppe Damiani in arte Giuda( Nato 11-11-1923. Morto 11-01-1992), per me solo e sempre Peppino a dimostrazione di una affinità mentale, culturale direi esistenziale che per tanti anni, specie quelli del Circolo Tennis su Palazzo Staffa, ci univa quasi ci affratellava. Tra le varie definizioni dell'arte, quella che a me, retaggio della mia formazione filosofica, sembra la più azzecata, è questa : l'arte è negazione del reale. Pertanto l'artista, partendo sempre dal reale, deve andargli oltre, per affermare, oltre i limiti ristretti del reale che con il tempo diventa abitudine e conformismo, un mondo fatto di sentimento, di passioni, di voli pindarici, di fuoco che brucia.
E Peppino era questo, oltre il reale, oltre le scontate convenzioni sociali, familiari, finanziarie. Viveva e si alimentava con la sua arte, le sue tele, le sue stampe, le sue tempere, le sue chine e tutto ciò che era creazione.
Io che ho avuto la fortuna di conoscerlo di essergli amico, di frequentarlo e sopratutto possedere alcune sue opere, quando penso a lui, non me lo raffiguro come persona che non c'è più, lo rivedo e ci parlo attraverso i suoi quadri, l'impeto dei cavalli in lotta, la pace deglistessi al pascolo, la profondità de mare, la beffarda gioia dei pagliacci, il delizioso volo dei gabbiani e quei volti di donne che ispirano amore, tenerezza e sempre belli e giovani anche se avanti con gli anni.
Era questo il mondo di Peppino e in esso mi ritrovo, mi pare, di sentire la sua voce, le sue argomentazioni, i suoi sorrisi, i suoi silenzi, i suoi dubbi e le sue poche certezze.
Questo mio sentire è vivo e reale e, va aldilà della sua presenza fisica perchè, come affermauno scrittore a me tanto caro, "il sole anche quando non si vede, sempre c'è." Gino Filacaro
E Peppino era questo, oltre il reale, oltre le scontate convenzioni sociali, familiari, finanziarie. Viveva e si alimentava con la sua arte, le sue tele, le sue stampe, le sue tempere, le sue chine e tutto ciò che era creazione.
Io che ho avuto la fortuna di conoscerlo di essergli amico, di frequentarlo e sopratutto possedere alcune sue opere, quando penso a lui, non me lo raffiguro come persona che non c'è più, lo rivedo e ci parlo attraverso i suoi quadri, l'impeto dei cavalli in lotta, la pace deglistessi al pascolo, la profondità de mare, la beffarda gioia dei pagliacci, il delizioso volo dei gabbiani e quei volti di donne che ispirano amore, tenerezza e sempre belli e giovani anche se avanti con gli anni.
Era questo il mondo di Peppino e in esso mi ritrovo, mi pare, di sentire la sua voce, le sue argomentazioni, i suoi sorrisi, i suoi silenzi, i suoi dubbi e le sue poche certezze.
Questo mio sentire è vivo e reale e, va aldilà della sua presenza fisica perchè, come affermauno scrittore a me tanto caro, "il sole anche quando non si vede, sempre c'è." Gino Filacaro
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