Prima dell'ultimo Consiglio comunale avevo ricevuto
dal consigliere Dario Damiani l'invito a dimettermi perché ero intenzionato a portare
a compimento l'iter dei regolamenti per la partecipazione, le unioni civili e
lo ius soli. Ricevo ora dalla consigliera Claudio Catino l'invito a dimettermi
perché l'assemblea ha approvato quei provvedimenti sia pure senza che la
maggioranza elettorale riuscisse a manifestare la propria autosufficienza. C'è
davvero bisogno di ricordare che chi fa convintamente politica deve essere
sempre pronto a essere conseguente fino in fondo al mandato ricevuto nel
rispetto delle regole democratiche?
Strano che
entrambi i consiglieri dell’opposizione sottovalutino l'elemento di sostanziale
discontinuità intervenuto in questa occasione senza che nulla fosse scontato: il
sindaco ha affrontato la prova della tenuta di obbiettivi qualificanti del
mandato chiesto agli elettori, con coerenza tanto sul piano politico
(trattandosi di scelte caratterizzanti i programmi del Partito democratico, che
a Barletta e' forza di maggioranza relativa, e delle altre espressioni
politiche della coalizione) quanto su quello amministrativo, riconoscendo la
legittimità di singoli casi di coscienza e assumendosi anche l'onere di
chiamare l'intero Consiglio comunale alla responsabilità di misurarsi con
quanto sancito dallo stesso Statuto che - appunto - su queste materie indica maggioranze
qualificate e assolute. Tant’è: quei provvedimenti hanno ricevuto la
maggioranza richiesta grazie anche al concorso di forze che nei propri
programmi elettorali avevano autonomamente indicato analoghi obbiettivi. La prova,
insomma, e' stata superata - come è stato apertamente riconosciuto di fronte
allo stesso Consiglio - con una maggioranza composita, e quindi costituisce un
risultato per tutti i consiglieri che hanno contribuito a determinarlo,
dall'interno della maggioranza come dall'opposizione, senza negoziazioni, senza
scambi, senza forzature, ma con la serena coscienza che si andava così a
elevare il patrimonio civile della città. Qualcuno si è pentito? Lo dica ai
propri elettori.
A tutti gli elettori è stato pubblicamente dato conto
della complessità della situazione politica venuta così a determinare. E delle
ragioni per le quali è stato chiesto alla maggioranza politica di misurarsi con
il limite emerso nella capacità di tenuta e di rappresentanza dell'investitura
popolare. Non si può che attendere fiducioso l'esito della verifica delle
condizioni necessarie per elevare la qualità dell’azione necessaria a ridare
autorevolezza alla funzione pubblica della politica. Insieme alla
determinazione di dover comunque assolvere alla propria parte esattamente nei
termini con cui, in nome dell'intera coalizione, era stato chiesto e ottenuto
il mandato dagli elettori: senza guardare indietro ma andando avanti nella
direzione delle scelte utili e necessarie per la città, sempre contemperando le
esigenze della rappresentanza con quelle della governabilità. Non si diserta il
campo, anche a costo di dover affrontare tensioni, incomprensioni e
impopolarità. Dobbiamo, invece, far crescere la consapevolezza che solo nel
confronto di merito sulle scelte per il risanamento, la salvaguardia dei
servizi pubblici essenziali, la bonifica e la rigenerazione del territorio e il
rilancio della economia sarà possibile evitare la corrosione della credibilità
delle istituzioni comuni a tutte le forze politiche che sentono di dover liberare
il cambiamento.
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