Oramai si pensa che non è tutto frutto
di predisposizione personale, di impegno, allenamento, c’è sempre un sospetto
doping, si dice agli amici scherzando: “ma ti sei dopato?”.
A
volte è vero, anche gli amici si dopano, certo non te lo dicono, lo sanno che è
vergognoso, non è leale, è da personalità fragile, è da falliti.
Interessante il testo del brano musicale
dei Nobraino dal titolo “Endorfine” che illustra come in qualche modo tutti si
dopano: “Si droga il tipo che fa le gare con la bicicletta
Si droga quello con la sigaretta e la
slot machine
Si drogan tutti durante l’ora
dell’aperitivo
Si droga il prete con tutto quel vino
Se ci pensi scopri che ti droghi pure te
Si droga quello per sopportare l’ansia
ed il dolore
Si droga l’altro che vuole dormire, che
male c’è?
Si droga il nonno da quando non gli tira
più l’uccello
Si droga mamma per restare bella
Forse, non tutti sanno che durante gli
sforzi fisici intensi e prolungati il cervello rilascia endorfine
neurotrasmettitori con proprietà simili a quelle della morfina
I benessere che ne deriva è uno dei
fattori che spinge molte persone ad allenamenti frequenti ed estenuanti
Ed il dottore si droga sempre prima di
operare, si droga tutte le sante mattine con il caffè
Ma più di tutti sono drogati quel li
innamorati che si strafanno di carezze e baci.” (1)
Si
potrebbe pensare che il sospetto doping vi è ovunque e su chiunque, soprattutto
dove si fanno imprese, dove si eccelle.
Ciò
è successo anche in pratiche che sembrano immuni, quali le belle imprese in
montagne a contatto con la natura, leggendo la rivista “LO SCARPONE” ho potuto
leggere del primo caso di doping nello sci alpinismo, certo la tendenza sarebbe
di nascondere, come tenersi un drogato in casa, per non essere giudicati per
non mettere questo sport sotto le lenti di ingrandimento dei giudici,
dell’opinione pubblica, ecco cosa si legge di questo caso sulla rivista “LO
SCARPONE”: “Primo caso di doping conclamato nella storia degli sport alpinistici.
Il sei volte campione del mondo francese di scialpinismo Patrick Blanc, 36
anni, è stato sorpreso nel dopogara alla Patrouille des Glaciers con tracce di
eritropoietina - l’ormone che stimola la produzione dei globuli rossi - nelle
urine.
L’UIAA
ha quindi avviato un provvedimento disciplinare nei suoi confronti - squalifica
per due anni dalle gare.’
Anche riguardo
all’Himalaya, Reinhold Messner ha denunciato l’uso-abuso di medicinali che ha
trasformato in farmacia ogni campo base degli Ottomila. (1)
Per
autoemotrasfusione (AET) (anche indicata con i termini: doping ematico,
emodoping, eritrocitemia indotta) si intende il prelievo di sangue da un atleta
e la successiva reinfusione nello stesso individuo di globuli rossi (più
raramente di sangue intero) al fine di aumentare la capacità del sangue di
trasportare ossigeno.
Per molto tempo è stata utilizzata la
emotrasfusione omologa, cioè la trasfusione di sangue compatibile con quello
del soggetto ricevente, ma proveniente da un altro individuo. Tale tecnica è
stata abbandonata perché dipendeva necessariamente dalla presenza di un
donatore ed esponeva maggiormente ai rischi infettivi e di incompatibilità
legati alla trasfusione. Gli sport nei quali è stata prevalentemente usata o
sperimentata l’AET sono quelli di fondo, a prescindere dalla specialità (sci,
maratona, ciclismo) essendo attività fisiche la cui pratica è resa possibile
grazie a fonti energetiche di tipo ossidativo, che utilizzano, cioè, l’ossigeno
del sangue.
La necessità di ridurre al minimo le
complicanze legate alla trasfusione di sangue e il notevole sviluppo delle
tecniche di biologia molecolare e di ingegneria genetica hanno reso disponibile
l’eritropoietina, un fattore di crescita di origine renale che regola la
produzione dei globuli rossi.
L’effetto collaterale più importante delle
trasfusioni di sangue è il rischio di infezioni, che è stato ridotto dalla
sostituzione della trasfusione omologa con l’AET ed eventualmente dall’uso
dell’eritropoietina.
Eritropoietina ricombinante. In seguito
all’isolamento e alla purificazione dell’eritropoietina da urine umane nel
1977, è stato possibile negli anni Ottanta identificare il gene da cui dipende
la sintesi di questo ormone ed ottenerne il prodotto mediante tecniche di ingegneria
(eritropoietina ricombinante o epoietina).
E’ prudente non sottovalutare i pericoli
potenziali di questo farmaco, legati essenzialmente all’aumento dell’ematocrito
e della viscosità del sangue: ipertensione, insufficienza cardiaca, ictus cerebrale,
infarto miocardico.
Secondo una indagine promossa nel 1988 dal
CONI e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, il 7% degli atleti italiani
ricorrerebbe a pratiche di AET. Queste percentuali si raddoppiavano se il
doping veniva considerato come fatto occasionale.
Grande scalpore suscitò nel 1985 la
rivelazione del Comitato Olimpico Statunitense secondo cui 7 dei 24 membri
della squadra olimpica ciclistica USA, tra cui 4 premiati, avevano ricevuto
trasfusioni di sangue per migliorare le loro prestazioni nelle Olimpiadi di Los
Angeles.
Condannato dalla Commissione Medica del
Comitato Internazionale Olimpico nel 1976, il ricorso alla AET è oggi
ufficialmente vietato, insieme a quello dell’eritropoietina (3).
A seguito di
un controllo incrociato sangue-urine a sorpresa, effettuato su 50
atleti alla vigilia dei campionati del mondo di Edmonton 2001, tra i dieci casi
sospetti – secondo la Iaaf – di
ulteriori accertamenti, quello del trentaseienne Roberto Barbi, è risultato
l’unico caso di positività ed il primo caso mondiale di EPO nell’atletica. In
un intervista apparsa sulla Gazzetta dello Sport il 28 agosto 2001, Leonardo
Ricci, il suo trainer, racconta di una conversazione in cui l’atleta ha
confermato la sua colpevolezza, puntando il dito su uno sconosciuto che gli
avrebbe offerto delle fiale durante il ritiro di St. Moriz (4).
(1)
Endorfine – Nobraino
(2)
LO SCARPONE, DICEMBRE 2008 – 25, p. 25.
(3) Simone M., Doping. Il cancro dello sport., Edizioni FerrariSinibaldi, Milano, 2014,
pp.69-73.
(4) Simone M., Psicologia
dello sport e dell'esercizio fisico. Dal benessere alla prestazione ottimale,
Sogno Edizioni , Genova, 2013 , p. 127.
Matteo SIMONE
Psicologo,
Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
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