La città di Trani ancora paga il prezzo del mancato rispetto e delle lacune nella normativa che prevede come le cave dismesse debbano essere ricolmate, con la conseguenza che il “groviera” che permea il territorio continua ad attrarre gli interessi di quanti illegalmente ed anche legalmente intendano dedicarsi allo smaltimento dei rifiuti.
L’ennesimo e recente incendio di materiali in una cava abbandonata di Trani denota il mutamento di una strategia dei trafficanti di rifiuti che al tombamento ormai individuabile attraverso il georadar a disposizione delle forze dell’ordine, preferiscono la combustione onde non lasciare più tracce di un misfatto che però immediatamente e pericolosamente si diffonde nell’aria.
La nostra città ad oggi è riuscita anche a perdere fondi regionali ed europei destinati al recupero di cave dismesse come invece avvenuto con le cave di Fantiano a Grottaglie o a Cursi nel leccese o ancora ad Apricena ove in sinergia con Festambiente Sud alcune cave sono state utilizzate per un festival Jazz, sottraendole alla tentazione di una diversa ed illecita destinazione. Se la legge regionale n. 37 del 1985 ha imposto ai proprietari delle cave la stipula di una fideiussione per ricolmarle al termine di esercizio, tuttavia per le cave dismesse prima del 1985, come per quelle abusive, non opera un tale impegno.
Attraverso una concertazione politica Regione, Provincia e Comune, e ad un tavolo di associazioni che ci vedrà partecipi, si impone un nuovo percorso che non consenta di operare la variazione di destinazione d’uso delle cave in discariche ma di destinare le aree di cava, soprattutto ove non sussista alcuna fideiussione postesercizio, ad attività agricole, industriali, commerciali o socio-culturali o ancora di recupero ambientale a vantaggio del territorio e della collettività.
Lieti per l’impegno di nuovi volontari, gruppi e cittadini che si attivano ed affiancano allo sforzo di vigilanza e segnalazione da lustri operato da Legambiente si rimarca come da lungo tempo si rivendichi la necessità di un concreto intervento per la messa in sicurezza e riqualificazione di cave e lame quali possibili luoghi destinatari di smaltimenti illeciti coinvolgendo proprietari e sensibilizzando cittadini. Infatti non ci si può affidare ad una attività della magistratura che può intervenire solo a delitto consumato come anche avviene per il caso della discarica comunale dell’AMIU ove ancora non vi è cenno di una reale progettazione volta ad individuare e circoscrivere la causa e la localizzazione del sospetto sversamento in falda per quindi operare un definito intervento risolutivo che preveda anche il recupero di biogas, ovviando al temporaneo palliativo delle torce all’esito di una onesta pianificazione economica che consenta di attingere ai fondi di postesercizio dell’azienda municipalizzata.
Il rinnovato protocollo d’intesa siglato tra la Regione Puglia Forze dell’Ordine Arpa e Cnr con la confermata possibilità di voli di controllo importa sempre più la necessità di azioni concertate e condivise al fine di un corale contributo essenziale alla maturazione di una coscienza ambientale onde fronteggiare il fenomeno delle discariche abusive e dell’incenerimento dei rifiuti nella consapevolezza che esiste una alternativa possibile e che le discariche devono essere considerate sempre e solamente l’ultima soluzione per lo smaltimento dei rifiuti che prima di tutto devono invece divenire una risorsa da riutilizzare.
Legambiente Trani
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