L’ospedale di Canosa non chiude. Confermata dalla Regione Puglia la sua riconversione in struttura di supporto in post acuzie. E, non avendo ancora con esattezza i dati deliberati dalla Giunta regionale, il Consiglio comunale, nella seduta che si è conclusa nella notte, ha approvato all’unanimità un ordine del giorno relativo al “Piano di riordino ospedaliero”: una sorta di “suggerimento” a quanto delibererà l’Ente di via Capruzzi.
“Nonostante il clima più disteso, alla luce del comunicato stampa della Regione Puglia – ha detto il sindaco di Canosa, Ernesto La Salvia -, approviamo questo ordine del giorno perché resti forte l’azione condivisa e nota alla cittadinanza di suggerimento alla Giunta regionale ed al suo Presidente. Ci pare di capire che una ipoteca penda sull’ospedale di Andria, i posti internistici di Canosa: la custodiremo nell’interesse dei cittadini ammalati e anche perché condividiamo la necessità di un nuovo nosocomio andriese, che li possa decorosamente accogliere. Attendiamo i prossimi giorni confidando in un accoglimento di quanto deliberato, pronti ad ogni confronto che non frustri il bisogno di salute della nostra gente, nell’interesse unico della democrazia”.
“Il piano di riordino ospedaliero – recita la delibera approvata dal Consiglio comunale – a causa del costo del sistema sanitario nazionale e, quindi, regionale è rientrato nella Legge di Stabilità dello Stato; a fronte di una spesa, ingente diversa come pro-capite da regione a regione (attestata per i cittadini pugliesi comunque ai livelli più bassi della nazione) la qualità del servizio sanitario nazionale, dagli indicatori forniti dai tecnici pugliesi, appare scadente e comunque dal costo sproporzionato.
Ed anche la medicina è cambiata: il paziente acuto, inserito in reti operative gestite dall’emergenza-urgenza, grazie ai progressi della medicina ed alle modalità di intervento, ha una mortalità decisamente inferiore al passato: ma pure la certezza della cronicizzazione della malattia. La qual cosa favorisce l’aumento della vita media ma ci obbliga a vedere gli ospedali con occhi diversi: si chiede la qualità dell’intervento in acuto, figlia dell’esperienza degli operatori. E questa esperienza, legittimata dai numeri di interventi specialistici effettuati, garanzia di riuscita degli stessi e di qualità della vita del paziente.
Tendere a questo tipo di ospedale è necessario per la stessa razionalizzazione della spesa oltre che per il beneficio ottenuto dal cittadino. Ma non può essere disgiunto dalla costruzione di una rete di intervento che si faccia carico del prima e del dopo prima del ricovero, al fine di scongiurarlo per i pazienti cronici, e dopo lo stesso, per realizzare una continuità necessaria tra ospedale e territorio. Il TERRITORIO: continuamente citato ma MAI potenziato. Per questa ragione gli ospedali per acuti SONO ANCHE TERRITORIO, nel senso che gestiscono quello che non può essere gestito a domicilio mentre si aggrava e trattengono chi non ha destinazioni alternative (vedi lungodegenza).
Il piano di riordino in fieri suggerisce la riconversione del plesso di Canosa di Puglia; orbene, in questa struttura appena rimodernata ed a standard, costata alla collettività 1,5 ml. di euro, sono allocati 50 posti letto afferenti le specialità di medicina interna e geriatria. Sono reparti conteggiati nell’hub andriese e con questo condividono il Dirigente. Se fossimo obbligati a trasferire i letti presenti presso questa o altre strutture provinciali, dovendo mantenere inalterato il numero dei letti, nel primo caso non vi sarebbe posto per accoglierli a meno di lavori radicali di una parte del Bonomo con i tempi immaginabili; nel secondo caso, ove da subito vi fossero disponibilità, ciò rappresenterebbe un certo depauperamento della struttura identificata come DEA I dalla Regione, ma monca del numero di letti previsto. Il risultato sarebbe una ulteriore diminuzione di posti letto in ambito provinciale.
Solo per inciso, ricordiamo che la popolazione residente della BAT di circa 400.000 persone ha un numero di posti letto pari a 1,8 ogni 1000 residenti, ben lontano dai 3,4 previsti dal legislatore nazionale. E se a livello regionale pure si conferma un valore ben più prossimo al 3,4, ciò vuol dire semplicemente che vi sono aree come quella della cintura barese con dotazioni “ridondanti” rispetto alla provincia.
Il territorio murgiano che si estende da Canosa a Spinazzola, però, offre criticità che lo stesso legislatore ha previsto: i tempi di percorrenza da Spinazzola al DEA 1 più vicino (Andria), ruotano intorno ai 64 minuti in condizioni ottimali. Significa che se la strada non continua a franare all’uscita della cittadina in direzione Minervino Murge, se il fondo stradale permette una andatura sufficiente e se il passaggio a livello che divide in due la città di Andria o quello tra Spinazzola e Minervino sono percorribili, si arriva già oltre il previsto come tempo massimo.
L’allegato 1 al DM 70/2015, al capitolo 9.2.2, regolamenta i presidi ospedalieri di aree particolarmente disagiate: sembra la descrizione di quanto ATTUALMENTE PRESENTE a Canosa di Puglia. Una divisione internistica con un pronto soccorso ed un servizio di day surgery coordinati dall’hub di riferimento attraverso protocolli. Basta solo riconoscere la criticità del territorio e la presenza già attiva del Caduti in Guerra. Ed Andria conserverebbe i suoi posti letto. Ad invarianza di spesa!
La soluzione definitiva, comunque, è un solo ospedale che sia all’altezza del ruolo che, se realizzato, porterebbe le strutture locali SOLO A QUEL PUNTO DISMISSIBILI pronte ad esser riconvertite a realizzare la rete “verticale” rispetto alla malattia e nella quale l’acuzie rappresenterebbe un problema minore per numeri e durata.
In conclusione: resti Canosa con i suoi posti letto funzionalmente parte del Bonomo, ma riferimento per il territorio disagiato di Canosa, Minervino e Spinazzola; non si vanificheranno così i costi della recente ristrutturazione, in attesa di definitiva conversione a strutture territoriali, coincidente con il nuovo ospedale di Andria, necessario alla razionalizzazione dell’intero comprensorio. Gli spazi liberatisi sono da oggi ristrutturabili per dar seguito alla realizzazione del centro risvegli, della lungodegenza e della riabilitazione cardiologica, altri fondamentali tasselli nel mosaico ad oggi solo ipotizzato del territorio.
Nell’impossibilità a riconoscere il Presidio “Caduti in Guerra” ospedale di zona disagiata, comunque, riteniamo necessario ed indispensabile confermare quanto previsto dal piano di riordino sino ad oggi vigente, attivando, contestualmente, quanto di seguito riportato:
Centro Risvegli con n. 45 pl;
Lungodegenza con n. 12 pl;
Riabilitazione Cardiologica e Pneumologica con n. 10 pl;
Riabilitazione Funzionale con n. 10 pl;
il pronto soccorso h24 (visto anche la recentissima e nuovissima location);
conferma delle attività in Day Surgery e Day Service multidisciplinari, così da utilizzare il blocco operatorio al pieno delle sue possibilità, riducendo le “interminabili” liste di attesa e, di fatto, consentendo le sale operatorie di Andria, Barletta e Bisceglie di essere utilizzate per interventi urgenti e programmati che necessitano di ricovero;
potenziamento degli ambulatori specialistici territoriali.
In sintesi, concretizzare un orientamento sempre più prossimo alla cosiddetta “medicina territoriale”, tanto auspicata ma, ad oggi, poco perseguita, garantendo i servizi di assistenza di pronto soccorso.
Centro Risvegli con n. 45 pl;
Lungodegenza con n. 12 pl;
Riabilitazione Cardiologica e Pneumologica con n. 10 pl;
Riabilitazione Funzionale con n. 10 pl;
il pronto soccorso h24 (visto anche la recentissima e nuovissima location);
conferma delle attività in Day Surgery e Day Service multidisciplinari, così da utilizzare il blocco operatorio al pieno delle sue possibilità, riducendo le “interminabili” liste di attesa e, di fatto, consentendo le sale operatorie di Andria, Barletta e Bisceglie di essere utilizzate per interventi urgenti e programmati che necessitano di ricovero;
potenziamento degli ambulatori specialistici territoriali.
In sintesi, concretizzare un orientamento sempre più prossimo alla cosiddetta “medicina territoriale”, tanto auspicata ma, ad oggi, poco perseguita, garantendo i servizi di assistenza di pronto soccorso.
Al momento attuale le due proposte presentate sono contestualizzabili e potrebbero essere integrate nella loro realizzazione: bisognerebbe trasformare da subito alcuni posti internistici in lungodegenza dando sfogo alle dimissioni difficili del reparto acuti affiancato. L’intera trasformazione, si ritiene sia collegata alla realizzazione di un nuovo contenitore “il nuovo ospedale di Andria”.
Nella sua essenza la proposta relativamente all’Ospedale di Canosa come Presidio Ospedaliero di area disagiata, come già comunicato a Sua Eccellenza il Governatore è stata condivisa dalla Conferenza dei Sindaci della BAT in data 25 febbraio 2016.
Tutto ciò premesso il Consiglio comunale, ad unanimità di voti, rivolge appello al Presidente della Regione Puglia affinché nel nuovo Piano di riordino ospedaliero della Regione Puglia vengano riportate le indicazioni innanzi enunciate, atte a garantire la funzionalità del presidio ospedaliero di Canosa di Puglia”.
Tutto ciò premesso il Consiglio comunale, ad unanimità di voti, rivolge appello al Presidente della Regione Puglia affinché nel nuovo Piano di riordino ospedaliero della Regione Puglia vengano riportate le indicazioni innanzi enunciate, atte a garantire la funzionalità del presidio ospedaliero di Canosa di Puglia”.
La delibera approvata sarà inviata al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e al presidente della III Commissione consiliare regionale, assistenza sanitaria e servizi sociali, Giuseppe Romano.
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