A due mesi esatti
dalla strage del 12 luglio le assicurazioni non possono risarcire i
feriti e le famiglie di chi su quel maledetto treno perse tutto.
Vogliono esser certi dell’identità dei richiedenti il risarcimento
e per questo richiedono l’esibizione del biglietto di viaggio.
Che vergogna!
Neanche i gipeti
sono così voraci e disumani così tanto. Questi ultimi si nutrono di
ossa di animali morti. I 23 cuori neri spezzati si sono frantumati di
fronte a tanta crudeltà.
Stridano, stridano i
freni di quei treni che portavano coloro che mai più ritorneranno.
Come Passalo e Aimone così sono i gestori dell’Assicurazione. Non
sentono pietà per chi quel nefasto giorno una ria sorte li abbandonò
su quei binari, togliendo loro per sempre la luce del sole dai loro
occhi.
La loro sete di
ricchezza non si placa neanche se da morti si versasse nelle loro
bocche oro colato.
Scricchiolano,
scricchiolano le rovine di quei treni. Quelle carrozze portavano
coloro che non faranno più ritorno.
Se si potesse far
risalire l’acqua dei fiumi sui monti, se si potessero raccogliere i
frutti dagli alberi prima che nascessero del tempo, il nostro,
trascorso molto si potrebbe raccontare sui nostri destini. Quel rio
giorno un vento caldo d’estate strappò via per sempre dai nostri
volti quei dolci sorrisi inebriati di felicità. Oggi potete vederci
soltanto i nostri bei volti incorniciati su una pietra fredda
sconfortandovi.
E voi ci chiedete se
abbiamo conservato il biglietto?
Caronte è stato
molto più umano di voi. Al contrario avete preso tra le vostre mani
il tridente infuocato e con inaudita ferocia avete infierito nelle
nostre anime celestiali, lacerate dalla rovine di quei treni
maledetti.
Che vergogna!
Su quei binari sono
ancora visibili le tracce del nostro sangue e voi ci chiedete se
abbiamo conservato il biglietto?
Che schifo!
Dagli occhi dei
nostri cari non scendono più lacrime. Tantissime ne hanno versate e
quelle poche rimaste dentro non potranno più versarle perché
essiccate.
Piangono, piangono i
nostri cari, i familiari, parenti, amici e conoscenti. Anche le
campane non suonano più come prima. Hanno perso il suono soave dei
loro rintocchi.
E voi ci chiedete di
esibire il biglietto?
Bisogna
genuflettersi davanti alle nostre vite spezzate. Passalo e Aimone
erano due gemelli che per carattere si comportavano come Protogene.
Un defilo, un ermaco. Gente che per vizio congenito si tenevano tutto
per loro. Scherzavano, deridevano alle spalle di poveri disgraziati.
Voi assicuratori
siete simili?
Siate più
filantropi, non uccidete di nuovo chi ha perso la vita. Non pensate
sempre ad incassare monete d’oro, d’argento, di bronzo e
quadrate.
Questa gente dolente
per la scomparsa dei propri cari e le persone rimaste ferite non si
possono difendere da cause di nobili ignoranti. Non sono eredi plebei
togati che possono risolvere i nodi e gli enigmi e i cavilli delle
leggi.
Soffrono, soffrono
tutti coloro che piangono chi su quei treni non farà più ritorno.
Quel giorno solare
si impallidì davanti ad una simile tragedia.
E voi ci chiedete di
esibire il biglietto?
Avete smarrito la
via della pietà.
Anch’io da maggio
2014 ad agosto 2015 mi sono servito di quei bei trenini pagati con i
contributi della Comunità Europea, comodi e pulitissimi. Non ho mai
visto gente salire su quei trenini sprovvisti di biglietti prepagati,
anche perché i controlli erano vigili e costanti del personale della
Ferrotramviaria Bari-Nord, gentilissimi e cordiali.
I 23 cuori neri
spezzati frantumati dai gipeti affamati.
Un mediocre poeta
andriese.
Vincenzo Santovito
(quello della L.A.C.)
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