Se è vero, come si diceva un tempo, che “la memoria è un
ingranaggio collettivo”, è anche vero che tale ingranaggio va periodicamente
oliato. E più che oliato, nel nostro caso, ripulito da decenni di smog e
incuria. Abbiamo quindi deciso di restaurare il busto dedicato al pensatore e
rivoluzionario Carlo Cafiero, e non solo per motivazioni estetiche. Vorremmo
che oltre agli strati incrostati di fumo e polveri, andasse via anche la cappa
di oblio a cui questa figura celebre in tutta Europa è stata condannata. Una
figura troppo scomoda quando era in vita, nell’ultima metà dell’800, quando
Cafiero partì da Barletta per girare l’Italia e l’Europa portando il suo
messaggio di libertà e giustizia sociale a suon di azioni rivoluzionarie. E
troppo scomoda persino adesso: constatare come al mondo ci siano solo due
razze, chi sfrutta e chi è sfruttato, e di come sia necessario trovare un modo
più equo di gestire e beneficiare della ricchezza di questo mondo è un concetto
difficile da far passare. Molto più semplice lasciar che le persone si scannino
per dieci minuti su facebook, istigate da incompetenti a caso armati di
smartphone ed egocentrismo, che chiedersi chi ha realmente in mano il potere e
i mezzi per deviare quella ricchezza che dovrebbe essere di tutti nelle proprie
tasche. Certe volte meglio non scomodarla la storia, caso mai qualcuno dovesse
realizzare che le cose non debbano andare necessariamente in questo modo, e che
un'alternativa a questo sistema economico e sociale che ci costringe a
esistenze sempre più precarie possa esistere, e funzionare. Ma “le storie sono
asce di guerra da dissotterrare” e, come abbiamo fatto insieme ad altre realtà
del territorio per i due fratelli partigiani Vitrani, vogliamo smuovere anche
la storia di quel gran concittadino che è stato Carlo Cafiero. Che, tra le
tante cose, ci ha anche insegnato come le persone possano autonomamente
organizzarsi, senza mediazioni, senza capi e senza gerarchie, per perseguire un
obiettivo comune e agire direttamente sulla propria realtà. Cafiero credeva che
questo metodo libertario potesse applicarsi a tutti gli aspetti del vivere
sociale, nel lavoro, nella produzione di ricchezza, nell'educazione e nel
vivere insieme, e lo riteneva la chiave di volta per superare le contraddizioni
e le ingiustizie che, nell'ottocento come oggi, colpivano come un macigno chi
non ha avuto la sorte di nascere tra le file di quell'1% di popolazione che ha
in mano le redini di questo mondo. Un modo di agire a cui cerchiamo di
attenerci costantemente nella nostra attività politica. Le operazioni di
restauro del busto commemorativo di Carlo Cafiero, sulla sua casa natale, sono
state auto-finanziate al 100%, senza alcun onere per l'amministrazione, a cui
abbiamo chiesto solo la necessaria autorizzazione burocratica, e senza padrini
o sponsor economici o istituzionali. E la nostra speranza è che questo sia un
modo per restituire alla città non solo un mero artefatto di marmo, ma una
memoria storica condivisa di cui riappropriarsi collettivamente, che ci dica da
dove veniamo, e che soprattutto possa suggerire nuove direzioni per il futuro
di questa città. Non una mera rievocazione storica, ma il racconto di una
storia che sappia interrogare il presente. In continuità con le rievocazioni
dell'anno scorso per il 170esimo anniversario della nascita, anche quest'anno
quindi proveremo ad attualizzare vita e pensiero di Cafiero, un uomo che, come
diceva Giovanni Pascoli, «fuggiva dal raggio di sole che penetrava nella sua
camera d’ammalato, perchè non c’era sole per tanti altri nelle miniere, nelle
officine, nelle stive, nelle prigioni! “Io non voglio sole che non sia di
tutti!”».
Invitiamo tutti quindi Sabato 28 Ottobre alle ore 11:00 in
Corso Vittorio Emanuele 111, dove terremo una piccola cerimonia commemorativa,
scoprendo il busto restaurato, a cui seguiranno interventi e letture dei suoi
scritti. L'appuntamento continua in serata, alle ore 20:00, presso il Cappero,
in Piazza della Sfida 17, con la proiezione de «LaLibertà», un cortometraggio
di Mimmo De Ceglia, che sarà nostro ospite, e Carlo Pisani su anarchici e
rivolte contadine nella Puglia dell'800.
Francesco Caputo - Collettivo Exit
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