Un susseguirsi di informazioni, più o meno
ufficiali, più o meno allarmanti stanno continuando ad alimentare, è proprio il
caso di dire, incertezze e disorientamento tanto nelle famiglie quanto nel
personale scolastico, dirigenza e nell’intero circuito lavorativo che ruota
attorno al servizio mensa comunale.
Anche nell’anno appena iniziato Andria mantiene
intatta la sua caratteristica di essere la città dell’incertezza in assoluto:
non si sa quando sarà approvato il regolamento comunale sui dehors; non si
conosce quando si procederà con l’approvazione di un Piano Strategico del
Commercio che la città attende da decenni; non si hanno notizie concrete e
reali sulla consegna dell’immobile destinato alla Questura e la sua piena
funzionalità; non si conosce neppure la data in cui saranno ultimate le opere
pubbliche incominciate e lasciate in sospeso; non si conosce la data di
sdoppiamento del mercato settimanale né quella di realizzazione dell’area
polifunzionale attrezzata in via Bisceglie per ospitare fiere, manifestazioni
ludiche, circhi, spettacoli viaggianti ed attrazioni varie; non si conosce se
Andria avrà mai un assessore all’Agricoltura che nella seconda giunta Giorgino
non si è mai visto così come fino a qualche giorno fa addirittura non si sapeva
se Andria avrebbe ancora avuto il privilegio di continuare ad avere il suo
attuale sindaco oppure se costui fosse già in volo per raggiungere i suoi congiunti
romani.
Non si sa nulla; nulla di nulla nella città
fantasma dove il giorno della vigilia non trovi un centimetro quadrato per
passeggiare ma dove se chiedi al tarantino giunto in città: “per quale motivo
hai deciso di trascorrere il giorno della vigilia di Natale ad Andria” egli ti
risponde: “perché qui c’è casino”. Risposta quanto mai centrata ed azzeccata
per descrivere il nulla celato dietro quella calca di persone in cerca del
prossimo drink da ingurgitare velocemente per poi passare a quello successivo,
magari accompagnandolo con qualche “esaltatore” di felicità artificiale di
facilissimo reperimento ma non prima di aver lasciato il suo ricordo sul
tappeto di bicchieri di plastica usati, di bottiglie svuotate e di
inequivocabili tracce di conati e rigurgiti.
Andria città dell’incertezza e della precarietà;
Andria città della falsa povertà dove si registrano percentuali di
disoccupazione che superano il 56%, mentre in altri paesi europei quel tasso
non supera il 5%, ma si registrano i più elevato tassi di consumo; dove il
tasso di disoccupazione giovanile supera il 67% ma coloro che consumano più
degli altri sono proprio quei giovani “disoccupati”. Come fanno? Fanno, fanno!
Andria città delle stranezze dove non ci sono
risorse per soddisfare i creditori in attesa dei pagamenti da anni ma c’è
sempre e comunque un torneo da sovvenzionare e un Festival da foraggiare, anche
se il cantante non c’è.
Andria città dove gli uffici pubblici più
importanti vengono chiusi uno dopo l’altro ma i rappresentanti polisindaclisti,
nominatisi a vicenda negli Enti di riferimento, non se ne accorgono e le
risorse economiche “risparmiate” per la chiusura degli uffici se le spartiscono
tra le loro associazioni; dove intere categorie di soggetti sono dormienti ed
invisibili, al punto che la città può anche crollare e nessuno se ne accorge.
Andria città dove i politici, anche quelli di
“ultimissima generazione”, sono diventati solo semplici ed inutili
“opinionisti” e dove si sono persi gli utensili che avrebbero dovuto aprire
interi magazzini di scatolette di tonno.
Andria città dove per il sol fatto che ci sia la
Caritas a pensarci si ritiene non si debba parlare di degrado economico e di
emergenza sociale; dove si stanno sperperando interi patrimoni al gioco legale con
quello clandestino che aumenta a dismisura, incontrollato, ma le politiche del
lavoro e il sostegno pubblico emergenziale non esistono neppure lontanamente.
Andria la città dove si taglia l’erba con il
rasoio, accuratamente nell’aiuola di piazza Marconi ma se ti sposti appena
appena più in la, ed in tutta la città, le aiuole, le aree verdi non esistono
più e sono diventate discariche a cielo aperto; Andria la città del rifiuto
sparso dove le ordinanze sono carta straccia e servono solo a lavare le
coscienze di chi le firma; dove c’è l’ordinanza che vieta di vendere qualunque
tipo di bevanda in bottiglia dopo le dieci di sera, per motivi di pubblica
incolumità e sicurezza, ma trovi i cassonetti stracolmi di bottiglie vuote,
depositate all’esterno dei bar, che non vengono regolarmente ritirate dal
servizio pubblico quindi decine di migliaia di bottiglie, a disposizione,
“pronte all’uso”.
Andria, la città della finzione dove il teatro non
esiste, caso unico al mondo, ma bisogna far credere che non sia così quindi quel
teatro bisogna convincersi che ci sia anche se nessuno ancora lo vede.
Andria città della progettazione, della
rigenerazione urbana e della partecipazione ma le statistiche e le indagini dei
maggiori organi di informazione relegano, giustamente, la città in fondo a
tutte le classifiche.
Andria città dell’abusivismo commerciale dove se ti
permetti di posizionare un tavolino per un evento sociale ed umanitario in
viale Crispi vieni multato ma viene consentito, spudoratamente, di poter
vendere di tutto sui marciapiedi, salvo poi organizzare incontri e convegni per
capire come mai in città aumentano i morti per tumori ed aumentano le patologie
legate all’inquinamento ambientale e di origine alimentare. Forse se quegli
“scienziati” girassero un po’ per le vie cittadine si accorgerebbero che le
cause di quei tumori sono tutte attorno a noi e il registro dei tumori, fermo
da anni, non potrebbe che riconfermarlo, qualora dovesse arrivare.
Di Andria si potrebbe parlare all’infinito e
scrivere ancora tante pagine di sciatteria, di trascuratezze ma si potrebbe
anche scrivere qualche capitolo virtuoso ma solo grazie a quei privati che
nonostante tutto hanno compreso, dopo decenni, che invece di portare i propri
risparmi altrove avrebbero dovuto investirli nella loro città. Qualcuno, più
d’uno, in verità, se ne sta da tempo già pentendo amaramente di averlo fatto.
Certo che se si guarda al peggio, all’ancor peggio che c’è nelle città vicine
allora ci si consola ma è sempre una corsa al meno peggio e questa è l’altra limitazione
di politici e burocrati mediocri e molto modesti che affollano il territorio.
Tornando al servizio mensa scolastica ed al
rapporto compromesso e minato tra la ditta appaltatrice e il comune di Andria,
come cittadini non vorremmo che dopo le tantissime ambiguità registrate sul
“caso” ora si aggiungano altri elementi di conflittualità perché questo sarebbe
gravissimo e potrebbe addirittura arrivare a compromettere definitivamente il
futuro, imminente bando ed assegnazione del servizio per il prossimo anno
scolastico; quello tanto in discussione da mesi.
Se l’incrinarsi di quei rapporti, oggi, possa
compromettere quelli futuri e consentire a taluni un altro alibi per tornare a
rimettere in dubbio il servizio già messo in discussione con la deliberazione segreta
di giunta, allora sarebbe meglio che lo si dica subito, senza attendere il
prossimo 15 gennaio o l’ultimatum del 22 gennaio della ditta Pastore che già
vediamo con le valigie in mano e che giustificatamente potrebbe decidere
realmente di abbandonare il servizio, licenziando i dipendenti e lasciare la
città federiciana con un brutto ricordo e con un grande vaffa che tutti,
proprio tutti ci saremmo ampiamente e totalmente meritato
*Presidente Associazione “Io Ci Sono!”
#iononsonocandidato
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