Basta un poco di pioggia ed
ecco che prima sprofonda via Alcide De Gasperi, poi corso Cavour. In questi
giorni anche il piazzale intitolato ai Marinai d’Italia sprofonda. A memoria
d’uomo a qualcuno bisognerebbe rammentare che quel piazzale non è altro che un
avvallo o un fossato e durante la pianificazione della nuova 167 quel vallo
venne ricoperto di materiale di risulta. Dopo vent’anni i risultati dei lavori
allora effettuati si sono visti. Non tutti sanno che quando si intitola una
Piazza, Via, Piazzale, Giardino ecc. i responsabili della toponomastica sono
tenuti ad informare gli Organi competenti e dare lustro ad una inaugurazione
con tutti i dovuti protocolli e cerimonie. Nella fattispecie del piazzale
Marinai d’Italia al momento della posa in opera della tabella che indica
l’intitolazione i diretti interessati, referenti dell’Associazione A.N.M.I.
Gruppo di Andria non sono stati informati e né tantomeno alcuno si è mai
preoccupato di organizzare una cerimonia come si deve. Certamente chi con
fretta e furia ha provveduto ad ubicare la Targa intitolata ai Marinai d’Italia
non ha prestato servizio militare ignorando che gli Enti di Associazioni
combattentistiche hanno il loro Statuto e Regolamento che prevede tutto un Protocollo
per l’intestazione e l’intitolazione nel caso specifico ai Marinai d’Italia. Ma
è solamente il piazzale che sprofonda? Nossignori, Andria è tutta una
brughiera. Basti circolare con una bici per rendersi conto di quanto nella
nostra città di Andria sia difficile circolare con una bicicletta. Percorrendo
le vie, quasi tutte sono sconnesse. Zanelle, cordoli, pavimenti, marciapiedi.
Questi ultimi sono impraticabili. Anche passeggiando gli alberi con le loro
radici hanno rigonfiato le pavimentazioni che sono divelte. E che dire dei
tombini di fognatura e raccolta di acqua piovana che sprofondano nei terreni e
sono sempre ricolme di rifiuti che ostruiscono il deflusso con possibili
gravissime conseguenze? Quando si circola in bici bisogna stare molto attenti
ad evitarli in quanto si rischia di essere investiti dalle auto in transito
mentre si è intenti a trasformarsi in esperti equilibristi zigzagando come dei
bravi sciatori eseguendo slalom. A ciò si deve aggiungere la gimcana che
bisogna fare per evitare buche grandi e piccole con dossi e avvallamenti lungo
tutte le strade. E che dire delle piste ciclabili? Una bella invenzione, sulla
carta. Difatti non sono state una vera panacea per alleviare il traffico
caotico. Circolare sulle dette piste è curioso notare come in via Gramsci tale
pista ciclabile sia sistemata. Spostandoci nella Zona del Quartiere Europa
addirittura bisogna evitare gli alberi proprio sulla pista ciclabile, in via
Mattia Preti angolo via Ospedaletto. Roba da qualche bel programma televisivo
di denuncia pubblica. In altre vie la situazione non è tanto dissimile. Via
Aldo Moro, via Ospedaletto, corso Italia, corso Europa Unita, corso Francia,
via Carriera, via Appiani e via dicendo. Da notare che tra via Vochieri e corso
Europa Unita, in via Barletta non esiste una via di comunicazione che collega
corso Italia. Lo stesso dicasi tra corso Europa e via Ospedaletto angolo
passaggio a livello che collega corso Italia. Superando il passaggio a livello
in via Barletta direzione Barletta c’è un piccolo sentiero sconnesso, sul lato
destro, che costeggia la ferrovia e si immette in corso Italia. Perché detto
passaggio non viene dotato di un passaggio pedonale con pista ciclabile? Perché
non si costruisce un sottopasso pedonale che colleghi Largo Appiani con Piazza
Bersaglieri? Altrettanto dicasi per via Farini. La zona 167 Nord è chiusa tra
via Castelfidardo e Porta Pia. Non c’è uno sbocco che collega via Martiri di
Belfiore. Via Brescia, Talamone, Rovito anch’esse sono strade chiuse. Dotarle
di un passaggio pedonale che congiunga via Martiri di Belfiore non sarebbe un
crimine ma un servizio utile per gli abitanti interessati e non. I nostri
interventi non sono di restituire il male quando lo si è ricevuto ma
consigliare nel bene. Noi non bramiamo gli onori e le glorie, cose che queste
potrebbero finire per nuocerci. E che dire delle periferie? Siamo stufi e
stanchi di ascoltare sempre le stesse nenie. Recuperare le periferie? Ma quale
recupero? I soldi dei condoni edilizi sono stati incassati dallo Stato e dai
comuni. E i servizi. Sono trascorsi 35 anni dal primo condono e a mezza luna
tesa nulla si intravede. Domanda: che fine hanno fatto i soldi incassati dal
nostro comune degli oneri di urbanizzazioni e costi di costruzione? Dove sono i
recuperi delle periferie? A gran voce si promettono milioni di euro stanziati
ma nei fatti dove sono? Agli interessati l’ardua sentenza.
Vincenzo
Santovito
Osservatore
Civico
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