Ad Andria nasce il “Credito di Dignità”; una
straordinaria occasione di riscatto per cittadini, imprese e contribuenti che
si trovano ad aver maturato crediti di importante valore economico nei
confronti dell’Ente che amministra la vita cittadina. La sentenza del Tar
Puglia, pubblicata il 21 marzo 2018 N. 00397/2018 REG.PROV.COLL. - N.
01408/2015 REG.RIC., ampiamente prevedibile, praticamente scontata, ribalta
completamente il rapporto contribuente/ente pubblico con quest’ultimo che
diventa parte passiva e soccombente.
Ciò avrebbe dovuto indurre l’amministrazione comunale
andriese, nella sua globalità ma anche e soprattutto singolarmente ciascuno di
coloro che a quella determinazione, “i cui contenuti ed effetti” oggi sono
stati giudicati illegittimi, hanno dato il loro voto favorevole, evidentemente
coinvolgendo in questo modo anche la propria sfera professionale posto che
trattasi di professionisti “del mestiere” quindi dotati di conoscenze, ad
adottare un sano Principio di Cautela che invece è venuto a mancare.
A leggere le “scusanti” oggi addotte dall’Ente per
bocca del suo P.C. (Primo Cittadino), quanto sentenziato dal T.A.R. appare
evidente che avrebbe potuto essere ampiamente e largamente previsto. Infatti
oggi l’Ente scrive: “Questione tariffe: ... una situazione che riguarda
tantissimi comuni che hanno votato il 31 maggio 2015 e che quindi hanno avuto
difficoltà oggettive nell’approvazione delle tariffe nel tempo indicato dalle
norme. Cosa di cui anche l’Anci si è occupata a dimostrazione che vi era una
situazione monitorata a livello nazionale e non certo un isolato “caso Andria”.
Altro che indegni sciacalli!
A leggere queste poche righe appare trasparente ed
acclarato che la questione fosse già nota in sede di approvazione della contestata
Deliberazione, ancorché legittima nella forma visto che il Ministero ha
contestato, avendo avuto ragione, il contenuto e gli effetti di quella
Deliberazione e non già la sua validità formale la cui contestazione non entra
nel caso in specie, quindi proprio nel merito del contenuto della
determinazione delle tariffe aumentate sproporzionatamente. Il Consiglio dunque
ben sapeva a cosa sarebbe andato incontro, forse sperando in quella “sanatoria”
governativa mai arrivata. Un’aggravante rispetto all’altra già rappresentata
dall’incitazione e sollecitazione a pagare secondo le nuove tariffe che videro
aumentare l’Imu sulle seconde case dal 7,6 all’8,6 per 1000 e raddoppiata la
Tasi dall’1 per mille al 2 per mille, in aggiunta all’ulteriore aumento della
Tassa Rifiuti stimati tra i venti ed i 50 euro.
Altro che indegni sciacalli!
Ora l’unica cosa che i cittadini e gli imprenditori
andriesi chiedono all’Amministrazione comunale è l’immediata restituzione delle
somme versate in eccedenza, anche per l’illegittima applicazione della quota
variabile della Tariffa Rifiuti per tutti questi anni, fermo restando che anche
per quanto riguarda gli anni successivi al discusso 2015 venga predisposto il
rimborso delle somme richieste e versate in eccesso dai contribuenti poiché per
tali anni vige comunque il disposto delle relative Leggi di Bilancio
governative che hanno previsto l’obbligo di congelamento tariffario al 2015
cioè esattamente alle vecchie tariffe ed aliquote che il comune ora deve
ripristinare dal 2015 in poi.
I cittadini andriesi stanno aspettando e la pazienza è
durata ben tre anni. Ora si aspetta solo la restituzione dei soldi.
Circuito
Libere Associazioni Civiche Andriesi
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