Si vivono momenti in cui bisogna
riflettere sul senso dell’articolo della Costituzione che indica ai cittadini
cui sono affidate funzioni pubbliche il “dovere” di adempierle “con disciplina
e onore”. Credo che quanto è accaduto ieri in Consiglio Comunale richiami la
responsabilità di corrispondere a questo fondamentale principio.
Il Consiglio comunale non ha potuto
deliberare, per il venir meno del numero legale al momento del voto,
sull’adozione del Documento preliminare programmatico al Piano Generale
Urbanistico. Si tratta di un obiettivo strategico, di un impegno di mandato, di
un adempimento che raccoglie fondamentali atti amministrativi su una condizione
urbanistica segnata dalle tante alterazioni subite da un Piano regolatore
risalente addirittura al 1971, e consente di individuare le opzioni strategiche
di rigenerazione e riqualificazione con cui ricomporre una visione urbanistica
unitaria, moderna e sostenibile della città.
E’, quindi, qualcosa che non investe il
solo compito della maggioranza formatasi dalle urne del 2013, ma a cui
l’Amministrazione si è dedicata senza soluzioni di continuità pur di recuperare
il tempo perduto e rimediare, non senza fatica a guasti, forzature,
incongruenze.
Si sono anche – non esito a riconoscerlo
–commessi errori, a cui si è cercato di provvedere contando sulle tante
disponibilità alla partecipazione e alla collaborazione che hanno segnato il
laborioso percorso compiuto sino alla approvazione il 7 aprile del 2017, da
parte della Giunta, della proposta di adozione del Documento al Consiglio
comunale.
C’è voluto un anno perché - anche a
seguito di continue iniziative pubbliche e pressanti richieste alla Presidenza
e agli organi competenti del Consiglio
comunale – il provvedimento fosse inserito all’ordine del giorno
dell’assise rappresentativa della sovranità popolare. Si è inteso, così, segnare una inversione di
tendenza rispetto ai tentativi consumatisi nel passato ma mai sfociati in un
confronto di merito sulla urbanistica della città. Questa volta l’atto del DPP
è arrivato in Consiglio comunale, ed è già un risultato perché comunque
consente ai cittadini di conoscere ed esprimersi sulle strategie per la ripresa
della crescita a Barletta, e di affermare nell’ormai prossima campagna
elettorale quello spirito di rispetto dell’interesse generale che deve pur
riuscire a prevalere sugli interessi particolari se non di fazione.
Si è cercato, insomma, di sostenere una
assunzione di responsabilità non solo verso gli
elettori degli schieramenti in competizione cinque anni fa, ma
soprattutto verso una nuova prova elettorale che sconta le lacerazioni e le
crisi di identità del tempo trascorso.
Purtroppo, nemmeno questo è stato
possibile. Dopo ore e ore di discussione sulla deliberazione, in Consiglio
comunale è venuto a mancare un voto - un solo voto - che ha reso tutto vano. Si
è, così, non tanto, o non solo, colpita la dialettica democratica, sempre
legittima anche quando alimenta la contrapposizione e la formazione di una
maggioranza sia pure trasversale, ma si è impedito, per l’improvvida assenza di
questo o quel consigliere (poco importa a quale vecchio o nuovo schieramento
potesse appartenere), all’assemblea di deliberare, provocando un vulnus allo
stesso vincolo che l’insieme dell’istituzione rappresentativa è tenuta ad
assolvere.
Per questo, nel momento in cui sta per
determinarsi nuovamente la volontà popolare, sento il dovere di compiere un
atto che restituisca alla città il valore dell’adempimento proposto
all’assemblea consiliare.
A differenza del passato, si è
dimostrato che possono arrivare in Consiglio comunale scelte che puntano al
futuro. Con le dimissioni del sindaco,
condivise d’intesa con la Giunta,
vorremmo rimettere queste scelte alla libera determinazione della volontà
popolare perché riescano finalmente ad arrivare a compimento con uno sforzo di
rinnovamento e di riscatto della stessa politica.
E’ il contributo che personalmente
ritengo di dover dare ancora alla mia città, e che mi induce a continuare ad
adempiere - fino al termine che la legge indica perché le dimissioni diventino
efficaci e irrevocabili - a ogni funzione pubblica derivante dal mandato
elettorale “con onore e disciplina”.
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