La Libera Associazione Civica per l’ennesima volta torna a parlare di sanità e delle sue deviazioni, cercando di informare i cittadini e spronare le istituzioni.
Da anni denunciamo le code per accedere alle analisi di laboratorio ed alle visite specialistiche, di cui tra l’altro se ne fa un abuso collaudato nel tempo, le difficoltà l’eventuale ricorso alla degenza ospedaliera, in definitiva le lungaggini per ottenere una diagnosi del proprio stato di salute. Di risposte certe mai avute dalle autorità preposte né dagli addetti del settore.
Abbiamo denunciato anche l’inefficienza e l’inadeguatezza delle strutture, nonché la cecità nella progettazione ed attuazione di nuovi nosocomi. Un esempio per tutti: i lavori di adeguamento e ristrutturazione dell’ospedale di Andria. Infatti, i posti letto sono diminuiti, è ubicato in una zona centrale ad alta intensità di traffico, la qualità dell’aria che si respira è a dire poco nociva, non è servito da aree di parcheggio, è dotato di pista di atterraggio per l’eliambulanza che non potrà mai funzionare. Tutto ciò che per i cittadini sono manchevolezze di un sistema, per le istituzioni, a tutti i livelli, sono tagli agli sprechi. E chi ha permesso o agevolato o consesso o tratto benefici da questi sprechi? Quanti soldi pubblici sono stati sperperati?
“Non c’è un elenco ufficiale delle incompiute, al massimo emergono cifre parziali. “L’unica certezza, statistiche a parte, è che le incompiute non sono incidenti di percorso, bensì il sintomo di uno “sfaldamento culturale”, dice l’urbanista Vezio De Lucia, ex membro del Consiglio superiore dei lavori pubblici: “La catena di controllo è saltata, degenerata. Le fresche cronache su La Maddalena e i grandi appalti testimoniano come gli appetiti privati abbiano sovrastato il pubblico interesse”. Il resto viene di conseguenza: “Nella progressiva assenza di controlli, nazionali ma anche locali, si buttano soldi e non si terminano i lavori”.
Un sistema in bilico tra cialtroneria e malaffare che la Corte dei Conti ha censurato il 17 febbraio scorso, all’inaugurazione dell’anno giudiziario in pieno scandalo ‘Cricca’ del G8. “Anche nel 2009″, ha scritto il procuratore generale Mario Ristuccia, “molte fattispecie di illecito hanno riguardato il fenomeno delle opere incompiute”. Un “ingente spreco di risorse pubbliche” dovuto alla “carenza di programmazione, all’eccessiva frammentazione, alla dilatazione dei tempi di esecuzione (…) e alle carenze ed inadeguatezze dei controlli tecnici ed amministrativi”. Il peggio, insomma. Tanto oscuro e articolato da causare “un’oggettiva difficoltà nell’accertamento delle responsabilità, il più delle volte ascrivibili ai vari livelli decisionali".
Un’epidemia che in questi anni si è estesa dalla Sicilia alla Valle d’Aosta, dalla Campania al Veneto, dalla Calabria al Piemonte. “Ha trionfato la logica del fare per fare”, sostiene Bernardino Romano, professore di Pianificazione e valutazione ambientale all’Università dell’Aquila: “Politici e imprenditori hanno raccolto finanziamenti ovunque, a livello europeo e nazionale, costruendo nel loro interesse e non in quello delle collettività. Risultato, "la spaventosa debolezza di progetti che franano al primo intoppo: un cambio di giunta, la crisi di un’impresa appaltatrice, il banale prolungarsi dei lavori…”.
Sono le incompiute d’Italia, le cosiddette Cattedrali nel Deserto. Lo scempio di ospedali e strade, carceri e stazioni ferroviarie, campi sportivi e case di riposo, autoporti e dighe che non hanno conosciuto la parola fine. "Oppure sono state concluse, inaugurate dopo indicibili vicissitudini ma non attivate” (Fonte Espresso). E’ inutile e dispendioso procedere con l’elencazione dettagliata di quelle che sono le opere incompiute, accenniamo a quelle esistenti nel Comune di Giarre (CT) e ad un ospedale in provincia di Foggia, ultimato dopo cinquantenni e dotato anche di mega parcheggio e lì soffre di abbandonite cronica (fonte Raitre Educational di sabato 4/09 c.a. ore 7,00).
E poi i governanti parlano di produttività! Quale produttività hanno le loro decisioni ed il loro comportamento, volto ad assoggettarsi soltanto ad un’élite economica, proclamando il consenso della maggioranza dei cittadini?
L’atteggiamento non cambia, quando si affronta il problema sanità da un punto di vista strettamente medico.
La ricerca, così tanto enfatizzata e proclamata, è una questione di pochi e per pochi, ed in sostanza relegata negli ambiti delle case farmaceutiche e dei loro entourage.
Riflettiamo sulla vicenda dell’influenza A H1N1, l’influenza suina, una patologia meno virulenta e mortale dell’influenza stagionale. Soldi spesi e male per un vaccino altamente tossico, al punto da essere causa di morte e di gravi patologie: distrofia laterale amnio trofica, tumori, aids e quant’altro; per altro i dottori Gorton e Jarvis hanno dimostrato che la vitamina C è molto più efficace dei vaccini nel prevenire l’influenza e nel mitigarne i sintomi (tre dosi da un grammo al giorno per un adulto a livello preventivo, un grammo ogni ora per sei ore per mitigare i sintomi dell'influenza). Vedi: “The effectiveness of vitamin C in preventing and relieving the symptoms of virus-induced respiratory infections” (Manipolative Physiol Ther, ottobre 1999 vol 22 (8), pag 530-533).
In questo studio chi ha preso la vitamina C ha avuto l’85% di sintomi in meno rispetto a chi non l’ha assunta, chi si è fatto vaccinare ha avuto il 25% di sintomi in meno rispetto a chi non si è vaccinato. Ciò significa contemporaneamente due cose: primo che le persone vaccinate, nonostante il vaccino, non sono immuni dall’influenza (altrimenti non avrebbero alcun sintomo, e non “il 25% dei sintomi in meno”), e secondo che la vitamina C è molto più efficace del vaccino.
Queste notizie non sono state diffuse nel bel mezzo della gonfiata “pandemia”. Dagli esperti dell’OMS per finire a quelli del nostro ministero della salute chi ha avuto interesse a diffondere notizie così allarmanti, considerato che il virus era già conosciuto, tra l’altro il medesimo atteggiamento fu tenuto con il virus dell’aviaria, alcuni anni prima.
Questi soldi si sono rilevati uno spreco di danaro pubblico e sono finiti nel calderone del deficit della sanità e, quindi, nel deficit dello Stato che tanto sta a cuore al Governo ed all’U.E. ridurre; comunque se questi sono i modi di spendere il Governo alla fine sarà costretto a chiudere le scuole pubbliche, gli ospedali, gli enti assistenziali, torneremo all’età della pietra.
Che dire del comportamento degli studiosi e dei ricercatori delle cure per le malattie oncologiche?
Di sicuro in materia hanno detto che è importante la prevenzione - “l’uovo di colombo”-. E per convenire in ciò sono state necessarie le arance della salute, le svariate raccolte fondi e quant’altro. Che bella scoperta!
Durante una manifestazione di alcuni giorni fa, nella città di Bisceglie, il dott. Veronesi ha detto che tra vent’anni si potrà parlare di sconfitta del cancro; ma già oggi parlano di sconfitta del tumore. Dov’è la verità?
Verum est factum! Il rimanente sono solo parole e verba volant.
“Dovete sapere però che l’Istituto Superiore di Sanità italiano ha fatto stampare un fascicolo dal titolo “Esposizione professionale a chemioterapici antiblastici” per tutti gli addetti ai lavori, cioè per coloro che (solamente!) maneggiano fisicamente le fiale per la chemio (di solito infermieri professionali e/o medici)". Fiale che andranno poi iniettate ai malati!
Alla voce Antraciclinici (uno dei chemioterapici usati) c’è scritto: “stomatite, alopecia e disturbi gastrointestinali sono comuni ma reversibili". “La cardiomiopatia, un effetto collaterale caratteristico di questa classe di chemioterapici, può essere acuta (raramente grave) o cronica (mortalità del 50% dei casi). Tutti gli antraciclinici sono potenzialmente mutageni e cancerogeni”. Alla voce Procarbazina (un altro dei chemioterapici usati) c’è scritto: “E’ cancerogena, mutagena e teratogena (malformazione nei feti) e il suo impiego è associato a un rischio del 5-10% di leucemia acuta, che aumenta per i soggetti trattati anche con terapia radiante”.
"L’amara conclusione, che si evince dall’Istituto Superiore di Sanità, è che l'oncologia moderna per curare il cancro, utilizza delle sostanze chimiche che sono cancerogene (provocano il cancro), mutagene (provocano mutazioni genetiche) e teratogene (provocano malformazioni ai figli)!!!”
Qualcosa non torna: ad una persona sofferente dal punto di vista fisico, psichico e morale, debilitata e quasi sempre sottopeso, vengono iniettate delle sostanze così tossiche!
Questo apparente controsenso - se non si abbraccia l’idea che qualcuno ci sta avvelenando -si spiega nella visione riduzionista e totalmente materialista della medicina, comportamento confortato dalla mancanza di assistenza ai malati terminali, infatti, non esiste una terapia del dolore né si assistono pazienti ed ammalati materialmente e psicologicamente.
I costi: dal sito dell’A.I.A.N., Associazione italiana per l’assistenza ai malati neoplastici si evince il costo di un trattamento chemioterapico.
“Il costo medio dei cicli chemioterapici che differiscono sostanzialmente nella composizione, varia sensibilmente in base ai farmaci". Comunque il costo si aggira su svariate decine di migliaia di euro per i vari cicli, fino a 50.000€.
L'illusione che la chemioterapia sia gratuita, cade alla considerazione che il cittadino e l'ammalato, i contribuenti, la pagano allo Stato sotto forma di prelievi fiscali. "A questi costi esorbitanti si aggiungono gli oneri elevati dell'indotto, ad esempio il trapianto di midollo può comportare la spesa di oltre 50.000€. L'efficacia temporanea e limitata, l'assenza di effetti risolutivi, l'elevata tossicità rendono ancora più irrazionale ed inaccettabile un così elevato onere finanziario della chemioterapia”. Sei cicli soltanto di chemioterapia costano per OGNI paziente una cifra che va da 4.520 euro a 8.420 euro.
Tale calcolo però non tiene conto dei costi di operazioni chirurgiche, eventuali trattamenti radioterapici, medicamenti, farmaci, visite, degenze, ecc.
Cifre del genere - pagate dal Sistema Sanitario Nazionale e quindi sottratte alla Comunità con le tasse - il potere di lobbie di Big Pharma è così forte che riesce a tenere celate le terapie non convenzionali e tappare la bocca a tutti quei ricercatori indipendenti che hanno il coraggio (o l’incoscienza) di mettere la salute della persona davanti agli interessi economici.
Questo potrà spiegare una volta per tutte le persecuzioni mediatiche, giudiziarie, professionali e personali subite da personaggi come Luigi Di Bella, Geerd Ryke Hamer, Tullio Simoncini, Bonifacio, Pantellini, Zora, Gorgun e la cura gratuita a base di veleno di scorpione di Cuba e ancora moltissimi altri grandi ricercatori.
Invece di cercare una strada meno dispendiosa, meno sofferente, anche alla luce degli effetti collaterali e della qualità di vita degli ammalati si continua su questa folle corsa dissanguante e disumana.
Ma per quanto ancora?
Tale follia ha raggiunto il parossismo in Regione Toscana che “rimborserà il costo di una parrucca a tutte le donne che, affette da un tumore, hanno perduto i capelli a causa della chemioterapia”.
La magra consolazione delle donne è che “le interessate potranno acquistare la parrucca da loro stesse gradita in uno dei negozi specializzati e poi chiedere il rimborso documentando la spesa”.
I costi della radioterapia
La mucosite orale è una complicanza (una delle tante) della chemio e radioterapia. Interessa il 77% dei pazienti trattati con radio alla testa e la totalità di quelli sottoposti a trapianto autologo delle cellule staminali trattati con chemioterapia citotossica ad alte dosi.
Per questa complicanza viene usato il farmaco Palifermin (è un fattore di crescita dei keratinociti umano).
Pensate che il costo di un solo trattamento completo comprendente 6 somministrazioni di 60 mcg/Kg/die corrisponde al costo di una confezione: 4.320,00 euro!
Una sola scatola di questo farmaco costa 4320 euro. La casa farmaceutica che lo produce si chiama Amgen Inc., il cui presidente e Ceo è un certo Kevin W. Shaker che risulta avere collegamenti con General Electric (che costruisce, come abbiamo visto prima i mammografi!) e figura nel direttivo di Northrop Grumman Corporation (società nel campo aerospaziale e della difesa, produttrice di armamenti), Chevron (petrolio & C.)!
I costi della radioterapia
Secondo le ultime statistiche dell’A.i.r.o. (Associazione italiana di radioterapia oncologica) nel 2002 sono stati 108.000 i pazienti in Italia trattati con la radioterapia. Quindi il 60% dei nuovi malati (270.000 all’anno) si sottopone alla radio!
Il costo di un’apparecchiatura per la radioterapia si aggira intorno a 1.000.000 di euro, con un costo a trattamento pari a circa 12.000 euro.
Un solo trattamento con onde radio (di solito si fanno almeno cinque sessioni) costa la bellezza di 12.000 euro, senza tenere conto del costo di medici, fisici, radioterapisti, tecnici dosimetristi, costi di gestione e manutenzione, ecc.
Una persona ammalata può fare diversi cicli di radioterapia, per cui anche dietro le radioterapie ruotano cifre colossali.
Senza dimenticare che esistono numerosi modelli (diversificati anche nei prezzi): “Radioterapia a intensità modulata”, “Radioterapia intraoperatoria”, “Radioterapia stereotassica” (altissima precisione con altissimi costi), “Gamma Knife” (Raggi Gamma), “Cyberknife” (acceleratore lineare miniaturizzato collegato a braccio robotica), “Brachiterapia” (utilizzo di piccole sfere radioattive introdotte nell’organismo), “Adroterapia” (radioterapia a fasci di ioni di idrogeno o carbonio), ecc. ecc.
Un altro dato interessante sono le sostanze chimiche usate in combinazione con le terapie radiologiche.
Dal “Centro di riferimento regionale sul farmaco” l’agente antineoplastico usato spesso con la radioterapia, il cui principio attivo si chiama Cetuximab, costa (per solo otto settimane di trattamento) 7.722,80 euro (prezzo fornito dalla ditta farmaceutica).
Quindi la radioterapia tra apparecchiatura e un solo farmaco, senza considerare le strumentazioni tecnologiche all’avanguardia, costa per ogni seduta più o meno 20.000 euro!!!
I costi di un trattamento oncologico ufficiale
Considerando i due principali strumenti terapeutici nelle mani degli oncologi ad esclusione della chirurgia, e cioè chemio e radio, con un solo ciclo (6 per la chemio e 5 per la radio) vediamo quanto costa il tumore oggi in Italia.
Attualmente sappiamo esserci da noi 1,7 milioni di ammalati e oltre 270.000 nuovi malati ogni anno.
La conclusione, senza entrare troppo nel dettaglio e nel particolare, è la seguente: il tumore in Italia (solamente tra chemio e radio, escludendo quindi chirurgia, costi di degenza, farmaci vari, apparato medico e infermieristico) è indubbiamente una delle patologie più costose!
Alla luce delle suddette considerazioni, io sottoscritto, Santovito Vincenzo, Presidente della scrivente Associazione, anche in nome e per conto delle altre Libere Associazioni Civiche di Andria, che hanno condiviso il presente documento, chiede un incontro urgente con l’Assessore alla Sanità della Regione Puglia, dott.. Tommaso FIORE.
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