Puntuali come l’arrivo delle stagioni, proprio con l’arrivo della bella stagione, i telegiornali locali, sempre attenti a ciò che di importante accade nel territorio, tornano ad occuparsi di un problema che, ad Andria, nel corso dei secoli, è sempre stato di estrema attualità: la vendita per strada di frutta e verdura. Un’occasione per i giornalisti di parlarne ma soprattutto per i politici per ritagliarsi un piccolissimo pezzo di pubblicità gratuita, almeno “apparentemente gratuita”, sugli schermi televisivi per rendere noto o per giustificare, ognuno secondo le proprie, a volte scarsissime, conoscenze e secondo i propri ruoli, anche questi “apparentemente differenti”, ciò che accade in città.
Tornando alle cassette di frutta destinata alla vendita, poggiate sull’asfalto, è sconcertante come questo problema venga ripetutamente affrontato dal punto di vista politico – amministrativo -regolamentare e mai per ciò che effettivamente esso rappresenta: la manifestazione palese e plateale di un disagio, anche economico, che le famiglie andriesi stanno vivendo. Per favore, nessuno giustifichi dicendo che è un fenomeno diffuso anche negli altri comuni perché questa non è un’attenuante ma un’aggravante che dimostra le tante povertà e i tanti bisogni del nostro intero territorio, mentre c’è chi pare occuparsi solo di corsi, concorsi e ricorsi. Dietro quelle cassette, infatti, si nascondono le tragedie familiari di chi ha perso un lavoro (è facile trovare tra questi “venditori” molti ex lavoratori del settore edile) o di chi, giovani e adulti, è appena uscito da un’esperienza carceraria (chiedete ad alcuni preti della città quanti siano questi casi di coloro che vorrebbero, anche in questo modo, reintegrarsi nella cosiddetta Società) piuttosto che pensionati i quali trovano in quell’angolo di strada la sicurezza per rendere più sopportabile una vecchiaia fatta di solitudine e di una misera pensione così come trovano quel minimo di socializzazione che questa città continua a negare loro non avendo mai opportunamente previsto né attrezzato luoghi e strutture di aggregazione sociale.
Dietro quelle cassette, poi, non c’è quel grande business economico che si vorrebbe far credere; c’è, invece, anche il desiderio di farsi vedere per dire “ci sono anch’io”; non dimenticatevi di me, quello della cassetta accanto. Gente che non avrà mai nessun santo nei palazzi della politica; quei palazzi dove trovare riparo e protezione; accoglienza e, se ti comporti bene, ma solo se ti comporti bene e parli (e scrivi) poco, puoi sperare di entrare nello staff dei privilegiati.
Altro che evasione fiscale. Si tratta di trascorrere del tempo che, altrimenti, sarebbe interminabile racchiusi nelle quattro mura casalinghe, sotto lo sguardo di moglie e figli che sembrano dirti “ma perché non fai qualcosa”. Già, fare qualcosa, qualcosa di dignitoso ma anche di produttivo, perché bisogna pur mangiare ed ecco che non rimane che quell’ultima occasione; quella cassetta di pomodori, di cetrioli, di peperoni, di pesche o di ciliegie, se puoi permetterti di comprarle dal produttore o se hai la fortuna di essere tu stesso produttore oppure quei prodotti che la natura ci ha dato in modo spontaneo e commestibili, almeno fino a quando non sarà costruito l’inceneritore sull’Andria-Trani, quindi lumachine, lampagioni e verdura selvatica.
Questa è la vita “per strada” degli abusivi. Eppure i rappresentanti della politica nostrana, vecchi, nuovi, riciclati e sempreverdi continuano a parlare di queste “persone” come gente da multare, da sopprimere, da condannare, da confiscare.
Crediamo, invece, che da confiscare ci sia solo il cervello di certa gente che ha le colpe di non aver mai saputo guardare al di la del proprio (lungo) naso e di essere rimasti a guardare di fronte alle necessità e ai bisogni di questa città e che ancora oggi, spesso balbettando perché non sa cosa dire, parla di cose che neanche immagina e che auguriamo loro di non provare mai. Gente che si è ritrovata, spesso a propria insaputa, con un potere tra le mani, reale, apparente o virtuale che sia ma che non riesce ad esercitare perché, evidentemente, per esercitarlo non basta essere stati eletti o nominati.
Intanto anche il cielo sembra non essere più neanche tanto blu ma c’è chi ha già prenotato le ferie, da un bel pezzo.
A.D.S. - Area Disagio Sociale
Associazione "Io Ci Sono!"
Tornando alle cassette di frutta destinata alla vendita, poggiate sull’asfalto, è sconcertante come questo problema venga ripetutamente affrontato dal punto di vista politico – amministrativo -regolamentare e mai per ciò che effettivamente esso rappresenta: la manifestazione palese e plateale di un disagio, anche economico, che le famiglie andriesi stanno vivendo. Per favore, nessuno giustifichi dicendo che è un fenomeno diffuso anche negli altri comuni perché questa non è un’attenuante ma un’aggravante che dimostra le tante povertà e i tanti bisogni del nostro intero territorio, mentre c’è chi pare occuparsi solo di corsi, concorsi e ricorsi. Dietro quelle cassette, infatti, si nascondono le tragedie familiari di chi ha perso un lavoro (è facile trovare tra questi “venditori” molti ex lavoratori del settore edile) o di chi, giovani e adulti, è appena uscito da un’esperienza carceraria (chiedete ad alcuni preti della città quanti siano questi casi di coloro che vorrebbero, anche in questo modo, reintegrarsi nella cosiddetta Società) piuttosto che pensionati i quali trovano in quell’angolo di strada la sicurezza per rendere più sopportabile una vecchiaia fatta di solitudine e di una misera pensione così come trovano quel minimo di socializzazione che questa città continua a negare loro non avendo mai opportunamente previsto né attrezzato luoghi e strutture di aggregazione sociale.
Dietro quelle cassette, poi, non c’è quel grande business economico che si vorrebbe far credere; c’è, invece, anche il desiderio di farsi vedere per dire “ci sono anch’io”; non dimenticatevi di me, quello della cassetta accanto. Gente che non avrà mai nessun santo nei palazzi della politica; quei palazzi dove trovare riparo e protezione; accoglienza e, se ti comporti bene, ma solo se ti comporti bene e parli (e scrivi) poco, puoi sperare di entrare nello staff dei privilegiati.
Altro che evasione fiscale. Si tratta di trascorrere del tempo che, altrimenti, sarebbe interminabile racchiusi nelle quattro mura casalinghe, sotto lo sguardo di moglie e figli che sembrano dirti “ma perché non fai qualcosa”. Già, fare qualcosa, qualcosa di dignitoso ma anche di produttivo, perché bisogna pur mangiare ed ecco che non rimane che quell’ultima occasione; quella cassetta di pomodori, di cetrioli, di peperoni, di pesche o di ciliegie, se puoi permetterti di comprarle dal produttore o se hai la fortuna di essere tu stesso produttore oppure quei prodotti che la natura ci ha dato in modo spontaneo e commestibili, almeno fino a quando non sarà costruito l’inceneritore sull’Andria-Trani, quindi lumachine, lampagioni e verdura selvatica.
Questa è la vita “per strada” degli abusivi. Eppure i rappresentanti della politica nostrana, vecchi, nuovi, riciclati e sempreverdi continuano a parlare di queste “persone” come gente da multare, da sopprimere, da condannare, da confiscare.
Crediamo, invece, che da confiscare ci sia solo il cervello di certa gente che ha le colpe di non aver mai saputo guardare al di la del proprio (lungo) naso e di essere rimasti a guardare di fronte alle necessità e ai bisogni di questa città e che ancora oggi, spesso balbettando perché non sa cosa dire, parla di cose che neanche immagina e che auguriamo loro di non provare mai. Gente che si è ritrovata, spesso a propria insaputa, con un potere tra le mani, reale, apparente o virtuale che sia ma che non riesce ad esercitare perché, evidentemente, per esercitarlo non basta essere stati eletti o nominati.
Intanto anche il cielo sembra non essere più neanche tanto blu ma c’è chi ha già prenotato le ferie, da un bel pezzo.
A.D.S. - Area Disagio Sociale
Associazione "Io Ci Sono!"
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