Durante l’opera di sensibilizzazione sui quesiti dei referendum del 12 e 13 giugno prossimo, ho riscontrato numerose lamentele e indignazione da parte di cittadini e cittadine contro il manifesto dell’amministrazione comunale di Barletta relativo al Consiglio comunale del 12 aprile 2011.
Come da immagine, ciò che colpisce sono i 2 Sì ed i 2 NO, soprattutto quando si è in macchina e non ci può soffermare nella lettura.
Il manifesto difatti si riferisce al consiglio comunale del 12 aprile 2011 sull’acqua pubblica e nucleare, che si è svolto grazie al tempestivo intervento del Comitato BAT per l’Acqua Bene Comune, del coordinamento antinucleare “salute-ambiente-energia” e degli studenti barlettani per l’acqua.
Su richiesta di tali soggetti, il consiglio comunale di Barletta ha approvato la delibera per gli enti locali finalizzata a dichiararli “a favore dell’acqua pubblica” e “contro il nucleare”. Da qui il manifesto in questione.
Ciò che appare assurdo è il modo in cui tale posizione del Comune di Barletta sia stata comunicata alla cittadinanza.
Da diversi mesi, ed ancora oggi, movimenti, associazioni e singoli cittadini sono impegnati a spiegare alla gente non solo l’importanza del valore dell’acqua come bene comune e la pericolosità, nonché l’inutilità, dell’energia nucleare, ma anche, e soprattutto, del perché bisogna votare Sì.
I referendum sono difatti abrogativi. Servono ad eliminare delle leggi già in vigore. In questo caso leggi che rendono l’acqua privata e che prevedono la costruzione di centrali nucleari sul territorio italiano.
Ci si chiede: “è possibile che né il Sindaco, né i consiglieri (uscenti o nuovi), né i dirigenti, né la stessa agenzia di comunicazione abbiano notato quanto il manifesto, a buon ragione, incriminato possa trarre in inganno e confondere soprattutto chi non è ferrato su tali materie?”.
Una comunicazione adeguata avrebbe dovuto prevedere 2 Sì per l’acqua bene comune e per la ripubblicizzazione dei servizi idrici, e 1 Sì contro il nucleare.
Comunicazione questa in grado di sensibilizzare la cittadinanza a votare in linea con la posizione dell’amministrazione comunale di Barletta espressa con la delibera di quel “fatidico” 12 aprile!
Sabrina Salerno
Come da immagine, ciò che colpisce sono i 2 Sì ed i 2 NO, soprattutto quando si è in macchina e non ci può soffermare nella lettura.
Il manifesto difatti si riferisce al consiglio comunale del 12 aprile 2011 sull’acqua pubblica e nucleare, che si è svolto grazie al tempestivo intervento del Comitato BAT per l’Acqua Bene Comune, del coordinamento antinucleare “salute-ambiente-energia” e degli studenti barlettani per l’acqua.
Su richiesta di tali soggetti, il consiglio comunale di Barletta ha approvato la delibera per gli enti locali finalizzata a dichiararli “a favore dell’acqua pubblica” e “contro il nucleare”. Da qui il manifesto in questione.
Ciò che appare assurdo è il modo in cui tale posizione del Comune di Barletta sia stata comunicata alla cittadinanza.
Da diversi mesi, ed ancora oggi, movimenti, associazioni e singoli cittadini sono impegnati a spiegare alla gente non solo l’importanza del valore dell’acqua come bene comune e la pericolosità, nonché l’inutilità, dell’energia nucleare, ma anche, e soprattutto, del perché bisogna votare Sì.
I referendum sono difatti abrogativi. Servono ad eliminare delle leggi già in vigore. In questo caso leggi che rendono l’acqua privata e che prevedono la costruzione di centrali nucleari sul territorio italiano.
Ci si chiede: “è possibile che né il Sindaco, né i consiglieri (uscenti o nuovi), né i dirigenti, né la stessa agenzia di comunicazione abbiano notato quanto il manifesto, a buon ragione, incriminato possa trarre in inganno e confondere soprattutto chi non è ferrato su tali materie?”.
Una comunicazione adeguata avrebbe dovuto prevedere 2 Sì per l’acqua bene comune e per la ripubblicizzazione dei servizi idrici, e 1 Sì contro il nucleare.
Comunicazione questa in grado di sensibilizzare la cittadinanza a votare in linea con la posizione dell’amministrazione comunale di Barletta espressa con la delibera di quel “fatidico” 12 aprile!
Sabrina Salerno
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