Il risultato referendario ha un’interpretazione molto semplice e chiara: al centro della politica sono tornati i cittadini. Il successo di questa gragnola di “sì” che hanno sepolto le leggi inaccettabili sulla privatizzazione dei servizi idrici, sul nucleare e sul (il)legittimo impedimento, è tutto condensato nelle realtà dei comitati, dei collettivi, dei coordinamenti, dei movimenti e delle associazioni libere. Un successo di soggetti sgravati dal peso delle ideologie, lontani anni luce dai gangli melmosi delle stanze del potere. Un successo che nasce dal basso, alimentato dalla Rete (che scalza l’oscurantismo della televisione), autofinanziato, fatto di sensibilizzazioni, banchetti informativi, manifestazioni e soprattutto contatto diretto con la gente.
Il segnale che la gente del territorio della BAT manda è fortissimo: i beni comuni, come l’acqua, appartengono a tutti e il nucleare non può rientrare nei piani energetici di questo territorio, che dovrà necessariamente ripiegare sulle energie alternative. Nonostante questo, ad un solo giorno di distanza dalla vittoria dei referendum, il governo regionale ha portato in discussione in Consiglio un testo sulla “cosiddetta” ri-pubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese che, come emerge da un comunicato della Segreteria del Comitato Referendario Pugliese "2 SI per l'Acqua Bene Comune", non corrisponde a quello originario, scaturito dal tavolo tecnico congiunto fra Governo Regionale e Comitato Pugliese – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. L’erogazione gratuita del minimo vitale resta legata esclusivamente all’avanzo netto annuale di gestione. Questo non è accettabile se si vuole garantire realmente il diritto all’acqua potabile, affinché non sia solo una mera dichiarazione di principio.
Anche Margherita di Savoia, con il suo 43,5% di affluenza alle urne (ed una percentuale del 97% di sì), ha dato il suo piccolo contributo alla causa referendaria, in questo Artemia rivendica una parte di merito, in seguito all’attività informativa che ha svolto nei confronti della cittadinanza da quattro mesi a questa parte. Da questi elementi occorre ripartire per un ennesimo (ma mai realmente sbocciato) tentativo di rilancio del paese che non può non passare attraverso la coscienza critica e civica dei propri cittadini, coscienza che i referendum hanno mostrato esistere, ma che stenta ancora a mettersi in gioco. Il dato percentuale del nostro Comune, se comparato alla media nazionale e a quella provinciale, risulta, ad onor del vero, non particolarmente elevato. Tuttavia si registra un discreto aumento della percentuale dei votanti, rispetto ai due referendum precedenti (2009 e 2006, quando lo scarto con i dati nazionali fu ancora più pesante: -14% e -16% , contro il -11% di questa tornata).
Va, inoltre, puntualizzato che il dato di affluenza del 43,5% non può essere considerato asetticamente. Al contrario va contestualizzato in una realtà in cui, alla generale campagna di disinformazione dei media nazionali, al colpevole ostracismo del governo nazionale, ad un noto e diffuso clima locale, a livello socio-culturale, di lassismo e abbandono (che spesso spinge a muoversi solo dietro promesse e remunerazioni), si è aggiunto un insistente silenzio da parte di amministrazione e partiti locali, la cui posizione ufficiale su queste tematiche i cittadini, ancora ignorano. In che modo il sindaco Carlucci avrà deciso di comportarsi, avendo il suo partito, a livello nazionale, lasciato libertà di scelta? Si sarà recata alle urne o avrà seguito l’esempio di astensione del Presidente del Consiglio? Mistero cumano.
Infine, resta tuttora senza risposta, la lettera con il modello di delibera presentata lo scorso 18 marzo dalla nostra associazione che invitava il Comune a dichiararsi Ente contrario ad ogni forma di gestione privata dei servizi idrici. Ora ci aspettiamo che, dinanzi a questo pronunciamento popolare, la questione venga quantomeno dibattuta e che chi di dovere si assuma responsabilità in merito.
Il segnale che la gente del territorio della BAT manda è fortissimo: i beni comuni, come l’acqua, appartengono a tutti e il nucleare non può rientrare nei piani energetici di questo territorio, che dovrà necessariamente ripiegare sulle energie alternative. Nonostante questo, ad un solo giorno di distanza dalla vittoria dei referendum, il governo regionale ha portato in discussione in Consiglio un testo sulla “cosiddetta” ri-pubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese che, come emerge da un comunicato della Segreteria del Comitato Referendario Pugliese "2 SI per l'Acqua Bene Comune", non corrisponde a quello originario, scaturito dal tavolo tecnico congiunto fra Governo Regionale e Comitato Pugliese – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua. L’erogazione gratuita del minimo vitale resta legata esclusivamente all’avanzo netto annuale di gestione. Questo non è accettabile se si vuole garantire realmente il diritto all’acqua potabile, affinché non sia solo una mera dichiarazione di principio.
Anche Margherita di Savoia, con il suo 43,5% di affluenza alle urne (ed una percentuale del 97% di sì), ha dato il suo piccolo contributo alla causa referendaria, in questo Artemia rivendica una parte di merito, in seguito all’attività informativa che ha svolto nei confronti della cittadinanza da quattro mesi a questa parte. Da questi elementi occorre ripartire per un ennesimo (ma mai realmente sbocciato) tentativo di rilancio del paese che non può non passare attraverso la coscienza critica e civica dei propri cittadini, coscienza che i referendum hanno mostrato esistere, ma che stenta ancora a mettersi in gioco. Il dato percentuale del nostro Comune, se comparato alla media nazionale e a quella provinciale, risulta, ad onor del vero, non particolarmente elevato. Tuttavia si registra un discreto aumento della percentuale dei votanti, rispetto ai due referendum precedenti (2009 e 2006, quando lo scarto con i dati nazionali fu ancora più pesante: -14% e -16% , contro il -11% di questa tornata).
Va, inoltre, puntualizzato che il dato di affluenza del 43,5% non può essere considerato asetticamente. Al contrario va contestualizzato in una realtà in cui, alla generale campagna di disinformazione dei media nazionali, al colpevole ostracismo del governo nazionale, ad un noto e diffuso clima locale, a livello socio-culturale, di lassismo e abbandono (che spesso spinge a muoversi solo dietro promesse e remunerazioni), si è aggiunto un insistente silenzio da parte di amministrazione e partiti locali, la cui posizione ufficiale su queste tematiche i cittadini, ancora ignorano. In che modo il sindaco Carlucci avrà deciso di comportarsi, avendo il suo partito, a livello nazionale, lasciato libertà di scelta? Si sarà recata alle urne o avrà seguito l’esempio di astensione del Presidente del Consiglio? Mistero cumano.
Infine, resta tuttora senza risposta, la lettera con il modello di delibera presentata lo scorso 18 marzo dalla nostra associazione che invitava il Comune a dichiararsi Ente contrario ad ogni forma di gestione privata dei servizi idrici. Ora ci aspettiamo che, dinanzi a questo pronunciamento popolare, la questione venga quantomeno dibattuta e che chi di dovere si assuma responsabilità in merito.
Leonardo Ingravallo
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