Sette ragazzi chiusi in casa simulano vita dopo fusione Nel gruppo c'è Alessandra Mazzilli di San Ferdinando
Rinchiusi in una casa fino al giorno del referendum per sensibilizzare l'opinione pubblica sul referendum contro il nucleare. Sette ragazzi, molti di origine pugliese, hanno organizzato in collaborazione con Greanpeace questa iniziativa che ha l'obiettivo di simulare la vita in un bunker dopo l'esplosione di una centrale atomica.
CHIUSI IN CASA - «Seguiamo - spiega Alessandra Mazzilli, 21enne di San Ferdinando di Puglia che studia Psicologia a Bari - un protocolla di radioprotezione, quello che si seguirebbe in una realtà contaminata dalle radiazioni. Viviamo inoltre con una spesa fatta in precedenza, razionando il cibo e cercando di testimoniare cosa si potrebbe vivere semmai non andassimo a votare il 12 e il 13 giugno. Naturalmente teniamo i contatti con l'esterno attraverso internet, perché non avrebbe senso isolarsi dal mondo. Abbiamo necessità di parlare e far sentire la nostra voce il più possibile».
LA DIETA - In caso di esplosione di una centrale nucleare, quello alimentare è un rischio non trascurabile, la cui gravità dipende dalla durata della contaminazione. I ragazzi nel rifugio, quindi, stanno evitando di mangiare gli alimenti più a rischio. Tutto questo fino al 12 giugno. «Poi usciremo di casa - conclude Alessandra - per andare a votare sì. Sperando in un futuro senza nucleare».
Angelo Alfonso Centrone
Fonte : Corriere della Sera
Rinchiusi in una casa fino al giorno del referendum per sensibilizzare l'opinione pubblica sul referendum contro il nucleare. Sette ragazzi, molti di origine pugliese, hanno organizzato in collaborazione con Greanpeace questa iniziativa che ha l'obiettivo di simulare la vita in un bunker dopo l'esplosione di una centrale atomica.
CHIUSI IN CASA - «Seguiamo - spiega Alessandra Mazzilli, 21enne di San Ferdinando di Puglia che studia Psicologia a Bari - un protocolla di radioprotezione, quello che si seguirebbe in una realtà contaminata dalle radiazioni. Viviamo inoltre con una spesa fatta in precedenza, razionando il cibo e cercando di testimoniare cosa si potrebbe vivere semmai non andassimo a votare il 12 e il 13 giugno. Naturalmente teniamo i contatti con l'esterno attraverso internet, perché non avrebbe senso isolarsi dal mondo. Abbiamo necessità di parlare e far sentire la nostra voce il più possibile».
LA DIETA - In caso di esplosione di una centrale nucleare, quello alimentare è un rischio non trascurabile, la cui gravità dipende dalla durata della contaminazione. I ragazzi nel rifugio, quindi, stanno evitando di mangiare gli alimenti più a rischio. Tutto questo fino al 12 giugno. «Poi usciremo di casa - conclude Alessandra - per andare a votare sì. Sperando in un futuro senza nucleare».
Angelo Alfonso Centrone
Fonte : Corriere della Sera
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