In un clima politico nazionale talmente sconcertante; talmente disarmante al punto che si rischia (positivamente) che alle prossime elezioni si rechino alle urne solo i candidati e loro stretti parenti (ammesso che qualcuno abbia ancora voglia di provare ad immergersi nell’acqua fangosa di questa politica), il “caso Amiu” di Trani e la premialità riservata al Presidente dell’Azienda Partecipata tranese non dovrebbe suscitare alcun clamore, anche perché queste generose elargizioni sono cosa nota e comuni dappertutto, seppur riservate alla “casta”.
Nessun desiderio, quindi, di esternare un sentimento condizionato politicamente anche perché è noto che “così fan tutti”. Pertanto coloro che volessero buttarla in politica comincino a chiedersi cosa hanno fatto o cosa stiano facendo per debellare questo sistema da tutti avversato ma da tutti emulato.
Quello che ci interessa, invece, è raccogliere la rabbia, questa si giusta, incondizionata e comprensibile, di quelli che, anche qui con una forte strumentalizzazione politica, vengono definiti precari; quei giovani che rappresentano una percentuale (di disoccupazione) così alta che dovrebbe far paura a qualsiasi candidato, in campagna elettorale, ma che non è ancora capace di esprimere propri rappresentanti che siano degni di questo nome o comunque di “far paura”. Forse perché anche loro, i precari, in campagna elettorale, si “affidano” alle speranze dell’ eSOTERismo politico.
E’ la rabbia di questi giovani senza lavoro e senza prospettive che deve essere colta; é a loro che bisogna spiegare perché. Altro che querele e querelle politiche fine a se stesse.
Sono questi giovani laureati ricercatori da 750 euro al mese che hanno il diritto di chiedere e di sapere, perché non a loro?
Perché per diventare Presidente di un’Azienda Pubblica, pagata con i soldi pubblici, bisogna essere “nominati” dai politici che, a loro volta, “nominano” altri politici?
Perché alimentare il concetto secondo il quale se non conosci nessuno, se non hai santi protettori, se hai opinioni e hai pure il coraggio di manifestarle, se sei sempre te stesso e non sei fan di alcun personaggio, se hai deciso di parlare e difendi fino in fondo la tua dignità sei destinato a restare sempre ai margini?
Perché, invece, non è possibile creare condizioni in cui prevalga il merito e la meritocrazia invece della “militanza” e del “servilismo”?
Non sappiamo se quei 60mila euro siano stati meritati fino in fondo, forse si o comunque si secondo alcune regole valide. Sicuramente una domanda rimane e a questa domanda non è stata ancora data risposta: per percepire quei 60mila euro è proprio necessario essere stati “nominati”?
Cordiali saluti
A.G.P.L. - Area Giovani Precari Laureati
“Associazione Io Ci Sono!”
Nessun desiderio, quindi, di esternare un sentimento condizionato politicamente anche perché è noto che “così fan tutti”. Pertanto coloro che volessero buttarla in politica comincino a chiedersi cosa hanno fatto o cosa stiano facendo per debellare questo sistema da tutti avversato ma da tutti emulato.
Quello che ci interessa, invece, è raccogliere la rabbia, questa si giusta, incondizionata e comprensibile, di quelli che, anche qui con una forte strumentalizzazione politica, vengono definiti precari; quei giovani che rappresentano una percentuale (di disoccupazione) così alta che dovrebbe far paura a qualsiasi candidato, in campagna elettorale, ma che non è ancora capace di esprimere propri rappresentanti che siano degni di questo nome o comunque di “far paura”. Forse perché anche loro, i precari, in campagna elettorale, si “affidano” alle speranze dell’ eSOTERismo politico.
E’ la rabbia di questi giovani senza lavoro e senza prospettive che deve essere colta; é a loro che bisogna spiegare perché. Altro che querele e querelle politiche fine a se stesse.
Sono questi giovani laureati ricercatori da 750 euro al mese che hanno il diritto di chiedere e di sapere, perché non a loro?
Perché per diventare Presidente di un’Azienda Pubblica, pagata con i soldi pubblici, bisogna essere “nominati” dai politici che, a loro volta, “nominano” altri politici?
Perché alimentare il concetto secondo il quale se non conosci nessuno, se non hai santi protettori, se hai opinioni e hai pure il coraggio di manifestarle, se sei sempre te stesso e non sei fan di alcun personaggio, se hai deciso di parlare e difendi fino in fondo la tua dignità sei destinato a restare sempre ai margini?
Perché, invece, non è possibile creare condizioni in cui prevalga il merito e la meritocrazia invece della “militanza” e del “servilismo”?
Non sappiamo se quei 60mila euro siano stati meritati fino in fondo, forse si o comunque si secondo alcune regole valide. Sicuramente una domanda rimane e a questa domanda non è stata ancora data risposta: per percepire quei 60mila euro è proprio necessario essere stati “nominati”?
Cordiali saluti
A.G.P.L. - Area Giovani Precari Laureati
“Associazione Io Ci Sono!”
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