Ancora tre nuovi spettacoli ieri sera in programma per la XVᵃ edizione del Festival Internazionale di Andria 'Castel dei Mondi', diretto da Riccardo Carbutti, promosso dalla Città di Andria, con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, della Regione Puglia e del Teatro Pubblico Pugliese attraverso l’attivazione dei fondi FESR.
A partire dalle ore 21.15, presso l'Auditorium della Scuola Manzoni “Paola Chicco”si potrà assistere allo spettacolo “Furie de Ssnghe” della Compagnia Fibre Parallele.
'Furie de sanghe', che in dialetto barese arcaico significa emorragia cerebrale, racconta di una Bari, archetipica e infelice, un pezzo di terra che puzza di pesce andato a male e che si brutalizza per la sua ignoranza, che stupra l'umano con la sua violenza.
Nell'Auditorium Salesiani, alle ore 21.45, la Compagnia 'Grammelot Teatro' mette in scena “CaligoLab”, un dramma filosofico che diventa un esperimento sulla morte delle piccole e grandi cose, una morte sempre viva e stimolante in teatro.
Infine a Palazzo Ducale, alle ore 23.00, la compagnia 'Res Extensa' con “Erodiade”, dà vita ad uno spettacolo di danza e teatro, all'infinito dialogo e all'infinita tensione tra immanenza e trascendenza: intrecci e sublimazioni di anima e corpo, per comprendere vita e morte, per assicurarsi una salvezza dopo la morte.....
SCHEDE DEGLI SPETTACOLI:
Fibre Parallele, Furie de sanghe. Emorragia cerebrale.
Furie de sanghe significa, in dialetto barese arcaico, emorragia cerebrale. Furie de sanghe è un pensiero, è un verme, anzi un capitone che cresce nella testa, diventa possente, si agita nervoso, cerca una via d'uscita. Furie de sanghe sono i cattivi pensieri, le fissazioni. Quando l'emorragia scoppia è sangue che si versa, è dolore, rumore, ammutinamento. Quella che vogliamo raccontare è una una Bari, archetipica e infelice, un pezzo di terra che puzza di pesce andato a male e che si brutalizza per la sua ignoranza, che stupra l'umano con la sua violenza. Una famiglia di tre persone e un capitone. Arriva una nuora indesiderata e allo stesso tempo molto desiderata: è scompiglio, cattiveria, amplificazione della piccola violenza quotidiana. La lingua barese suggella il senso di aggressività: arriva sincopata, tagliente e prepotente in faccia alle persone, come uno sputo; sfonda ogni regola sociale, invade lo spazio, se lo ingoia e poi lo risputa con la stessa violenza di un colpo di mannaia. È la lingua che grida parole infami e che sussurra pettegolezzi, la lingua che mozza le parole: parole mutilate, parole spezzate, parole scomposte, parole sverginate. In una comunicazione primordiale, archetipo barbarico, crudele rito tribale.
Grammelot Teatro, CaligoLab. Un attore, un tecnico e il “Caligola” di A. Camus
Caligola, ossessionato dall'impossibile, avvelenato di disprezzo e d'orrore si accompagna a continue piccole morti così come ciascun attore fa nel corso della sua vita teatrale. Accettare la morte e convivere con l'idea di morire, per cambiare il senso della propria vita, è la condizione primaria per un attore. E così il copione preferito di Camus ora si mescola allo spengersi e all'accendersi di macchine luminose, a balletti e musiche continuamente destrutturati, e anche agli occhi degli spettatori decisamente "messi alla prova", in modo che da dramma filosofico diventi un esperimento sulla morte delle piccole e grandi cose, una morte sempre viva e stimolante in teatro. Un test indotto da un tecnico-scienziato a un attore-cavia che risponde a modo suo. Da variabile impazzita, Caligola, trasmutato nell'attore-cavia, risponde agli stimoli foto acustici del tecnico-scienziato con un'orgia sovrabbondante di metafore e paradossi che portano inevitabilmente all'umorismo, specchio tragico di ognuno di noi. Caligola o il senso della morte in scena. E a chi ci vuol credere peste lo colga.
ResExtensa, Erodiade.
La danza di ResExtensa incontra la Poesia di Testori, un progetto di ricerca, un incontro nella terra di mezzo tra danza e teatro, che affonda nella necessità umana di trovare spiegazione e giustificazione al mistero della vita e della morte, alla passione della carne e quella dello spirito. L’infinito dialogo e l’infinita tensione tra immanenza e trascendenza: intrecci e sublimazioni di anima e corpo, per comprendere vita e morte, per assicurarsi una salvezza dopo la morte…
Le parole intense ed uniche di Giovanni Testori, si uniscono alla danza e al canto di ResExtensa. Il punto di partenza comune a ResExtensa e Giovanni Testori è lo studio di quadri, sculture e trattati del Rinascimento e primo Barocco italiano, vibranti, pregni di questa domanda, estremamente contemporanei nella loro passionalità, bellezza e brutalità, per arrivare ad un gesto, un suono, un movimento che possano toccare e coinvolgere, nel quale ci si possa riconoscere e rispecchiare.
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