Il consigliere regionale Franco
Pastore prende parte questa sera alle 19 presso la caserma “Stella”
alle cerimonie per commemorare a Barletta i fatti del settembre 1943 e
domani alle 11.45 alla cerimonia in piazza Caduti di guerra per la
commemorazione dell’eccidio del 12 settembre. Pastore ha rilasciato al
riguardo la seguente considerazione.
“La storia non è solo un
racconto, una cronaca, ma è un passato ricco di senso che si proietta
sul futuro. Se e quando manca, le cose mancano di significato e non si
distingue più quello che è bene e quello che è male. Resta tutto
indistinto e si agisce senza criteri, incapaci di scegliere e
orientarsi, in una parola senza Memoria.
E’ con questa
consapevolezza che prendo parte alle celebrazioni che in questi giorni
vengono compiute nella mia città, a Barletta, in ricordo dei fatti del
settembre del ’43, nei giorni successivi all’armistizio. Barletta, dopo
quell’8 settembre (pur nella confusione di quel momento storico in cui
quelli che fino al giorno prima erano stati alleati erano divenuti i
nemici più pericolosi) , non si piegò alla forza e violenza dei tedeschi
e resistette loro. La città, soprattutto i militari, combatterono. Le
giornate dell’11 e 12 settembre per la storia della città sono diventate
memorabili, perché la resistenza al sud Italia prese inizio proprio da
Barletta, come hanno riconosciuto storici e studiosi, su tutti il
tedesco Schreiber, il giornalista Mauro Pirani, Roberto Olla. Le
vittime, però, non furono solo militari, ma anche civili, come i vigili
urbani e i netturbini prelevati dal comando e trascinati spalle al muro
dell’ex edificio delle Poste, dove furono trucidati. Da quel mucchio di
cadaveri come per miracolo venne fuori un superstite, Francesco
Falconetti. Oggi e domani ricorderemo i giorni di battaglia a Barletta,
guidata dal colonnello Francesco Grasso. La morte di quelle persone
valse alla città la medaglia d’oro al merito civile.
Ma mi preme sottolineare
l’importanza che la memoria non si limiti a essere una ricorrenza sul
calendario né una occasione istituzionale, bensì un ricordo che ci
accompagni ogni giorno, un antidoto alla possibilità che un nuovo
cortocircuito della morale, della banalità e della superficialità di
uomini, obbedienti e non pensanti, possa riproporsi alla storia e alla
civiltà. Un ricordo che ci accompagni nei gesti quotidiani, ancor più
quando si rivestono cariche pubbliche e istituzionali, perché la guida
sia sempre ricercare il giusto e non il comodo, il bene comune e non
quello particolare o di pochi”.
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