Tanta voglia di
democrazia, di partecipazione e di coinvolgimento non l’avevamo mai vista né
sentita prima d’ora. Con immensa curiosità e senza non poco sconcerto apprendiamo
che ci sarebbe chi esprime la volontà di indire Referendum Popolari per
coinvolgere la popolazione ed i cittadini per decidere sul loro futuro. Peccato
che quei regolamenti, quelle norme, quelle regole per far si che gli strumenti
di partecipazione fossero realmente resi operativi e concretamente attuabili da
noi chieste da anni, se non da decenni, hanno visto intere classi politiche,
giovani, vecchie, ammuffite, innovatrici e rivoluzionarie (a chiacchiere!)
scappare via a gambe levate quasi si stesse proponendo di assumere un centinaio
di persone senza concorso e solo per ricompensa mentre si stava sollecitando
l’attuazione di previsioni statutarie ignorate e demolite.
Tutti sanno, perché ben lo sanno, che queste lavate di faccia non
incantano più nessuno, quindi si proceda immediatamente con l’assunzione di
responsabilità, politica, amministrativa e personale di deliberare in un
Consiglio Comunale monotematico e aperto a tutti i cittadini le decisioni che
il Governo nominato ha detto di assumere, altrimenti si prendano apertamente le
distanze dal “pasticcio romano” ma anche in tal senso pare che partiti,
movimenti e tutti i loro più autorevoli rappresentanti restino in pauroso
silenzio.
Ormai la vicenda sta assumendo sempre più connotazioni di una grande
partita politica ed oggi si vorrebbe far credere che gli arbitri siano i
cittadini con non meglio precisate e fasulle iniziative referendarie che non ci
saranno mai, né su questo né su altri temi.
Anche nel consiglio regionale del 22 ottobre prossimo non si deciderà
nulla e sarà stato ancora tempo perso in polemiche, prese di posizione,
distinguo, interpretazioni e altre ridicole moine. In verità l’obiettivo non è
quello di mantenere intatta una non meglio e mai precisata identità
territoriale, che verrebbe altresì meno dopo le stravaganti e fantasiose
recenti proposte di accorpamento di territorio distanti quanto dissimili tra
loro, ma di opportunismi legati alle circoscrizioni elettorali e ciò che ne
deriva in termini di consensi.
Lunedì il Consiglio regionale si occuperà quasi esclusivamente della
“questione Salento” mentre in merito alla Sesta Provincia potrebbe solo dare
seguito a quello che il Governo ha detto di fare e al massimo indicare una
subordinata con la quale si auspichi l’emanazione di un improbabile e non
previsto provvedimento correttivo da parte dello stesso Governo con il quale si
possa definire una circoscrizione territoriale comprendente i comuni dell’attuale
Provincia di Barletta – Andria - Trani e quelli della Provincia di Bari
non aderenti alla istituenda Città Metropolitana.
In questo caso sarebbe anche opportuno, giusto e legittimo indicare che,
sulla base della vigente normativa in materia, il titolo di città capoluogo
unico spetterebbe alla città di Andria non essendoci alcuna possibilità che tra
tutte le città che possano entrare a far parte della nuova circoscrizione
territoriale ce ne possa essere altra
più popolosa.
Noi la
pensiamo così.
Associazione “Io Ci Sono!”
ANDRIA
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