Quando
il mondo del lavoro si tinge di tetri cromatismi per descrivere fenomeni
sociali, non è certo un bene. L’espressione lavoro nero, ad esempio, riporta
alla ribalta della cronaca un mondo aziendale in cui il lavoratore non è
soggetto ad un contratto e perciò non è tassabile per il fisco e non è
destinatario di una futura pensione; meno drammatico - ma non certo meno degno
di considerazione - è il caso del lavoro grigio, contesto in cui l’illegalità
più totale lascia il passo ad una parvenza di normalità, in cui la
contrattualizzazione avviene, ma si calpestano altri tipi di diritti
fondamentali per il soggetto destinatario del compenso.
Per abbattere questo muro d’illegalità il laboratorio di Idee, coordinato da Damiano Orfeo, Michele Uva e Felice Soldano. Ha previsto per i mesi di ottobre e novembre un programma fitto di incontri/ dibattito con gli operatori del settore e con i lavoratori di Trinitapoli e dei comuni vicini per mettere in atto azioni concrete contro il lavoro nero e grigio nel settore agricolo.
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La normativa regionale approvata lo scorso autunno dal consiglio regionale sarà il punto di partenza della discussione.
Il fenomeno del lavoro nero, restringendo il campo d’azione ai terreni di Trinitapoli e dei comuni limitrofi (i quali coincidono con la Provincia di Foggia e BAT - ndr ), si amplifica in modo esponenziale durante le stagioni della raccolta del pomodoro, pesche e vendemmia. Colture che richiedono un gran numero di mani laboriose.
La normativa regionale approvata lo scorso autunno dal consiglio regionale sarà il punto di partenza della discussione.
Il fenomeno del lavoro nero, restringendo il campo d’azione ai terreni di Trinitapoli e dei comuni limitrofi (i quali coincidono con la Provincia di Foggia e BAT - ndr ), si amplifica in modo esponenziale durante le stagioni della raccolta del pomodoro, pesche e vendemmia. Colture che richiedono un gran numero di mani laboriose.
I punti salienti della azione di sensibilizzazione contro il lavoro nero,
sono la pubblicizzazione e informazione capillare dei cittadini ed aziende
sulle opportunità, che la nuova legge mette a disposizione, con l’aggiunta di
creare un tavolo di concertazione tra aziende agricole e lavoratori.
La riforma del collocamento è uno degli elementi cardine del neo regolamento che si concretizza con l’abolizione della chiamata di uno o due lavoratori per volta, in favore delle neonate liste di prenotazione. Liste che soddisfano le richieste dei datori di lavoro i quali potranno, attraverso i centri territoriali per l’impiego, reclutare un numero maggiore di braccianti.
Inoltre abbiamo gli incentivi in favore di quelle aziende che investono sul materiale umano, dando loro un sostegno finanziario ed evitando l’annoso problema del caporalato. Per ogni bracciante assunto l’impresa otterrà 500 euro, per tre anni in totale, e per un tempo minimo di 151 giornate (le 151 giornate consentiranno di avviare le pratiche per la disoccupazione in caso di risoluzione del contratto).
Per le aziende inadempienti, invece, sono previste sanzioni amministrative.
È difficile stabilire quali effetti possano produrre queste misure preventive, ma dati incoraggianti riguardano il comparto agricolo pugliese che conclude il 2011 con un incremento del 4% a livello produttivo.
la normativa è bene ricordare che ha già incassato il plauso di tutte le forze sindacali presenti sul territorio.
Il fenomeno del lavoro irregolare e nero in agricoltura nella provincie di Foggia e BAT ha sempre rivestito particolare importanza sia in termini numerici assoluti che percentuali. È possibile però osservare che, vista l'intensificazione dei controlli negli ultimi anni. Possiamo affermare che ha subito una contrazione, pur rimanendo a livelli considerevoli.
Dai dati ufficiali pubblicati dalla Regione Puglia è possibile verificare che : delle 554 aziende ispezionate nel 2011, quelle irregolari sono 177, pari al 32%; i lavoratori oggetto di controlli da parte della Direzione Provinciale del Lavoro, sede di Foggia, sono stati 3.301, dei quali sono irregolari 430 ed in nero 262.
Dagli accertamenti eseguiti risulta che i braccianti giunti in Puglia si dividono in tre categorie:
- -
italiani nella misura del 43% (1.419);
- -
neocomunitari per il 44% (1.452);
- -
extracomunitari per il 13% (430).
Rispetto agli anni passati c’è stata un’inversione di tendenza, con un nuovo target di agricoltori. Contrariamente alla massiccia presenza di lavoratori di razza afroamericana nel Salento, nel Tavoliere primeggiano etnie dell’Europa dell’Est, il cui arrivo nel nostro Paese è incoraggiato dall’entrata dei rispettivi Stati di appartenenza nell’Unione Europea.
L'80% dei neocomunitari è costituito da cittadini romeni e la restante parte da bulgari.
Gli extracomunitari provengono invece dalla vicina Albania, con una presenza considerevole di marocchini e tunisini.
Per quanto concerne l'imprenditoria femminile, pur trattandosi di un aspetto non preso in particolare considerazione durante le indagini, possiamo dire che non sono state rilevate differenze di genere nell'occupazione di lavoratori irregolari.
A breve sarà pubblicato un calendario di incontri pubblici, i quali si
terranno nei mesi di Ottobre e Novembre.
Il fine ultimo è quello di informare e sensibilizzare tutti gli operatori
del settore agricolo, di non ricorrere a lavoratori in nero , ma sfruttare se
possibile tutti gli incentivi che la legge mette a disposizione.
Ricordiamo che operando nella legalità i datori di lavoro offrono la
possibilità a braccianti agricoli, di accedere in maniera trasparente agli
ammortizzatori sociali, quali sussidio di disoccupazione, senza ricorrere a
pericolosi quanto illegali sotterfugi.
Il Laboratorio di Idee
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