La ragione della comparsa di strani codici
a barre sulle facciate di alcuni edifici cittadini è molto semplice. Si
annuncia pubblicamente che la città è in vendita. Una città in cui il sindaco e
l'amministrazione si arrogano il diritto di disporre come meri oggetti
commerciali beni immobiliari appartenenti all'intera comunità. Che si sappia
allora quali siano questi immobili e li si etichetti come merce da allineare su
uno scaffale, con il loro bel codice a barre.
Nella prossima seduta di Consiglio Comunale di
venerdì 22 e sabato 23 novembre, uno dei punti all’ordine del giorno riguarda
proprio l’alienazione e la valorizzazione degli immobili pubblici ai sensi
della L.133/2008.
Tra i beni elencati nella delibera di giunta presentata
dall’assessore al patrimonio Dipalo e votata all’unanimità, non solo vengono svenduti
terreni agricoli, appartamenti e una struttura come l’ex mattatoio, ma si “valorizzano”, cedendoli a privati per un
periodo non superiore ai 50 anni, immobili di pregio come l’ex carcere di S. Andrea,
l’ex Anagrafe di via Cialdini,l’ex convento di S. Lucia, l’ex Convento di via S.
Antonio.
Proprio nel progetto di “valorizzazione” di questi
immobili, che hanno un notevole valore artistico, si nasconde di fatto una vera
e propria opera di svendita ai privati con finalità speculative, nascoste
dietro il paravento della temporaneità dell'affidamento di gestione.
In un
contesto di forte crisi economica, molti enti pubblici sul territorio nazionale
stanno ricorrendo a questa pratica per risanare i propri bilanci, cercando di
convincere i cittadini dell'utilità di queste operazioni per il bene di tutti. La
verità è ben diversa: questa idea di gestione del bene comune è totalmente
lontana dell’interesse collettivo e affonda miseramente qualsiasi tentativo di
una gestione partecipata e condivisa del bene pubblico..
È assurdo che un manipolo di assessori non in grado neanche
di redigere le linee programmatiche del proprio settore senza dosi massicce di
copia-incolla(i casi dell’assessore al Bilancio Chieppa e all’Ambiente
Pisicchio) pretendano di decidere delle sorti di immobili appartenenti, lo
ripetiamo di nuovo, all’intera comunità. Riteniamo pertanto di doverci opporre
a questa scelta scellerata e di dover aprire un percorso informativo e di
discussione con i cittadini. Ci stupisce, inoltre, come determinate formazioni
politiche che tanto si erano riempite la bocca nelle ultime campagne elettorali
con argomenti quali “partecipazione” e tutela dei beni comuni, siano in questo
momento silenti e quindi in linea con la proposta di smantellare il patrimonio
immobiliare tenendo gran parte della cittadinanza all’oscuro di ciò.
Alla base della nostra opposizione e alla richiesta
che questo provvedimento venga ritirato dai punti all’ordine del giorno della prossima seduta di Consiglio Comunale non
c'è solo una motivazione "ideale", ma pressanti necessità pratiche.
La città di Barletta risulta essere del tutto carente di spazi sociali,
contenitori culturali alla portata di tutti, aule studio, asili nido pubblici,
palestre popolari… ed è necessario che il sindaco Cascella apra un tavolo di
discussione con le realtà sociali del territorio per provare a sottrarre dal
degrado parte degli immobili comunali, restituendoli alla cittadinanza sottoforma
di servizi e, soprattutto, spazi di socialità, di incontro, di partecipazione. Come altre realtà autonome d’Italia crediamo,
infatti, che la risposta al degrado ed alla svendita di immobili pubblici debba
essere quella di reclamare reddito, sotto diverse forme: sopperire alle
mancanze di uno stato sociale pressoché inesistente tramite la restituzione ai
cittadini dei propri beni è una di queste forme.
Questa nostra presa di posizione rappresenta solo il
primo passo di un percorso di opposizione alla svendita del patrimonio
immobiliare in una città che potrebbe far uso dello stesso per colmare le sue
innumerevoli criticità sociali. Una città che in eccesso ha solo una classe
politica incapace di interfacciarsi con i problemi reali dei cittadini ed una
sinistra che rivendica partecipazione solo in campagna elettorale.
Francesco
Caputo - Collettivo EXIT
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