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News dalle Città della BAT

giovedì 6 febbraio 2014

ANDRIA : TARES, ALTRO CHE PROMESSE E BUONI PROPOSITI. I COMMERCIANTI ANDRIESI SONO MOLTO DELUSI.

Nè rabbia, né rassegnazione ma un profondo senso di delusione quella espressa anche durante l’incontro pubblico, ottimamente organizzato, tenutosi nella serata di mercoledì 5 febbraio nella sala di via Pendio San Lorenzo ad Andria.
Centinaia e centinaia di metri quadrati riempiti in ogni parte da cittadini ma anche da tanti commercianti ed artigiani aderenti alle Associazioni Unimpresa Bat e BatCommercio2010/CNA ma anche alle altre Sigle che hanno partecipato all’evento che hanno espresso delusione, profonda delusione per la vessazione ingiusta e incredibile alla quale sotto sottoposti. Aver ricevuto richieste di pagamento per migliaia e migliaia di euro per l’utilizzo di superfici medie e comunque per attività d’impresa in profonda crisi sembra un invito, un esplicito invito, a chiudere definitivamente le aziende e a rifugiarsi nel sommerso o allungare le code di richiedenti quel posto di lavoro che se arriva arriva solo se fai parte di una certa catena che non si riesce ancora a spezzare.
Quelle decine e decine di commercianti ed artigiani che hanno partecipato all’incontro hanno invocato a gran voce la richieste di una giusta ed equilibrata tassazione in base alle effettive quantità di rifiuti prodotti e non per dati presuntivi che non rispecchiano la realtà o addirittura la stravolgono. Pagare si ma pagare per ottenere in cambio servizi efficienti e una città pulita ed accogliente per quei flussi turistici che mai sono arrivati e che mai arriveranno, in queste condizioni. Imprese al collasso che dopo la loro chiusura definitiva lasceranno un vuoto incolmabile e questi danni non sapranno più a chi attribuirli in assenza di serie politiche di sviluppo e di programmazione economica, commerciale, turistica, territoriale e ambientale.
I commercianti oggi devono decidere se pagare e andare avanti ancora per qualche mese, se chiudere definitivamente le loro aziende o se non pagare operando una forma di protesta comunque legittima anche perché siamo in presenza di avvisi di pagamento con la possibilità di ravvedersi in tempi lunghi mediante la semplice applicazione di una maggiorazione insignificante. A tal proposito è opportuno precisare che proprio sugli avvisi di pagamento inviati dall’Ente Pubblico è scritto testualmente: “in caso di mancato pagamento di quanto richiesto con il presente avviso, verrà emesso un sollecito a mezzo raccomandata a.r. e successivamente, se non verrà effettuato il pagamento, si procederà alla riscossione coatta a mezzo di ingiunzione fiscale o ruolo coattivo con addebito di sanzioni, interessi e spese”. Alla luce di queste precisazioni è bene evitare gli allarmismi che stanno causando tanto caos e disordine anche presso gli uffici comunali mentre sarebbe opportuno dire ai contribuenti e ai cittadini come stanno realmente le cose.
Tornando all’amara sorpresa per i commercianti “invitati” a pagare cifre astronomiche ed impensabili, chi ha seguito passo passo l’avvio e la fase successiva della raccolta differenziata presso gli esercizi commerciali, come abbiamo fatto noi di Unimpresa Bat e come ha ben fatto, in maniera continuativa e nel rispetto del suo ruolo, l’allora Assessore all’Ambiente Francesco LOTITO, che ha mantenuti contatti costanti con le Associazioni e con i singoli commercianti ed artigiani per risolvere i problemi logistici che in più occasioni abbiamo sottoposto alla sua attenzione, ben conosce le difficoltà di tenere in esercizi pubblici, bar, pizzerie ed esercizi similari, numerosi cassonetti che sono solo dei contenitori e che quindi si aggiungono ai cestini per la raccolta dei rifiuti differenziati con la beffa di vedersi addirittura tassare le stesse superfici destinate alla collocazione dei cassonetti e da questi occupate.
Uno sfacelo e una situazione creata da burocrati incapaci di comprendere le reali difficoltà di chi vive la realtà e questo vale a tutti i livelli, a cominciare da quello governativo dove il potere di gestire situazioni che riguardano le categorie sono nelle mani di chi le categorie le conosce poco e si avvale di pareri e di complicità che ormai sono diventate anch’esse lontane dalla realtà produttiva dei territori.
invitiamo quindi a non semplificare e a tenere conto di quello che sta accadendo in modo da porvi urgente ed immediato rimedio senza continuare demagogicamente ad intervenire su questioni che hanno visto alcuni personaggi, anche “autorevoli politici” sino ad ora completamente distanti anche da questa problematica e che oggi fanno ancora promesse cui nessuno più può continuare a credere. Costoro dovrebbero, invece, impegnarsi ed attuare seri e certi strumenti per realmente alleviare il sistema di tassazione e nel caso in specie bisogna superare la logica presuntiva del cosiddetto metodo normalizzato e introdurre coefficienti di produttività determinati sulla base di campagne di pesatura che rispecchino la reale produzione di rifiuti, oltre a prevedere agevolazioni e riduzioni basate su criteri di premialità per la raccolta differenziata e riconoscere le differenze di qualità del rifiuto prodotto e di quantità, facendo altresì in modo che quel rifiuto diventi effettiva risorsa con ricavi per l’Ente e non un ulteriore regalo a chi gode già di tantissimi benefici forse non sempre neanche meritati.
Chi ha creduto ha continuato a sacrificarsi ed ha tenuto duro ma l’attesa sino ad oggi è stata vana e spasmodica ed in assenza di quegli sgravi previsti e preventivati ha solo perso un altro anno appesantendo i già precari bilanci aziendali ed avendo creduto all’asino che vola.
In quanto alla prossima, l’imminente sorpresa che nessuno di quei burocrati, di quei politici, di quei complici organizzatori di “passeggiate” vi ha ancora raccontato si chiama TASI e significa “chiusura immediata” per altre migliaia di aziende, aumento esponenziale del rischio prestiti ad usura, rischio suicidi, incremento del lavoro nero, dell’evasione ed elusione fiscale.
Con il passaggio alla Tasi, la componente rifiuti della nuova imposta unica comunale (Iuc) introdotta dalla legge di stabilità, in questo anno 2014 si registrerà un vero e proprio collasso per le imprese dei servizi e del terziario.
In particolare in Puglia gli effetti saranno devastanti perché questa nuova tassa andrà ad incidere per almeno un ulteriore incremento medio dei costi pari al 300 per cento per alcune tipologie commerciali e, ancora una volta le più colpite saranno le stesse tipologie come nel caso dei negozi di ortofrutta, pescherie, fiori e piante con un aumento di oltre il 600%, discoteche con oltre il 500%, ristoranti e pizzerie con aumento di oltre il 500% che significa pagare ancora per cinque volte di più con punte di richieste di pagamento che possono anche arrivare a 20, 30 mila euro all’anno per un’attività economica media svolta in appena 120 metri quadrati.
Una follia della quale non ci si rende neanche conto e che sarà causa di reazioni serie ed imprevedibili e non certo di passeggiate romane.
                                                                            
  Savino Montaruli
UNIMPRESA BAT

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