Nè
rabbia, né rassegnazione ma un profondo senso di delusione quella espressa
anche durante l’incontro pubblico, ottimamente organizzato, tenutosi nella
serata di mercoledì 5 febbraio nella sala di via Pendio San Lorenzo ad Andria.
Centinaia
e centinaia di metri quadrati riempiti in ogni parte da cittadini ma anche da
tanti commercianti ed artigiani aderenti alle Associazioni Unimpresa Bat e BatCommercio2010/CNA
ma anche alle altre Sigle che hanno partecipato all’evento che hanno espresso
delusione, profonda delusione per la vessazione ingiusta e incredibile alla
quale sotto sottoposti. Aver ricevuto richieste di pagamento per migliaia e
migliaia di euro per l’utilizzo di superfici medie e comunque per attività
d’impresa in profonda crisi sembra un invito, un esplicito invito, a chiudere
definitivamente le aziende e a rifugiarsi nel sommerso o allungare le code di
richiedenti quel posto di lavoro che se arriva arriva solo se fai parte di una
certa catena che non si riesce ancora a spezzare.
Quelle
decine e decine di commercianti ed artigiani che hanno partecipato all’incontro
hanno invocato a gran voce la richieste di una giusta ed equilibrata tassazione
in base alle effettive quantità di rifiuti prodotti e non per dati presuntivi
che non rispecchiano la realtà o addirittura la stravolgono. Pagare si ma
pagare per ottenere in cambio servizi efficienti e una città pulita ed accogliente
per quei flussi turistici che mai sono arrivati e che mai arriveranno, in
queste condizioni. Imprese al collasso che dopo la loro chiusura definitiva
lasceranno un vuoto incolmabile e questi danni non sapranno più a chi
attribuirli in assenza di serie politiche di sviluppo e di programmazione
economica, commerciale, turistica, territoriale e ambientale.
I
commercianti oggi devono decidere se pagare e andare avanti ancora per qualche mese,
se chiudere definitivamente le loro aziende o se non pagare operando una forma
di protesta comunque legittima anche perché siamo in presenza di avvisi di
pagamento con la possibilità di ravvedersi in tempi lunghi mediante la semplice
applicazione di una maggiorazione insignificante. A tal proposito è
opportuno precisare che proprio sugli avvisi di pagamento inviati dall’Ente
Pubblico è scritto testualmente: “in caso di mancato pagamento di quanto
richiesto con il presente avviso, verrà emesso un sollecito a mezzo
raccomandata a.r. e successivamente, se non verrà effettuato il pagamento, si
procederà alla riscossione coatta a mezzo di ingiunzione fiscale o ruolo
coattivo con addebito di sanzioni, interessi e spese”. Alla luce di
queste precisazioni è bene evitare gli allarmismi che stanno causando tanto
caos e disordine anche presso gli uffici comunali mentre sarebbe opportuno dire
ai contribuenti e ai cittadini come stanno realmente le cose.
Tornando
all’amara sorpresa per i commercianti “invitati” a pagare cifre astronomiche ed
impensabili, chi ha seguito passo passo l’avvio e la fase successiva della
raccolta differenziata presso gli esercizi commerciali, come abbiamo fatto noi
di Unimpresa Bat e come ha ben fatto, in maniera continuativa e nel rispetto
del suo ruolo, l’allora Assessore
all’Ambiente Francesco LOTITO, che ha mantenuti contatti costanti con le
Associazioni e con i singoli commercianti ed artigiani per risolvere i problemi
logistici che in più occasioni abbiamo sottoposto alla sua attenzione, ben
conosce le difficoltà di tenere in esercizi pubblici, bar, pizzerie ed esercizi
similari, numerosi cassonetti che sono solo dei contenitori e che quindi si
aggiungono ai cestini per la raccolta dei rifiuti differenziati con la beffa di
vedersi addirittura tassare le stesse superfici destinate alla collocazione dei
cassonetti e da questi occupate.
Uno
sfacelo e una situazione creata da burocrati incapaci di comprendere le reali
difficoltà di chi vive la realtà e questo vale a tutti i livelli, a cominciare
da quello governativo dove il potere di gestire situazioni che riguardano le
categorie sono nelle mani di chi le categorie le conosce poco e si avvale di
pareri e di complicità che ormai sono diventate anch’esse lontane dalla realtà
produttiva dei territori.
invitiamo
quindi a non semplificare e a tenere conto di quello che sta accadendo in modo
da porvi urgente ed immediato rimedio senza continuare demagogicamente ad
intervenire su questioni che hanno visto alcuni personaggi, anche “autorevoli
politici” sino ad ora completamente distanti anche da questa problematica e che
oggi fanno ancora promesse cui nessuno più può continuare a credere. Costoro
dovrebbero, invece, impegnarsi ed attuare seri e certi strumenti per realmente
alleviare il sistema di tassazione e nel caso in specie bisogna superare la
logica presuntiva del cosiddetto metodo normalizzato e introdurre coefficienti
di produttività determinati sulla base di campagne di pesatura che rispecchino
la reale produzione di rifiuti, oltre a prevedere agevolazioni e riduzioni
basate su criteri di premialità per la raccolta differenziata e riconoscere le
differenze di qualità del rifiuto prodotto e di quantità, facendo altresì in
modo che quel rifiuto diventi effettiva risorsa con ricavi per l’Ente e non un
ulteriore regalo a chi gode già di tantissimi benefici forse non sempre neanche
meritati.
Chi
ha creduto ha continuato a sacrificarsi ed ha tenuto duro ma l’attesa sino ad
oggi è stata vana e spasmodica ed in assenza di quegli sgravi previsti e
preventivati ha solo perso un altro anno appesantendo i già precari bilanci aziendali
ed avendo creduto all’asino che vola.
In
quanto alla prossima, l’imminente sorpresa che nessuno di quei burocrati, di
quei politici, di quei complici organizzatori di “passeggiate” vi ha ancora
raccontato si chiama TASI e significa “chiusura immediata” per altre migliaia
di aziende, aumento esponenziale del rischio prestiti ad usura, rischio suicidi,
incremento del lavoro nero, dell’evasione ed elusione fiscale.
Con
il passaggio alla Tasi, la componente rifiuti della nuova imposta unica
comunale (Iuc) introdotta dalla legge di stabilità, in questo anno 2014 si
registrerà un vero e proprio collasso per le imprese dei servizi e del
terziario.
In
particolare in Puglia gli effetti saranno devastanti perché questa nuova tassa
andrà ad incidere per almeno un ulteriore incremento medio dei costi pari al 300
per cento per alcune tipologie commerciali e, ancora una volta le più colpite
saranno le stesse tipologie come nel caso dei negozi di ortofrutta, pescherie,
fiori e piante con un aumento di oltre il 600%, discoteche con oltre il 500%, ristoranti
e pizzerie con aumento di oltre il 500% che significa pagare ancora per cinque
volte di più con punte di richieste di pagamento che possono anche arrivare a
20, 30 mila euro all’anno per un’attività economica media svolta in appena 120 metri quadrati .
Una
follia della quale non ci si rende neanche conto e che sarà causa di reazioni serie
ed imprevedibili e non certo di passeggiate romane.
Savino
Montaruli
UNIMPRESA BAT
Nessun commento:
Posta un commento