Nel 67% dei comuni ci sono abitazioni in aree a rischio, nel 47% fabbricati industriali
L’86% dei comuni ha un piano d’emergenza ma solo il 39% lo ha aggiornato
Ancora pochi i comuni che organizzano le attività informative e le esercitazioni
Sono ben 6.633 i comuni italiani in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico, l’82% del totale. Oltre 6 milioni di cittadini si trovano ogni giorno in zone esposte al pericolo di frane o alluvioni. In ben 1.109 comuni (l’82% fra i 1.354 analizzati nell’indagine) sono presenti abitazioni in aree a rischio e in 779 amministrazioni (il 58% del nostro campione), in tali zone, sorgono impianti industriali.
Nonostante le ripetute tragedie, anche nell’ultimo decennio sono state edificate nuove strutture in zone esposte a pericolo di frane e alluvioni. Ancora in ritardo anche le attività finalizzate all’informazione dei cittadini, essenziali per preparare la popolazione ad affrontare situazioni di emergenza.
Questo, in estrema sintesi, il quadro nazionale che emerge da Ecosistema Rischio 2013, il dossier annuale di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile che ha monitorato le attività per la mitigazione del rischio idrogeologico di oltre 1.500 amministrazioni comunali italiane tra quelle in cui sono presenti zone esposte a maggiore pericolo. Le informazioni riportate nel dossier derivano dalle risposte ad un questionario fornite dalle amministrazioni comunali stesse.L’indagine vuole essere uno strumento utile non solo per valorizzare l’esperienza dei comuni più attivi, che dimostrano come una buona gestione del territorio sia possibile, ma vuole soprattutto stimolare le amministrazioni locali ancora in ritardo.
I dati pugliesi di Ecosistema rischio 2013 sono stati presentati questa mattina a Bari da Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia alla presenza di Angela Barbanente, Vice presidente della Regione Puglia, Guglielmo Minervini, Assessore alla Protezione Civile della Regione Puglia, Giuliana Trisorio Liuzzi, Presidente dell’Autorità di Bacino della Puglia e Vito De Palma, Sindaco del Comune di Ginosa.
Sono solo 43 le amministrazioni comunali pugliesi che hanno risposto al questionario di Ecosistema rischio, circa il 22% dei comuni a rischio della regione. Rispetto alle edizioni precedenti, negli ultimi due anni l’indagine si è concentrata sui comuni pugliesi in cui risultano individuate aree ad elevato rischio idrogeologico secondo i dati forniti dall’Autorità di bacino regionale della Puglia. Tra i 43 questionari ricevuti, i dati relativi a 7 amministrazioni sono stati trattati separatamente, poiché i competenti uffici comunali hanno dichiarato di non avere strutture in aree a rischio, il che giustifica parzialmente il non essersi attivati in azioni di prevenzione e pianificazione. Le tabelle riportate nel dossier si riferiscono quindi a 36 amministrazioni comunali della Puglia.
“I dati pugliesi di Ecosistema Rischio 2013, seppur parziali, visto che al questionario hanno risposto solo il 22% dei comuni interessati, confermano come sia ancora lunga la strada da percorrere per garantire la sicurezza della popolazione da frane e alluvioni - dichiara Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia - Solo il 38% dei comuni pugliesi intervistati svolge un positivo lavoro di mitigazione del rischio idrogeologico. Molti sono ancora i comuni che hanno abitazioni e fabbricati industriali in aree a rischio ma pochissimi sono quelli che hanno intrapreso azioni di delocalizzazione per tutelare il territorio e ridurre i pericoli a cui sono esposti i cittadini. Infine -continua Tarantini - per quanto riguarda l’organizzazione del sistema locale di protezione civile dal dossier emerge che solo pochi comuni aggiornano il piano d’emergenza, organizzano attività d’informazione ai cittadini e realizzano esercitazioni. Un ritardo particolarmente rilevante visto che i piani d’emergenza, per essere realmente efficaci, devono essere aggiornati e conosciuti dalla popolazione”.
Nel 67% dei comuni pugliesi intervistati sono presenti abitazioni in aree a rischio idrogeologico, nel 36% interi quartieri, nel 47% fabbricati industriali e nel 22% strutture commerciali e/o ricettive.
Soltanto il 6% dei comuni ha intrapreso azioni di delocalizzazione di abitazioni dalle aree esposte a maggiore pericolo e appena nel 3% dei casi si è provveduto a delocalizzare insediamenti o fabbricati industriali. Le delocalizzazioni delle strutture presenti nelle aree esposte a maggiore pericolo e gli abbattimenti dei fabbricati abusivi rappresentano una delle principali azioni per rendere sicuro il territorio. La metà dei comuni ha dichiarato di svolgere regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria delle opere di difesa idraulica.
Il 69% dei comuni ha recepito nel piano urbanistico le perimetrazioni contenute nel Piano per l’Assetto Idrogeologico al fine di stabilire i vincoli all’edificazione delle zone a rischio.
Migliore è la situazione per quanto riguarda l’organizzazione del sistema locale di protezione civile, fondamentale per salvare la popolazione ad evento già in corso. L’86% dei comuni si è dotato di un piano d’emergenza ma solo il 39% lo ha aggiornato negli ultimi due anni. Mentre pochi sono ancora i comuni che organizzano le attività informative e le esercitazioni, fondamentali visto che i piani d’emergenza, per essere realmente efficaci, devono essere conosciuti dalla popolazione.
Nella classifica generale di Ecosistema Rischio 2013 rientrano nella classe di merito della sufficienza i comuni di: Bitetto (Ba), Foggia, Melissano (Le), Brindisi, Ostuni (Br), Castro (Le), Lesina (Fg), Parabita (Le), Torre Santa Susanna (Br), Alberobello (Ba), Anzano di Puglia (Fg), Caprarica di Lecce (Le), Erchie (Br), San Pietro in Lama (Le).
Invece, non sono state avviate sufficienti attività mirate alla mitigazione del rischio idrogeologico nei seguenti comuni: Faggiano (Ta), Francavilla Fontana (Br), Spinazzola (Bt), Canosa di Puglia (Bt), Corato (Ba), Nardò (Le), Vieste (Fg), Acquaviva delle Fonti (Ba), Barletta, Castelluccio Valmaggiore (Fg), Oria (Br), Turi (Ba), Volturara Appula (Fg), Trinitapoli (Bt), Cagnano Varano (Fg), Pietramontecorvino (Fg), Ginosa (Ta), Cerignola (Fg), Monte Sant’Angelo (Fg), Castellaneta (Ta), Lecce e Lucera (Fg).
“Le amministrazioni comunali – conclude Tarantini – possono intervenire per contrastare il rischio idrogeologico attraverso le attività ordinarie legate alle gestione del territorio, quali la pianificazione urbanistica, gli interventi di delocalizzazione di abitazioni e di altri fabbricati dalle aree a rischio, la manutenzione delle sponde dei corsi d’acqua e delle opere idrauliche, ma anche attraverso la redazione dei piani di emergenza, che devono essere aggiornati e conosciuti dalla popolazione, nonché attraverso l’organizzazione locale di protezione civile, al fine di garantire soccorsi tempestivi ed efficaci in caso di alluvione o frana”.
Nessun commento:
Posta un commento