Appuntamento
mercoledì 25 giugno, a partire dalle ore 17.30, nella Sala Rossa del Castello
di Barletta.
Ulteriore
precarietà ed incertezza oppure creazione di occupazione e dunque nuovi posti
di lavoro? Le novità che riguardano il contratto a termine inserite nel Jobs
Act di Matteo Renzi dividono e fanno discutere. Nello specifico, per
il lavoro a termine è stata prevista l’elevazione a 36
mesi della durata del contratto ma viene meno l’elemento della causalità,
dunque la necessità di avere ragioni di carattere tecnico ed organizzativo che
motivino l’assunzione a termine. È prevista, inoltre, la possibilità di
prorogare fino ad un massimo di cinque volte il contratto entro il limite dei
tre anni. La disciplina prevede anche un limite di lavoratori a tempo
determinato (pari al 20%) del totale. Il superamento della soglia comporta
una sanzione amministrativa.
Per
approfondire il tema, la Cgil
di Barletta – Andria – Trani organizza la tavola rotonda “Tempo determinato:
crea occupazione o precarietà?”. L’appuntamento è previsto per mercoledì 25 giugno,
a partire dalle ore 17.30, presso la Sala
Rossa del Castello di Barletta. Parteciperanno all’incontro
il segretario generale della Cgil Bat, Luigi
Antonucci, il prof. Vincenzo Bavaro,
docente di diritto del lavoro presso l’Università degli Studi di Bari, il
direttore della Buzzi Unicem di Barletta, Vincenzo
Di Domenico e Pasquale Valente,
Confindustria Bari-Bat. Concluderà la discussione Serena Sorrentino della Cgil nazionale.
“L’obiettivo
– spiega Luigi Antonucci, segretario generale Cgil Bat – è quello di affrontare
un ragionamento a più voci per andare oltre le carte e comprendere quali
conseguenze possa avere nella realtà questo provvedimento di Renzi. Ci
metteremo attorno ad un tavolo con l’altra parte interessata, ovvero gli
industriali, e cercheremo di capire anche da un
punto di vista giuridico se siamo davvero ad una svolta oppure di fronte
ad altra precarietà ed incertezza. Secondo noi, per esempio, l’eliminazione del
vincolo di causalità è una misura
contraddittoria rispetto all’idea stessa del contratto a termine che nasce
proprio per far fronte a precise esigenze. Il nostro timore è che i dipendenti
possano ritrovarsi in una situazione di debolezza nei confronti dei datori di
lavoro perché in perenne attesa che il proprio contratto venga rinnovato”.
Michela Alicino
Ufficio Stampa Cgil Bat
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