Stop
all’austerità, via libera ad una grande “battaglia” contro la recessione. In
tutti i Comuni della Provincia di Barletta – Andria – Trani è possibile aderire
fino a metà settembre alla campagna referendaria per cambiare la legge sul
cosiddetto Fiscal Compact, una firma per dire: “Sì alla fine dell’austerità, sì
all’Europa del lavoro e di un nuovo sviluppo”.
“Le
politiche sin ora messe in campo fatte di tagli indiscriminati – spiega il
segretario generale della Cgil Bat, Luigi
Antonucci – hanno solo raddoppiato la disoccupazione. Non solo, l’assenza
di investimenti per il futuro del mondo imprenditoriale e sulle giovani
generazioni insieme all’insostenibile aumento della pressione fiscale hanno
fatto diminuire la ricchezza nazionale, peggiorato i conti pubblici e fatto
chiudere 3 milioni di imprese. Dunque, le politiche di austerità non hanno
assolutamente dato risposte alla crisi ma l’hanno solo aggravata. Per queste
ragioni invitiamo i cittadini a firmare per i quattro quesiti referendari ed
esprimersi così contro l'austerità ed a favore dello sviluppo e del lavoro”.
I
quattro referendum hanno per oggetto alcune disposizioni della legge 243 del
2012 che dà attuazione al principio di equilibrio del bilancio pubblico,
introdotto nella Costituzione con la legge costituzionale n.1 del 2012. Con i
quattro “sì” si intendono abrogare i passaggi della citata norma che impongono
vincoli aggiuntivi rispetto alle norme europee ed al Fiscal Compact e,
pertanto, potranno aprire la strada ad una rivisitazione complessiva delle
politiche macroeconomiche europee.
Quesito 1: Attuando il principio costituzionale dell’equilibrio
del bilancio, il Governo ed il Parlamento non potranno stabilire obiettivi di
bilancio più gravosi di quelli definiti in sede europea. In particolare,
verranno abrogate quelle parti della legge che consentono di andare al di là
degli obiettivi di bilancio stabiliti dall’Unione.
Quesito 2: Si abroga la disposizione che prevede l’esatta “corrispondenza” tra il principio costituzionale di bilancio e l’“obiettivo a medio termine” stabilito in Europa. Le normative europee non impongono l’assoluta coincidenza degli obiettivi di bilancio nazionale con l’“obiettivo a medio termine” e prevedono margini di flessibilità che verrebbero ripristinati.
Quesito 3: Si abroga la norma che limita il ricorso all’indebitamento
per realizzare operazioni finanziarie ai soli casi eccezionali stabiliti dalla
legge, limite che non scaturisce dalla Costituzione né è imposto da impegni
europei. Abrogando questo limite, si consentirà al nostro Paese di contrastare
gli effetti della crisi con un maggior ventaglio di strumenti.
Quesito 4: L’attivazione obbligatoria e automatica del
cosiddetto “meccanismo di correzione” delle politiche di finanza pubblica
avverrà soltanto quando previsto dall’Unione europea, non anche quando imposto
da trattati internazionali.
Alla
campagna referendaria hanno aderito, oltre alla Cgil, anche le seguenti
associazioni:
Alleanza
Lib-Lab – ARCI – Ars Nazionale – Associazione Giga – Associazione Il
Manifesto in rete – Associazione il Socialista di Milano – Circolo Talenti
– Comitato Sì alle rinnovabili No al nucleare – FILEF Nazionale – FIEI
nazionale – Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale – Fondazione Brodolini –
Gruppo sociale di sostegno ai referendum contro il fiscal compact – Il Network
per il socialismo europeo – Iniziativa 21 Giugno – I Viaggiatori in
Movimento – Keynes Blog – Federazione Psi di Milano – Pdci
– Movimento Nuovitalia – Movimento Popolare di Liberazione
– Partito Federalista Europeo – PDCI nazionale – Rete Socialista
Socialismo Europeo – Ricostruzione Democratica –Rifondazione Comunista –
SEL – UGL Credito – www.economiaepolitica.it.
Per
ulteriori informazioni è possibile consultare il sito: www.referendumstopausterita.it
“Solo
partecipando a questa campagna possiamo – conclude Antonucci – riprenderci la parola e dire cosa pensiamo della
politica economica europea mentre l’Istat diffondendo i dati del Pil registra
un calo dello 0,2% nel secondo trimestre del 2014 dopo il -0,1% del primo
trimestre. Questi numeri da soli, riportandoci indietro nel tempo di 14 anni e
posizionando l’Italia tra i Paesi europei in maggiore sofferenza, sono la
dimostrazione del fallimento delle politiche di austerità sino ad ora adottate.
Servono riforme, e non quelle istituzionali, investimenti, una nuova politica
industriale e soprattutto un progetto concreto per chi il lavoro lo cerca o per
chi rischia di perderlo”.
Michela Alicino
Ufficio Stampa Cgil Bat
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